Io, te e la tua ex. Il triangolo che no, non avevo considerato
Chi ha letto «Rebecca, la prima moglie» di Daphne du Maurier sa benissimo di cosa sto parlando.
La vicenda narra di una giovane seconda moglie che deve confrontarsi con Rebecca, la prima moglie di suo marito.
La trama del libro ricalca le vicende di moltissime coppie che, volenti o nolenti, hanno un passato relazionale ingombrante e fastidioso che invade il presente della relazione. Un bagaglio emotivo pesante, che diventa ben presto una zavorra che trascina verso il baratro dell’insoddisfazione e della delusione.
La realtà dei fatti è che spesso gli ex non vogliono rassegnarsi al loro ruolo, facendo capolino per continuare ad esercitare controllo e influenza, oppure, più drammaticamente, è il partner che li ha sempre nel cuore, trovando un posto privilegiato per loro.
Non importa se sei la sua nuova legittima compagna, l’ex non ne vuole sapere a farsi da parte e spunta con messaggini, telefonate e richieste perché, infondo, sa di fare ancora parte della vita della tua fiamma. L’epilogo è che la precedente relazione non è confinata solo nel ricordo, ma ha una coda anche nel presente.
Contro la nostra volontà ci ritroviamo a vivere un rapporto a tre.
E il triangolo no, non l’avevamo proprio considerato.
Anche se la foto dell’ex non è presente sullo sfondo dello smartphone, è sicuramente presente in milioni di fotografie scattate durante le vacanze estive in isole incantate, nel rustico cascinale, nello chalet sul lago, nella cena di coppia. Ed ecco che il ricordo torna presente. Essendo storie di vita già vissuta, il nostro partner si sente in qualche modo esonerato a riproporle nella nuova coppia (al massimo vi porterà a Riccione e al centro commerciale). Tanto, per lui, sono esperienze già fatte che, magari senza tatto, vi ha pure raccontato con entusiasmo e con gli occhi sognanti. Inutile dire che è un gesto poco elegante sfoggiare con tanta leggerezza i ricordi di un passato che, a quanto pare, non è così brutto rispetto a quanto racconta…
La cosa più dolorosa è che è sottinteso il divieto di protestare o far notare il fastidio che si prova, pena passare per pazze, gelose e arroganti. Bisogna rimanere in silenzio, accennando pure un sorriso.
Succede che, per amore, sopportiamo e accettiamo la cosa. Ci sforziamo, sfoggiamo il miglior finto e disinteressato entusiasmo possibile, e lasciamo passare del tempo, troppo tempo: così la situazione si sedimenta, come un pezzo di antiquariato nel salotto di nonna, intoccabile da tempo immemore.
E fa male, soprattutto quando la relazione è agli albori, si sente che tutto il castello d’amore vacilla per il terzo incomodo: gli equilibri di coppia, ancora delicati, vengono messi in secondo piano. Ci si spende solo per la lotta tra passato e presente. E, onestamente, non ne vale la pena.
C’è pur sempre un limite da non superare, oltre il quale l’apertura mentale nel mantenere rapporti civili con l’ex diventa un terreno fertile per ambiguità e mancanza di rispetto per la nuova compagna. C’è anche da dire che due persone che si sono frequentate e amate a lungo è cosa rara rimangano amiche – se non impossibile.
Questo limite invalicabile, ahimè, non lo possiamo mettere noi.
Perché per ogni ex ingombrante c’è un uomo che le permette di esserlo.
Noi non possiamo fare niente, la colpa non è nostra. Limiti e condizioni non sono nelle nostre mani.
La certezza è che la vita è troppo breve per sprecare amore, tempo ed energie in un rapporto con un partner incastrato nel passato. Onestamente, non ne vale la pena.
Elisabetta Carbone
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