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Il mio nome è Goyo

Essere o non essere ha attraversato i secoli e continua a sollevare interrogativi profondi sulla condizione umana.

Mi immagino un Amleto immerso in una profonda crisi esistenziale che si interroga sul valore della vita di fronte alla sofferenza e all’ingiustizia. E allora, essere, vuol dire affrontare il dolore, le ingiustizie e le difficoltà della vita. Non essere, è la tentazione della fuga, dell’annullamento di sé, come una via di uscita dalla sofferenza.

Ma al di là del contesto shakespeariano, questo dilemma, tocca una questione fondamentale per ogni essere umano: il significato dell’esistenza. Cosa significa vivere una vita autentica? Quali sono i valori e i principi che danno senso alle nostre azioni e alle nostre scelte? Il dilemma invita a riflettere sulla nostra capacità di trovare significato anche nelle situazioni più difficili.

Goyo è un giovane poco più che trentenne, dotato di un talento straordinario per la pittura. La sua vita è un contrasto di luci e ombre, caratterizzata da un’elevata conoscenza culturale ma anche da significative difficoltà nell’interazione sociale, specialmente con le donne. Questo contrasto si deve alla sindrome di Asperger, una condizione che lo spinge a vivere in un mondo tutto suo, fatto di colori, forme e silenzi.

La sua esistenza prende una piega inaspettata con l’arrivo di una nuova collega al museo dove lavora. Lei, una donna più grande di lui di diversi anni, rappresenta per Goyo un elemento di novità e cambiamento. Questo incontro diventa il catalizzatore di una trasformazione profonda, portando Goyo a confrontarsi con le sue paure e insicurezze, ma anche a scoprire nuove potenzialità di sé stesso.

La trama di questa storia, una commedia drammatica, è ricca di spunti interessanti e potenzialità narrative. Tuttavia, non riesce a esprimere completamente il suo potenziale a causa di una sceneggiatura che avrebbe beneficiato di una maggiore snellezza. Troppo spesso, infatti, la retorica prende il sopravvento, mettendo in secondo piano la leggerezza che dovrebbe caratterizzare la narrazione. Questo squilibrio finisce per sacrificare anche la verosimiglianza della storia, rendendola meno immediata e autentica.

Nonostante queste criticità, la storia di Goyo rimane un affascinante ritratto di un’anima sensibile e complessa. La sua vicenda offre uno sguardo intenso sulle sfide e le bellezze di una condizione spesso fraintesa come l’Asperger, mostrando come l’incontro con l’altro possa essere fonte di crescita e cambiamento. Una storia che, pur con le sue imperfezioni, invita a riflettere sulla ricchezza della diversità umana e sulla forza trasformativa delle relazioni.

Hai la serata libera. Sei curios* e pront* a immergerti in una storia unica e preziosa: una pellicola che racconta una storia autentica e umana, priva di quel patinato ideale che spesso vediamo sul grande schermo. 

La perfezione è un concetto che spesso inseguiamo, ma che raramente raggiungiamo. Qui non c’è niente di perfetto. 

Ciotola di popcorn, comod* sul divano. Play.

Francesca Scotto di Carlo 

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ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCA SCOTTO DI CARLO

Francesca Scotto di Carlo

Di sé dice di essere un «cumulonembi»,testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta. Fai rumore, si.
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