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I proverbi che usiamo hanno una propria derivazione, lo sapevi?

Molto spesso pronunciamo svariati detti nel nostro parlato…che sia per sdrammatizzare, rendere più conciso un concetto o comunicare una morale.

Quanti – tra quelli più risaputi – vengono usati senza che la derivazione fosse a noi nota?

Ciascun proverbio è stato formulato grazie ad un episodio che ne determina l’origine. Scoprire le storie che nascondono è interessante quanto utile per un uso corretto e consapevole. Ed è proprio quello di cui ci occuperemo in quest’articolo! Leggiamo e analizziamo i proverbi maggiormente usati nel parlato: 

  • A buon intenditor, poche parole: è un detto che viene usato quando si parla con qualcuno che – con prontezza – recepisce il senso di quello che stiamo dicendo senza che ci dilunghiamo con ulteriori spiegazioni.
    Conosce origini antichissime. Infatti, in Tacito nelle Scriptores Historiae Augustae, troviamo: Dictum sapienti sat est, che tradotto vuol dire “per il savio basta una parola”. Questo detto, molto usato dagli antichi romani, fu ripreso nel XIV secolo da Boccaccio nella stesura del Decameron.

  • Chi dorme non piglia pesci: essere attivi e vigili è necessario per cogliere le giuste opportunità o portare a termine un compito. Quindi l’uso di questo proverbio è rivolto a chiunque manchi la prontezza nel catturare i segnali giusti in una determinata situazione.
    Il proverbio deriva dalla locuzione latina Dormiens nihil lucrator. Prende come esempio l’attività del pescatore, perché si sa, per riuscire a catturare il pesce quando abbocca deve mantenere alta la soglia d’attenzione. 

  • Il lupo perde il pelo ma non il vizio: è un noto proverbio italiano che viene usato nei confronti di chi continua ad assumere un comportamento scorretto. Dimostrando – in questo modo – quanto sia difficile cercare di cambiare la sua natura, di per sé dannosa.
    Anche questo detto radica la sua origine nella lingua latina. Infatti, è stato riportato proprio da Svetonio nel De vita Caesarum, precisamente nella biografia dell’imperatore Vespasiano.
    Svetonio rimproverava Vespasiano per la sua avidità, tant’è che si pensava arrivasse a vendere le cariche ai magistrati e le grazie agli accusati, senza considerare se innocenti o colpevoli.

  • La gatta frettolosa fa i figli ciechi: o nella sua originale versione siciliana “A iatta prisciarola fa i iattareddi orbi”, questo proverbio ci vuole insegnare che le cose vanno con la dovuta calma perché la fretta ci induce a commettere errori.
    Talvolta ci sono detti – come questi – così antichi che ripescare l’origine è difficile. Però, fu Esopo ad utilizzarlo ispirandosi ad un detto simile che vedeva come soggetto i cani anziché i gatti “la cagna frettolosa fa figli ciechi”. Anche per i gatti, le cose per essere fatte bene richiedono un tale tempo. Ecco che la gatta essendo stata precipitosa nel risparmiare i tempi, ha partorito gattini ciechi.

  • L’erba del vicino è sempre più verde: questo detto viene usato molto spesso. È sulla nostra bocca ogni volta che parliamo di un invidioso. Soprattutto di quelli che a causa della loro forte invidia non riescono a godersi pienamente quello che possiedono.
    Da cosa deriva questo proverbio?”, la sua origine si fa risalire all’antichità, quando le capre preferivano brucare l’erba dei terreni limitrofi e non quella presente nelle proprietà dei loro padroni.

  • Il buongiorno si vede dal mattino: solitamente questo detto viene usato per indicare che l’inizio di una giornata – positivo o negativo che sia – determinerà il più delle volte il suo pieno svolgimento.
    Non sappiamo con sicurezza chi abbia ideato questo proverbio ma potrebbe avere origini toscane dato che Giordano da Pisa scrisse: ‘l buon segno della mane significa poi il buono dì.
    Questo detto popolare è nato perché un tempo si pensava che le condizioni meteorologiche al momento del risveglio rispecchiassero il modo in cui sarebbe andata la giornata. 

  • Chi troppo vuole nulla stringe: anche questo è un proverbio molto popolare. Viene usato per suggerire di non sovraccaricarsi di eccessive pretese e ambizioni rispetto alle proprie capacità, altrimenti si rischia di non ottenere alcun risultato. Quindi, anche in questo caso, si legge l’invito alla cautela e ad un avanzamento progressivo e costante.
    L’origine del proverbio si fa risalire alla favola di Fedro “Il cane e la carne”. Questa favola racconta di un cane che stava attraversando un fiume tenendo un pezzo di carne stretto tra i denti. Vedendo la sua immagine riflessa nell’acqua pensò che si trattasse di un altro cane che aveva un pezzo di carne più grosso, e, lasciando andare il suo, si fiondò nel fiume per afferrare quello dell’altro. Rimase quindi senza l’uno, che fu portato via dalla corrente, e senza l’altro che in realtà non esisteva. 

Tra quelli che ho riportato abbiamo notato quanto la lingua latina fosse incidente nell’origine dei proverbi che quotidianamente usiamo nel parlato. A tal proposito ci sono tanti altri detti latini che ancora oggi vengono usati molto spesso.

Alessandra Lima

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Alessandra Lima

Sono Alessandra, classe 2001 e studentessa di lettere moderne all’Università di Napoli “Federico II”. Mi interessano la letteratura, l’arte e la fotografia, da cui quasi sempre traggo ispirazione per la scrittura che è, a sua volta, una mia passione. Rendo la penna un tramite per lasciare a chi mi legge la possibilità di comunicare col mio mondo interiore e i miei interessi.
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