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Mens sana in corpore sano: intervista alla Dott.ssa Serena Marzagalli

Prova costume, bikini-body, dieta, standard di bellezza e alimentazione restrittiva: le indicazioni per vivere in modo sano ed equilibrato il rapporto con l’alimentazione ce le dà la Dott.ssa Serena Marzagalli. 

Giovane, solare, sorridente e sempre disposta all’ascolto empatico, ha accettato con entusiasmo di partecipare a questa intervista.

La Dottoressa Marzagalli è Biologa Nutrizionista iscritta all’Ordine dei Biologi della Lombardia. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, elabora piani alimentari personalizzati per ogni esigenza, con l’obiettivo di aiutare i suoi pazienti a raggiungere uno stato ottimale di salute e di benessere. Il suo approccio si basa su dati scientifici, scardinando tutti i falsi miti legati all’alimentazione, per promuovere un rapporto sano ed equilibrato con il proprio corpo e con il cibo. Crede fortemente nel lavoro d’equipe come migliore modalità di gestione del paziente e di arricchimento per i singoli professionisti. Durante le visite specialistiche, vuole trasmettere l’importanza di concepire l’alimentazione come mezzo di prevenzione per la salute e parte integrante dello stile di vita, attraverso un’accurata educazione alimentare che accompagna il paziente nel corso della sua vita, rendendolo un consumatore consapevole delle scelte alimentari e attore protagonista della sua salute.

Iniziamo subito con un chiarimento: che differenza c’è tra dietista, nutrizionista e dietologo?

Il dietista ha una Laurea Triennale – pertanto non può esercitare la libera professione, dato che non è iscritto all’Albo – e può elaborare diete solo su prescrizione medica. Il nutrizionista invece ha una Laurea Magistrale in Scienze dell’Alimentazione, è regolarmente iscritto all’Albo professionale e quindi può esercitare la libera professione, elaborando piani alimentari senza prescrizione medica. Tra le sue competenze c’è quella di suggerire integratori, ma non di prescrivere farmaci. Il dietologo è un medico specializzato in dietologia: quindi, oltre ad elaborare piani alimentari, può prescrivere farmaci.
In ogni caso, quando ci si rivolge a un professionista, è utile approfondire il suo percorso di studi e la sua formazione. 

Qual è il falso mito più comune che andrebbe sfatato in ambito nutrizionale?

«I carboidrati dopo le 18 fanno ingrassare». Niente di più falso! Si ingrassa se si mangia di più rispetto al proprio fabbisogno energetico. I carboidrati non hanno colpe, così come nessun alimento preso individualmente: si tratta solo di un capro espiatorio.

Quale cibo viene troppo spesso sottovalutato dai tuoi pazienti?

La verdura. Ho incontrato spesso dei pazienti selettivi che rifiutano da sempre e in modo categorico di consumare verdura, magari senza averla mai assaggiata; oppure pazienti che, per pigrizia, non la consumano durante tutti i pasti ma solo occasionalmente. Al contrario, le verdure sono una categoria alimentare fondamentale per la nostra salute, il cui consumo abituale è associato ad una riduzione del rischio di insorgenza di malattie cronico-degenerative, nonché al controllo e al mantenimento del peso. Inoltre, apportano fibre, acqua, vitamine e sali minerali, garantendo una maggiore sazietà ma con una bassa densità energetica.

Quale sarà il cibo del futuro?

Un cibo sempre più vegetale. Nell’ultimo periodo si sta assistendo ad un’ampia diffusione di proposte plant-based, sia nei supermercati che nei bar o locali. Credo che questa tendenza continuerà e che non rappresenti solo una moda passeggera. O almeno, me lo auguro… 

Secondo te è giusto definire “uno sgarro alla dieta” il pasto libero? 

No! Purtroppo è un concetto sempre più diffuso e ormai entrato nel linguaggio quotidiano. Il termine “dieta”, nella brutta eccezione del termine, deve essere sostituito con “stile di vita”: non è solo una questione lessicale, ma un vero e proprio approccio all’alimentazione. Con questo semplice cambiamento di terminologia, non avrà più senso etichettare come “sgarro” un pasto differente dal solito o consumato in compagnia fuori casa, e l’alimentazione verrà vissuta con più serenità. 

Onnivori, vegetariani, vegani, fruttariani, crudisti ma anche respiriani. Le scelte alimentari dettate dall’etica possono far male o bene alla salute?

Le scelte alimentari dettate unicamente dall’etica, senza studi scientifici a supporto, possono far male e causare gravi carenze fino, purtroppo, in alcuni casi, portare alla morte. È sempre bene effettuare periodicamente esami del sangue, affidarsi a professionisti del settore ed evitare diete “fai da te” per assicurarsi adeguati apporti di micro e macronutrienti. 

Quanto è difficile far comprendere che mangiare sano è una scelta di salute che fa star bene e non una condanna all’infelicità?

