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La macabra ossessione oltre la morte. La storia inquietante di Carl Tanzler

Nel buio più profondo della Florida degli anni ’30 si nasconde la storia di Carl Tanzler, un uomo noto come “il necrofilo di Key West”. Una vicenda da brividi che appartiene agli angoli più bui e sconosciuti della storia, quelli di cui nessuno parla mai. 

Un velo di mistero circonda il suo vero nome; sebbene Carl Tanzler sia il nome presente sul suo certificato di morte e che permette a tutti di identificarlo, egli ha utilizzato firme diverse nel corso della sua vita: sul suo certificato di matrimonio era indicato come George Karl Tanzler, Carl Tanzler von Cosel sui documenti di cittadinanza degli Stati Uniti e conte Carl Tanzler von Cosel sui documenti ospedalieri. Un’ambigua segretezza è legata anche ai suoi studi e talenti; egli diceva di essere un abilissimo inventore, di avere nove lauree e di essere stato un comandante di sottomarini. In verità, diverse fonti nel tempo hanno smentito queste sue affermazioni, rivelando la figura di un uomo solo e particolarmente eccentrico.

Nato in Germania nel 1877 e trasferitosi poi negli Stati Uniti lasciando a Dresda moglie e figli, ha iniziato ad esercitare la professione di radiologo al Marine Hospital di Key West nel 1927, mantenendo un profilo piuttosto basso e anonimo. Tutto cambia nel 1930, quando in ospedale arriva Maria Elena Milagro de Hoyos, una ragazza cubana di ventun anni che purtroppo riceve una prognosi che al tempo era fatale: tubercolosi. La povera Maria Elena diventa una vittima di Carl dal primo istante. Lui da anni diceva di essere tormentato da visioni (probabilmente allucinazioni legate ad un disturbo mentale non diagnosticato e quindi non gestito), in particolare da immagini raffiguranti una bellissima donna dai capelli scuri, destinata ad essere l’amore della sua vita. Credeva che Maria Elena potesse esserne l’incarnazione umana, la sua anima gemella, ed è per questo che decide di tentare in tutti i modi di salvarle la vita, senza badare a costi estremi e mostrandosi altamente irrispettoso delle direttive delle autorità dell’ospedale.

Inizia l’incubo. Il radiologo trasporta illegalmente attrezzatura medica a casa dei genitori di Maria Elena, le somministra diverse medicine, fiale e tonici da lui preparati in casa (ancora una volta, illegalmente) e poi ha luogo l’evento più disturbante, quello che porterà all’orrore puro: Carl le confessa il proprio amore profondo, e da quel momento le compra regali costosissimi e trascorre la maggior parte del proprio tempo a tentare di salvarla. Tutti i suoi sforzi si rivelano vani, però, perché la povera Maria Elena muore il 25 ottobre 1931. Con l’approvazione dei genitori della ragazza, Carl paga il funerale di tasca propria, includendo anche i servizi di un imbalsamatore per preparare al meglio il corpo prima di porlo nella tomba, situata in un mausoleo di pietra particolarmente costoso.

Ciò che la famiglia della sventurata ragazza non sapeva, purtroppo, era che Carl fosse l’unico ad avere le chiavi del mausoleo. 

Per due anni Carl visita la tomba di Maria Elena ogni notte, continuando ad avere le sue visioni, stavolta della ragazza che lo intimava di portarla via da lì. Lo staff dell’ospedale inizia a provare inquietudine per il suo strano comportamento verso la ragazza anche dopo la sua morte e decide di licenziarlo, ed è proprio a questo punto che vi è una svolta agghiacciante. Carl recupera il cadavere di Maria Helena e lo trasporta in un piccolo furgoncino verso un laboratorio da lui improvvisato all’interno di un vecchio aeroplano. Con l’aiuto di gesso, occhi di vetro, cera ed altri materiali, Carl completa il proprio progetto di resurrezione: così Maria Elena sembra di nuovo viva ai suoi occhi. 

Convinto di poter iniziare finalmente una storia d’amore con la donna dei suoi sogni, Carl la porta presso il proprio domicilio dove il cadavere resterà per i sette anni seguenti.

Per sette lunghissimi anni Tanzler ha sperimentato moltissimo su Maria Elena per tenerla “in vita”, allungandole il corpo con degli appendini metallici per preservare una forma corporea naturale, riapplicando costantemente della cera sul suo viso, comprandole tante parrucche per rimpiazzare la cute ed i capelli e facendole il bagno in oli profumati e disinfettanti per mascherare la puzza del cadavere, in ovvio stato di putrefazione. La follia di Carl ha raggiunto picchi altissimi, spingendolo ad acquistare profumi, gioielli e vestiti costosi alla sua donna, nella convinzione di soddisfare i suoi desideri. Sicuramente non ha mai dimenticato di soddisfare i propri, di desideri: il malato radiologo ha riempito sia la cavità addominale sia la vagina della donna con grandi tubi di cartone per continuare ad avere relazioni sessuali con il suo cadavere.

Inevitabilmente, come in tutte le storie e fortunatamente anche in questa, la situazione ha iniziato ad insospettire i vicini, che già avevano notato quanti vestiti da donna Carl comprasse e la scomparsa del cadavere dal mausoleo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è stata la testimonianza di un ragazzino che ha detto di aver visto dalla finestra Carl mentre danzava con una “bambola gigante”.

Finalmente, nel 1940, anche la sorella di Maria Elena inizia ad insospettirsi e decide di chiedere spiegazioni a Carl, il quale con una tranquillità sbalorditiva la invita ad entrare dentro casa, dove con estremo orrore la povera donna vede il corpo della sorella (o qualsiasi cosa ne restasse).

Vengono allertate le autorità per il recupero del cadavere. Viene eseguita un’autopsia che conferma l’identità della ragazza e Tanzler viene sottoposto a diverse perizie psichiatriche, risultando capace di intendere e volere eppure libero da condanne o punizioni da parte del sistema giudiziario.

Si dice che Carl abbia poi fabbricato una bambola identica a Elena e che, infine, sia morto tra le sue braccia nel caldo luglio del 1952.

Questa è una storia in cui le regole del patriarcato e le conseguenze delle malattie mentali risultano interconnesse. Se Carl Tanzler avesse ricevuto le cure psichiatriche adeguate, avrebbe mai commesso un simile gesto? Oppure, da sano, si sarebbe sentito ugualmente legittimato dal sistema patriarcale, intrinsecamente sessista, maschilista ed oppressivo, ad esercitare il proprio potere su Elena e dopo la sua morte anche sul suo corpo? Un’importante riflessione che questo assurdo evento storico ci dona.

Marcella Cacciapuoti

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La Redazione

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