Primo PianoSociale

Ladies night: quando la donna diventa un capitale 

Chi frequenta luoghi come discoteche e locali notturni si è sicuramente imbattuta almeno una volta nella famosa offerta «ingresso libero per donne» o, all’inglese, «ladies night», scritto in bella vista sulla porta del locale o sulle locandine dei social network

In realtà non c’è nulla di cui essere contente, anzi. Non dobbiamo ringraziare il gestore del locale perché le donne non stanno pagando ed entrano gratis, magari anche con un free drink. Non è un gesto galante e non è nemmeno un modo per farci un favore. 

Perché, da donna, se non sto usufruendo del servizio offerto (in questo caso, non pago l’ingresso nel locale) vuol dire che il prodotto sono io, donna che entra gratuitamente nel tuo locale. Il venditore-gestore offre quindi un nuovo prodotto a costo zero: non l’ingresso nel locale, ma la presenza di un corpo femminile come oggetto di vendita agli avventori di sesso maschile. 

Si ripropone, dunque, ancora una volta (l’ennesima, oserei dire) la mercificazione del corpo femminile. Il prodotto offerto non è più la serata danzante, i cocktail annacquati, la compagnia del gruppo di amici o la musica, ma la presenza di corpi femminili nel locale. 

Perché? Perché la presenza di fi*a nel locale è un incentivo per la clientela maschile: più è alta la percentuale di ragazze, più aumenta la possibilità, per un uomo in cerca di easy sex o di una one-night stand, di portarsi qualcuna a casa. 

La donna non ha l’ingresso gratis per favorire il gentil sesso, ma perché è la vera attrattiva del locale, il vero prodotto in vendita. In un’ottica capitalista e mercificatrice, la donna è ancora una volta lo strumento di profitto, con la colpa solo di essere donna (e forse solo per quello che ha in mezzo alle gambe). 

È il capitalismo, sono le leggi di mercato

L’ingresso gratuito per le donne potrebbe essere il campanello d’allarme per serate in cui l’obiettivo è più aumentare la carica ormonale (e gli incassi del gestore) che la qualità musicale o della serata in generale. Il rischio è quello di trovarsi in un ambiente poco protetto, in situazioni che creano disagio ed essere considerata merce di scambio.

Elisabetta Carbone

Leggi anche: Violenza sessuale: sempre più donne vittime di stupro

Illustrazione di Enza Galiano

Elisabetta Carbone

Sono Elisabetta Carbone, classe ’93, milanese di nascita ma cittadina del mondo. Mi sono diplomata al conservatorio per scoprire che volevo laurearmi in storia. Mi sono laureata in storia per scoprire che volevo laurearmi in psicologia. Dopodiché ho scoperto la sessuologia, ma questa è tutta un’altra storia. Non faccio un passo senza Teo al mio fianco, la mia anima gemella a 4 zampe. Docente, ambientalista, riciclatrice seriale, vegetariana.
Back to top button