Bogotà: no al narcotraffico e sì all’educazione femminista
In Colombia, non ci sono solo narcos e bande criminali.
Da oltre due anni, a Bogotà si realizza un progetto di educazione civica che mira a contrastare le violenze di genere e a evitare la reiterazione di comportamenti stereotipati e nocivi.
In un paese come la Colombia, in cui più di una donna al giorno subisce violenza, ci si è domandati come intervenire per cambiare la società e educare i cittadini. Henry Murrain è un politico colombiano, afro-discendente, filosofo e sottosegretario distrettuale alla Cultura di Bogotá e, dal 2021, ha lanciato l’iniziativa che vuole modificare non solo le sorti del paese, ma anche le menti di chi lo abita. È nata così la Escuela de hombres al cuidado, letteralmente una scuola per insegnare agli uomini a “prendersi cura di”. In quattro punti.
A questo scopo, nel dicembre 2020, è stata lanciata Calma, una linea telefonica gratuita a cui possono rivolgersi tutti gli uomini con età maggiore di 18 anni che si trovano nella capitale colombiana. La linea è attiva tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 7 del mattino alle 22:30, il sabato dalle 8 alle 22:30 e la domenica dalle 14 alle 22:30.
Lo scopo è offrire agli uomini una linea fisica in cui confrontarsi con qualcuno, approfondendo situazioni di carattere emotivo (ansia, depressione, solitudine, problemi familiari, preoccupazioni di tipo economico) oppure richiedendo un percorso di accompagnamento psicoeducativo, attraverso l’autoanalisi e il dialogo.
Il passo successivo per l’eliminazione dei comportamenti machisti nella città è stata la Escuela de hombres al cuidado, di cui Murrain si è fatto promotore. Per combattere la violenza di genere e abbattere il numero dei casi di femminicidio, è necessario lavorare sulla radice del problema, attraverso la decostruzione delle identità e delle relazioni stereotipate su genere e amore romantico.
La scuola, attuando misure che mirano a mettere in discussione le basi delle azioni violente, autoritarie o discriminatorie che permeano la società contemporanea, si rivolge a uomini adulti che cercano un modo differente di rapportarsi alle proprie convinzioni e hanno bisogno di consigli pratici. Questo processo di decostruzione avviene attraverso l’apprendimento di quattro tipi di “cuidado” (traducibile con accuratezza, impegno, cura).
Si tratta di: cura indiretta, cioè l’attenzione rivolta agli spazi fisici che si abitano (di particolare rilievo il bagno e la cucina); cura diretta, destinata all’altro (bambini e bambine, anziani, con tecniche di prevenzione e promozione della salute); cura emozionale, consistente nell’identificazione e trasmissione non violenta delle proprie emozioni, così come nella comprensione delle emozioni delle persone vicine e cura ambientale, riflessione sulla partecipazione degli uomini nello spazio, in ambito privato e comunitario.
L’iniziativa è portata nella città attraverso “scuole mobili”, dei piccoli bus, che si spostano all’interno della capitale, e “scuole presenziali” che offrono vere e proprie sessioni pedagogiche, su come prendersi cura di anziani e minori, affrontare in modo sano le proprie emozioni e vincolarsi attivamente nell’esercizio della paternità, così come cambiare pannolini, pulire, fare la spesa e la raccolta differenziata, cucinare, occupandosi della manutenzione della casa. E di chi la occupa.
Il risultato, e la speranza, è una più equa distribuzione dei compiti in casa, nella diffusione di una cultura della casa in cui una donna possa cucinare, pulire, occuparsi dei figli, curare i propri genitori, così come è sempre stata abituata a fare, ma anche prendere tempo per sé stessa, mentre a cucinare, pulire, occuparsi dei figli e curare i genitori ci pensa l’altra metà della mela. Quella che, con qualche spinta in più, tenta di non marcire.
Stefania Malerba
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