È molto difficile. Quando un paziente si rivolge a me per intraprendere un nuovo percorso alimentare è importante che modifichi il suo approccio e l’atteggiamento nei confronti dell’alimentazione, eliminando questi preconcetti di infelicità e rinunce, che già il termine “dieta” richiama. In questo modo, il percorso può essere intrapreso con più serenità, vivendo il cambiamento in modo sano, migliorando il proprio stile di vita e apprezzando il forte impatto sulla salute psicofisica che se ne ricava. Inoltre, durante il percorso, c’è la possibilità di sperimentare nuove proposte culinarie e di valorizzare cibi già consumati, ma in una veste più sana – che non significa priva di gusto! 

Esiste una differenza di genere rispetto all’alimentazione? Donne e uomini si rivolgono a te con approcci e motivazioni differenti?

Totalmente differenti! Purtroppo, è difficile estirpare la costruzione di genere imposta dalla società, per cui c’è la credenza popolare che le donne debbano necessariamente essere sempre a dieta e avere meno appetito degli uomini. Questo si riflette in un diverso approccio al percorso alimentare.

Infatti, gli uomini chiedono aiuto con più serenità, affidandosi e godendosi il cambiamento senza “stress da bilancia” e senza paragonarsi agli altri, vivendo semplicemente il proprio percorso. Le donne, invece, hanno generalmente alle spalle svariati tentativi di diete “fai da te” o regimi alimentari troppo restrittivi e, spesso, si presentano in studio intimorite, concentrate unicamente sul peso: il numero riportato dalla bilancia diventa una sorta di etichetta a cui associare la riuscita e la motivazione verso il piano alimentare. Per questo motivo, le donne fanno davvero fatica a godersi i pasti, perché sono troppo ossessionate dalla bilancia e dalla paura di ingrassare. 

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Mi appassiona ogni giorno riuscire a instaurare un rapporto di fiducia con i miei pazienti, tale per cui si riescono a modificare abitudini alimentare e comportamenti ormai consolidati da anni. In questo modo, è possibile smantellare i falsi miti e le credenze erronee, migliorando le scelte qualitative degli alimenti e dedicandosi ad uno stile di vita più sano e attivo. Vedere i miei pazienti contenti degli obiettivi raggiunti, soprattutto in termini di valori ematici (e increduli per averli ottenuti senza aver sofferto la fame, ma solo con un piano alimentare equilibrato e completo), è una grande soddisfazione. 

Siamo tutti bombardati da messaggi massmediatici che propongono dei modelli di corpi ideali, modificati tramite postproduzioni irrealistiche, per raggiungere la perfezione in termini di canoni estetici: questo aspetto sociale ha comportato un aumento di soggetti che sviluppano dispercezione corporea, sfociando, nel peggiore dei casi, in disturbi del comportamento alimentare. In questo contesto allarmante, mi piace poter aiutare i miei pazienti, insieme a colleghi professionisti, ad intraprendere un percorso per il raggiungimento dell’equilibrio e della serenità. 

Hai una ricetta preferita? Quale e perché?

La mia ricetta preferita è “farro al pesto con ceci, pomodorini e zucchine”: è un piatto bilanciato e saziante, perché essere a dieta non vuol dire per forza dover fare la fame. Questo piatto può essere l’esempio di come mangiare sano ed equilibrato non sia triste o insapore! Si tratta, inoltre, di una ricetta semplice e pratica, alla portata di tutti, che si può preparare con anticipo e portare a lavoro, facilitando l’organizzazione e riducendo i tempi di preparazione.

A proposito di lavoro, cosa diresti ai giovani che stanno pensando di intraprendere, da grandi, la tua professione? 

Li incoraggerei a perseguire questa professione con grande volontà e forza d’animo! Il mio consiglio è quello di impegnarsi con dedizione nella preparazione universitaria e nella formazione continua, in modo da potersi distinguere dalle figure non abilitate che interferiscono in questo bellissimo campo professionale, senza tuttavia avere le competenze per farlo. Inoltre, suggerisco agli aspiranti nutrizionisti (ma anche ai miei colleghi) di ricordarsi sempre che si tratta di una Scienza e che seguire mode e approcci farlocchi è solo deleterio, dato che non considerano il forte impatto sulla salute dei pazienti che si rivolgono a noi in quanto professionisti. 

Elisabetta Carbone

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Foto: Serena Marzagalli

Elisabetta Carbone

Sono Elisabetta Carbone, classe ’93, milanese di nascita ma cittadina del mondo. Mi sono diplomata al conservatorio per scoprire che volevo laurearmi in storia. Mi sono laureata in storia per scoprire che volevo laurearmi in psicologia. Dopodiché ho scoperto la sessuologia, ma questa è tutta un’altra storia. Non faccio un passo senza Teo al mio fianco, la mia anima gemella a 4 zampe. Docente, ambientalista, riciclatrice seriale, vegetariana.
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