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I maggiori casi di plagio nella musica 

Recentemente, una pesante accusa di plagio ha destato scalpore nel mondo del reggaeton.

Eppure, si tratta solamente di una delle tante cause riguardo il diritto d’autore musicale. Scopriamo insieme i casi più clamorosi.

Hit mondiali del calibro di “Gasolina” e “Despacito” sono state accusate di plagio, insieme a più di 1800 brani. In giudizio sono stati citati nomi quali Bad Bunny, J Balvin e Rauw Alejandro. Il fulcro dell’accusa riguarda un preciso ritmo musicale, che è alla base della maggior parte della musica reggaeton.

Questo ritmo proviene dalla traccia “Fishmarket”, pubblicata nel 1989 dai produttori giamaicani Steely & Clevie. Negli anni ’90, diversi artisti hanno usato questa traccia nelle proprie canzoni, ponendo le basi del ritmo “dembow” e di diversi generi musicali, tra cui figura proprio il reggaeton. Oggi, i due produttori rivendicano i propri diritti d’autore, facendo causa a chiunque, nel corso degli anni, si sia ispirato alla loro produzione. Staremo a vedere se la loro richiesta sarà giudicata lecita. 

Questo caso, tuttavia, è solo l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di violazioni di diritto d’autore. In alcuni casi, infatti, si sono verificate delle vere e proprie battaglie legali, soprattutto quando gli artisti accusati di plagio hanno negato platealmente, anche davanti all’evidenza. Ma quali sono i casi più famosi e curiosi?

Il caso Michael Jackson – Al Bano

Iniziamo con la vicenda di plagio per eccellenza, che ha dato vita a tantissimi meme e che, a distanza di tempo, fa ancora sorridere. Stiamo parlando, ovviamente, del caso che ha visto coinvolti Michael Jackson e Al Bano nel 1992. Quest’ultimo sosteneva che il brano “Will you be there” di Jackson era, in realtà, un plagio della sua canzone “I cigni di Balaka”, risalente al 1987. Questa accusa portò Michael Jackson a doversi presentare in aula a Roma, dove sostenne di non aver mai sentito il brano in questione e di non conoscere Al Bano. Sorprendentemente, però, il giudice stabilì che il plagio sussiste, condannando Jackson a pagare una ingente somma in denaro. Alcune sentenze successive ribaltarono il risultato, stabilendo che l’ispirazione per entrambi i brani provenisse da alcune canzoni prive di diritto d’autore. 

Blurred Lines

Un’altra vicenda molto chiacchierata è quella che vede protagonista “Blurred Lines”, controversa hit di Robin Thicke, T.I. e Pharrell Williams. Oltre al testo esplicito e sessista e alle polemiche nate in seguito al videoclip, infatti, questo brano è ricordato anche per un’importante accusa di plagio. Nel concreto, nel 2015, la famiglia del celebre Marvin Gaye ha accusato Robin Thicke e Pharrell Williams di aver plagiato il brano “Go to give it up”, risalente al 1976. Mettendo a paragone i brani, è palese la loro grandissima somiglianza. Proprio per questo motivo, dopo diversi gradi di giudizio, Thicke e Williams sono stati costretti a risarcire la famiglia Gaye per una cifra di ben 5 milioni di dollari

Il bene nel male

Torniamo in Italia, per parlare di un caso molto recente. A marzo di quest’anno, infatti, sul profilo Instagram di Madame è apparsa una Story in cui poteva leggere: “Plagio fatto a modino, forse avrei cambiato giusto due o tre notine, o anche una parolina, o magari la base”. Il commento si riferiva a “Capricho”, primo singolo pubblicato dalla cantante spagnola Duna Sanchez. Sin dalla sua pubblicazione, il brano ha attirato l’attenzione del pubblico italiano, proprio perché è letteralmente identica a “Il bene nel male”, traccia che Madame ha presentato al Festival di Sanremo 2023. Intercettata dalle telecamere de Le Iene, la cantante spagnola si è mostrata infastidita, negando di conoscere Madame o di aver preso ispirazione dalla sua musica. Sta di fatto che, in seguito alla polemica scaturita da questa situazione, Duna Sanchez ha eliminato il suo profilo Instagram, ponendo temporaneamente fine alla sua carriera musicale.

Bitter Sweet Symphony

Concludiamo questa carrellata con un altro plagio molto celebre. Questa volta la canzone incriminata è “Bitter Sweet Symphony”, il pezzo più conosciuto e citato dei The Verve. Durante la realizzazione del brano, la band ha utilizzato un campionamento strumentale di “The Last Time” dei Rolling Stones. Secondo la causa legale, tuttavia, avrebbero usufruito di un sample più ampio rispetto a quello concordato. Ciò portò i The Verve a dover rinunciare, a malincuore, a tutti i diritti e a tutti i guadagni sul loro brano. Solo due decenni dopo, nel 2019, il frontman della band ha annunciato con gioia di essere tornato finalmente in possesso della sua “Bitter Sweet Symphony”. 

Stefania Berdei

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Stefania Berdei

Classe 2000, scrivo di tutto ciò che solletica la mia fantasia. Studio Mediazione linguistica e culturale, poiché penso che la diversità e la ricchezza culturale siano il motore del mondo. In attesa di un ritiro spirituale su un’isola tropicale, cerco di essere ogni giorno la versione migliore di me stessa. Nel resto del tempo, mi nutro di serie televisive, film e libri.
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