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L’Italia nel mondo: 5 invenzioni italiane che hanno conquistato il pianeta

L’Italia è famosa non solo per la sua arte, la sua cultura e la sua gastronomia, ma anche (e forse soprattutto) per lo spirito innovativo dei suoi abitanti, i quali, nel corso della storia, hanno contribuito più volte a cambiare il mondo.

Da innovazioni nel campo della scienza e della tecnologia fino a creazioni che hanno trasformato il modo di vivere quotidiano, ecco cinque invenzioni italiane che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo.

  1. Il Telefono – Antonio Meucci

Antonio Meucci, fiorentino d’origine, è spesso citato come il padre del telefono moderno, titolo che, tra l’altro, gli fu riconosciuto solamente in tempi moderni, poiché da sempre conteso con il britannico Alexander Graham Bell. Nel 1854, Meucci, contando solamente sulle sue forze, riuscì a sviluppare un pionieristico dispositivo tecnologico che, mediante un filo conduttore, permetteva la trasmissione vocale, seppur essa fosse ancora imprecisa e di breve durata. Questo dispositivo, messo a punto dall’inventore con lo scopo di comunicare in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo con sua moglie malata, fu chiamato “telettrofono” e rappresentò il primo prototipo di telefono. La storia di Meucci, tuttavia, non è soltanto la storia di un uomo geniale che contribuì, con la sua invenzione, a cambiare il mondo, ma anche la triste storia di un mancato riconoscimento; egli, infatti, non riuscì a brevettare la sua invenzione a causa di difficoltà economiche e il suo nome fu presto eclissato da quello di Bell, per anni ricordato come il primo scienziato a brevettare quella che sarebbe diventata l’invenzione del secolo. Oggi, per fortuna, la paternità del telefono è universalmente accordata all’inventore fiorentino, mentre diffusa è la consapevolezza che il suo lavoro abbia gettato le basi per la comunicazione telefonica moderna, oggi fondamentale nella nostra vita quotidiana.

  1. La Pizza Margherita

Napoli, anno 1889. La città, brulicante di artisti e intellettuali provenienti da ogni dove, custodisce un immenso patrimonio culturale che è simbolo dello splendore dell’Italia umbertina. E mentre per i vicoli e per i quartieri si respira tutta la fremente attesa per l’arrivo del nuovo secolo, il cuoco Raffaele Esposito della Pizzeria Brandi viene convocato con urgenza alla Reggia di Capodimonte per cucinare una specialità di sua invenzione, su invito della Regina d’Italia Margherita di Savoia. Il piatto, preparato con pomodoro, basilico e mozzarella per rappresentare i colori della bandiera italiana, fu chiamato “Margherita”, in onore della sovrana, e nei decenni successivi conquistò il cuore degli italiani e del mondo intero, divenendo una delle pietanze più riconoscibili e apprezzate della cucina internazionale.

  1. Il Sonetto – Jacopo da Lentini

Altro grande debito del mondo nei confronti dell’Italia è rappresentato dall’invenzione della forma poetica del sonetto, ad opera del siciliano Jacopo da Lentini. Illustre scrittore attivo alla corte palermitana di Federico II di Svevia tra il 1233 e il 1241, Jacopo veniva riconosciuto, già all’epoca di Dante, come il caposcuola dei rimatori appartenenti alla cosiddetta “scuola poetica siciliana” che, eredi della tradizione occitana, si proposero come fautori di una poesia incentrata sullo studio delle varie sfaccettature del sentimento amoroso. Il sonetto, ideato e messo a punto da Jacopo con lo scopo di costruire disquisizioni morali e filosofiche sulla natura dell’amore, fu ereditato dal Petrarca che, consacrato dal suo Canzoniere, divenne un modello di stile in tutta Europa. La fortuna del componimento, breve ed efficace, raggiunse la letteratura inglese grazie a Thomas Wyatt e Henry Howard, mentre Clemént Marot e Garcilaso de la Vega lo importarono rispettivamente in Francia e Spagna. Ad oggi, il sonetto risulta una delle forme poetiche più praticate a livello internazionale e rappresenta sicuramente uno dei maggiori lasciti dell’Italia alla cultura del mondo. 

  1. Il Museo

Non molti sanno che l’idea stessa di museo pubblico, inteso come spazio destinato alla libera fruizione di opere d’arte, ha le sue radici proprio nell’Italia del XVIII secolo. Il primato di primo museo pubblico al mondo, infatti, spetterebbe proprio ai Musei Capitolini di Roma, istituiti per la prima volta nel 1471 e, successivamente, aperti al pubblico nel 1734, per iniziativa di Papa Clemente XII. Lungo tutto l’arco della sua storia, il polo museale, arricchitosi con opere romane, medievali, rinascimentali e barocche, non ha mai snaturato sé stesso e rappresenta, ancora oggi, uno dei siti maggiormente visitati e apprezzati dagli appassionati di tutto il mondo; sul suo modello nacquero, in seguito, la Galleria degli Uffizi di Firenze, inaugurata nel 1737, e il British Museum di Londra, fondato nel 1753.

  1. Londra

E, a proposito di Londra, ti stupirà sapere che anche la capitale del Regno Unito, oggi riconosciuta come una delle metropoli più importanti al mondo, fu “inventata” dagli italiani. La città di Londinium, questo l’antico nome dell’antenata della città inglese, fu fondata dai Romani subito dopo l’invasione della Britannia, guidata dall’imperatore Claudio nell’anno 42 d.C. Non è un caso, infatti, che i resti di un molo romano e di un basamento per un antico ponte, probabilmente ad uso militare, furono ritrovati nel 1981, a poca distanza dal moderno Ponte di Londra. Si ritiene, inoltre, che il nome “Londinium” sia di origine preromana o probabilmente preceltica e che potrebbe significare “fiume troppo largo per essere guadato”. 

Dalla comunicazione alla gastronomia, dalla scrittura alla civiltà, le invenzioni italiane hanno, dunque, avuto un impatto duraturo e profondo sul mondo intero. Gli italiani, dimostrandosi rivoluzionari pionieri, hanno saputo dimostrare che l’ingegno e la creatività possono superare barriere, limitare distanze e, di fatto, cambiare il corso della storia. Le loro scoperte, infatti, non solo ci ricordano l’importanza della ricerca e dell’innovazione, ma anche il contributo inestimabile che l’Italia ha donato al progresso umano.

Antonio Palumbo

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Antonio Palumbo

Antonio Palumbo, classe 1999, è dottore in Lettere Moderne e attualmente completa la propria formazione con una magistrale in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Insegna Lingua e Letteratura Italiana in un istituto scolastico privato e, appassionato di lettura e di scrittura, dedica il suo tempo libero anche alla fotografia naturalistica e al collezionismo di libri e di monete antiche. Insegue il sogno di visitare il mondo e di scoprire tutto il fascino e la complessità delle diverse culture umane.
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