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Media e processi elettorali: ieri e oggi

Dai manifesti sui muri della Prima Repubblica ai contenuti su Instagram delle Europee 2024.

Tra gli elementi più esilaranti della campagna di queste elezioni europee sicuramente c’è la comunicazione mediatica: video, manifesti, post sui social. 

Se è vero che la storia a volte si ripete anche le strategie di comunicazione spesso non sono così innovative come crediamo. 

Le pratiche e gli assetti comunicativi hanno sempre svolto un ruolo determinante nelle elezioni, tuttavia è solo nel secondo dopoguerra che in Italia vediamo un vero scarto con il passato. 

Nel contesto della prima repubblica italiana la necessità di legittimazione, consenso e quindi voti diventa forte ed i manifesti sono il medium perfetto per ottenere tutto ciò, in quanto non si limitano a costruire l’identità simbolica dei partiti ma utilizzando l’atto illocutivo (ovvero l’ordine “vai a votare e vota me”) guidano l’azione dell’elettore.

Il manifesto diventa quindi più di un semplice modo per sapere chi si è candidato ma diventa parte di un processo comunicativo. 

Un mezzo potente dunque ma inizialmente sottovalutato e non regolamentato. Questo porta a metà del ventesimo secolo a vere e proprie faide tra partiti per l’occupazione degli spazi: interi palazzi tappezzati di manifesti posti in alto ma non troppo…giusto per evitare che altri attacchini passando successivamente stacchino il manifesto per metterne un altro. Le cronache delle lezioni del 1948 e 1953 parlano di spazi urbani completamente ridefiniti. Milano è descritta così:

“è terra di nessuno. Ed allora è subito cominciata la gara per l’occuparla. Garibaldi e lo Scudo. È arrivato primo Garibaldi […] sono passati al contrattacco gli scudi crociati, e via via, gli altri emblemi elettorali di forza minore. È un aspetto della “battaglia dei manifesti”[…] ricca di botte e risposte, di parate lecite e di colpi mancini”

La Stampa, 1 aprile 1948

Solo nel 1956 giunse una prima regolamentazione, poi revisionata nel 1964.

Vediamo ora il meglio di queste elezioni europee a confronto col passato:

La delegittimazione dell’avversario è tradizionalmente uno degli espedienti politici più utilizzati: a partire dalle elezioni della Roma repubblicana sino a arrivare a Trump che dà del vecchio rimbambito a Biden, non c’è nulla di più semplice che farsi belli screditando gli altri.

Anche nell’Italia del 20 secolo parliamo a tutti gli effetti di attacco e alla contestazione radicale della legittimità di un partito avversario. Riprendendo i modelli iconografici caricaturali tipici della propaganda fascista DC e PCI si rivolsero vicendevolmente la medesima accusa: quella di essere nemici della nazione guidati da una potenza straniera, che essa fosse la Russia o gli Stati Uniti.

È il caso delle immagini seguenti, dove ricalcando un luogo comune affibbiato ad un partito si mirava a suscitare odio e repulsione verso quest’ultimo.

Le scritte oggi come allora sono essenziali e semplici.

“Minaccia comunista” rappresentata da falce e martello protetta dallo scudo crociato simbolo della libertà e della difesa dei valori cristiani.

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Europa, rappresentata come “quella che vuole farti mangiare gli insetti” contro l’Italia, patria del buon cibo, raffigurata col lo stereotipo del bicchiere di vino e del panino (non hamburger).

Immagine della donna italiana democristiana contro la demonizzazione di quella comunista, raffigurata come brutta, poco curata e dal viso torvo.

Dagli anni 50 in poi cresce la personalizzazione del messaggio elettorale. Le prime rappresentazioni di volti umani conosciuti hanno però una funzione caricaturale, come quelli di De Gasperi. In alcuni casi le immagini di personaggi eroici e positivi sono invece utilizzate per scagionarne l’affiliazione a un determinato partito, è il caso del manifesto della DC che riporta la faccia di Garibaldi con la scritta “Non votate per me! Non ho mai aderito al Fronte Democratico Popolare”.

Non votate per me! Non ho mai aderito al Fronte Democratico Popolare / Democrazia Cristiana. – [1948]. – 1 volantino : ill ; 23×17 cm. Appunti manoscritti sul retro
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L’immagine del personaggio politico nei manifesti delle campagne elettorali del decennio diviene però al contempo potente elemento attrattivo per il partito, permettendo agli elettori quasi di incarnarsi o per lo meno sentirsi rappresentati dal candidato. 

È il caso dei seguenti manifesti politici, in profonda consonanza con quelli odierni.

I manifesti sono in questo contesto il terreno in cui prende forma la brandizzazione dei leader che si dispiega progressivamente nella comunicazione elettorale. La personificazione del messaggio elettorale attraverso la celebrazione del capo di partito.

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In ultimo ha inizio nel 1958 l’omogeneizzazione della comunicazione elettorale mediatica mirata, soprattutto nei successivi anni 70, allo sviluppo di un’identità di partito definita (una sorta di corporate identity). Lo vediamo con la serie dei manifesti della DC “Parlano i fatti” ma anche nelle ultime europee con la serie “Meno Europa- Più Italia” già precedentemente citata.

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Sofia Seghesio

Leggi anche: Elezioni Europee concluse: qualche osservazione

Sofia Seghesio

Classe 2001. Non sono assolutamente in grado di definirmi. Pessima partenza per un* scritt*, lo so. So di me che sono curiosa ma a volte superficiale ed è proprio scrivere che mi aiuta ad andare in fondo alle questioni per capirle veramente. Nutro un interesse magnetico verso le persone: per quello che fanno e pensano. Per questo non posso fare a meno di interagirci, che sia attraverso un libro, un film, una chiacchierata. Spero dunque di potervi portare con me all’interno di qualche fantastica storia o che possa avere l’onore di raccontare la tua.
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