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Piaget: la mente al primo posto 

La mente è uno strumento meraviglioso. 

Ogni cervello ha le sue diversità e peculiarità che lo rendono unico e speciale.

Per questo motivo, studiare i comportamenti dei singoli individui non è semplice, soprattutto se si tratta di didattica.

Da sempre i pedagogisti hanno elaborato metodi diversi per comprendere il complesso meccanismo della mente umana.

Partendo dal filone del comportamentismo, scienza basata sulla relazione tra stimolo e risposta, si è giunti al costruttivismo.

Chi si può citare in questo campo se non il famosissimo Piaget?

Vissuto nel ‘900, l’autore è stato psicologo, biologo, pedagogista e filosofo, ma è considerato il padre dell’epistemologia genetica, una disciplina che si basa sullo studio di strutture e processi cognitivi legati alla costruzione del sapere.

Cosa significa?

In pratica, per Piaget ogni individuo si autocostruisce le conoscenze attraverso l’organizzazione mentale degli stimoli che provengono dall’esterno.

Il pedagogista, quindi, considerava fondamentale la relazione tra uomo e ambiente.

Collegato al suo pensiero ci sono due concetti essenziali, ovvero quelli di assimilazione e accomodamento. Nel primo, il soggetto ordina all’interno della propria mente gli schemi che possiede, avendoli visti precedentemente, quindi per imitazione. Durante l’accomodamento, invece, il bambino ristruttura ciò che ha assimilato e lo rielabora, mettendolo in pratica insieme alle conoscenze già possedute.

Ciò che affermava Piaget può sembrarci molto comune se notiamo il comportamento di un soggetto più piccolo, ma si tratta di una vera e propria rivoluzione nell’ambito della pedagogia.

Il pedagogista, si concentrò maggiormente sullo sviluppo cognitivo dei bambini, dividendolo in 4 stadi:

  • Senso- motorio: tra i 18 e i 24 mesi, i bambini interagiscono fisicamente con l’ambiente che li circonda, sperimentando attraverso il lancio di oggetti o agitando il proprio corpo. In questa fase iniziano a gattonare o a stare in piedi, ma soprattutto si dà il via allo sviluppo del linguaggio.
  • Preoperatorio: qui siamo dai 24 mesi fino ai 7 anni dove i piccoli iniziano a sviluppare il pensiero simbolico e l’immaginazione. In questo stadio è essenziale la creatività per impegnarsi in attività legate alla finzione. In questa fase, però, i bambini non possono comprendere concetti complessi.
  • Operativo concreto: è l’età che va dai 7 agli 11 anni dove vengono fuori ragionamenti più logici e sentimenti di condivisione, che creano predisposizione per formare i gruppi.
  • Operativo formale: ci troviamo nel periodo dell’adolescenza in cui i giovani possono realizzare concetti astratti ed elaborare teorie mentali.

Sebbene Piaget fosse arrivato all’ultimo stadio, egli affermava che la fase operativo formale accompagna il soggetto per tutta la vita.

Insomma, si tratta di un pensiero rivoluzionario per quel periodo. Lavorare sulla mente di un bambino per comprenderne i processi e le evoluzioni ha permesso di spianare la strada in ambito pedagogico e didattico.

Piaget rappresenta una figura fondamentale per la pedagogia e la scuola.

“Se volete essere creativi, rimanete in parte i bambini, con la creatività e la fantasia che contraddistingue i bambini prima che siano deformati dalla società degli adulti”.

Piaget

Martina Maiorano

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Martina Maiorano

Ciao! Sono Martina Maiorano, classe 1996. Fin da piccola ho avuto due grandi passioni: i libri e il beauty. Frequento Lettere Moderne all’Universitá Federico II e da poco sono entrata nel team de La Testata, pronta ad accettare nuove sfide!
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