Lady Oscar e la rivoluzione socioculturale
Quando pensiamo a Lady Oscar forse l’unica rivoluzione che ci viene in mente è quella francese. Beh, non è esattamente così!
Lady Oscar è anche il simbolo di un altro tipo di rivoluzione, quella socioculturale. Vediamo insieme perché!
Conosciamo tutti Lady Oscar, protagonista del manga scritto e disegnato da Riyoko Ikeda nel 1973.
In pochi sanno che la fumettista giapponese non è stata la prima a parlare di Lady Oscar!
Ikeda si è ispirata alla biografia di Maria Antonietta scritta da Stefan Zweig.
Nel 1979 il manga ha ispirato un anime di circa 40 episodi prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha che ebbe un successo stratosferico, non solo in Giappone ma in tutto il mondo!
L’anime ritrae la vita della Francia prerivoluzionaria.
Descrive i protagonisti e le loro emozioni così come gli eventi che impattano le loro vite.
Interessante il confronto tra due opposti: il racconto della vita nella corte di Versailles e quello della vita nei bassifondi di Parigi.
La storia culmina nel famosissimo 14 luglio 1979, giorno della presa della Bastiglia ed inizio ufficiale della Rivoluzione francese.
Tanti nostalgici, infatti, omaggiano Lady Oscar proprio il 13 e il 14 luglio di ogni anno con un bel rewatch!
È ovvio il segno che il personaggio di Lady Oscar ha lasciato nella cultura pop e nella comunità queer.
Questo sarà un punto chiave del film di Lady Oscar che arriverà nelle sale del Giappone nel 2025: la rappresentazione, stavolta maggiore rispetto all’anime, delle identità di genere e sessuali. Potete trovare già il trailer.
La rivoluzione socioculturale
Una prima svolta si verifica in Giappone.
Il manga di Lady Oscar ha incentivato l’accettazione da parte dei media giapponesi delle tematiche queer, contribuendo alla creazione del dialogo culturale che ha influenzato successivamente altre opere orientali e occidentali contenenti personaggi e contenuti queer.
Una seconda svolta è legata all’identità di genere e sessuale.
Lady Oscar non ha mai parlato della propria identità di genere o sessuale. Ma io credo che sia la sua storia a parlare per l*i.
Nat* in una famiglia tutta al femminile, si ritrova un padre maschilista e misogino che vede l’orgoglio della genitorialità solo in due virili gioielli sferici. Il padre aspettava un figlio maschio da anni, un figlio che avrebbe portato avanti il cognome dei JarJayes ed assunto una carica nell’esercito francese, seguendo la stessa strada sua.
E invece si ritrova tra le braccia un’altra femmina! Karma?
Il generale Jarjayes prende la crudele decisione di togliere ad Oscar il diritto alla propria autodeterminazione mentre cresce.
L* forza ad indossare vestiti diversi da quelli delle sorelle, ad avere atteggiamenti tipicamente “maschili”, ad imparare a combattere con la spada.
Si tratta di cose che forse Oscar avrebbe scelto di fare anche liberamente, o forse avrebbe scelto il contrario. Ma Oscar non ha mai avuto il diritto di capire come si sentisse davvero né quali fossero le sue reali preferenze.
Nonostante la sua identità sia stata totalmente manipolata dal padre per quasi tutta la sua vita, Oscar finisce poi col divenire il simbolo di una sfida alle norme tradizionali.
Entra nell’esercito francese come guardia reale raggiungendo una gender neutrality, opponendosi totalmente ai ruoli di genere della propria epoca.
Lady Oscar è un personaggio androgino. E molto probabilmente queer.
Curioso come nel doppiaggio italiano è sempre stato usato il femminile per Lady Oscar, mentre in quello originale no, anzi. Nel doppiaggio giapponese possiamo trovare alcune volte il maschile, altre il femminile.
Risalta la decisione del padre di riferirsi ad Oscar sempre con pronomi maschili, mentre il resto del mondo preferisce i pronomi femminili. Oscar si ribella a tutti in silenzio, non definendosi mai.
Lady Oscar è un personaggio misterioso e oscuro ma al contempo delicato. Ha le sue debolezze ma ha anche una grande forza.
È di grande ispirazione anche la sua autodeterminazione: non si lascia definire da niente e da nessuno. Vive in modo autentico, con coraggio, difendendo i propri ideali. E si può dire che muoia allo stesso modo.
Sappiamo che sia Maria Antonietta che Lady Oscar si innamorano del conte Fersen.
Il mito, che forse in questo caso è uno specchio della verità, narra che le due donne fossero innamorate sì, ma non del conte Fersen.
Forse Lady Oscar e Maria Antonietta si sono sempre amate, e il loro amore è finito in tragedia non solo perché percepito come anormale e malato al tempo, ma anche a causa della guerra. È un amore che non sentiva il diritto di esistere, anche se presente dal primo momento. Ricordiamo tutti gli occhi a cuoricino di Maria Antonietta che seduta in carrozza guarda Oscar a cavallo nel primo episodio dell’anime! (e non solo il primo).
Indipendentemente dalle intenzioni dell’autrice del manga, Lady Oscar ha lasciato un segno profondissimo nella comunità queer. Questo personaggio ha sfidato limiti e stereotipi e continua ad incarnare ancora oggi una rivoluzione socioculturale.
Lady Oscar è amat* perché è Lady Oscar. Perché è buon*, coraggios*, altruista, brav* nel suo lavoro e leale. Perché porta avanti gli ideali giusti ed un profondo senso di umanità. Perché nonostante tutta la violenza psicologica e fisica subita, non si è mai incattivit* ed ha sempre teso una mano di aiuto.
Importa davvero se è maschio o femmina? Importa davvero se non si identifica nel sistema binario di genere? Importa davvero se ama Maria Antonietta o André?
Io dico di no.
Lady Oscar promuove la gioia della diversità. Proviamo a farlo più spesso anche noi!
Marcella Cacciapuoti
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