Nel Museo delle Cose Perdute il tempo si ferma
Se trascorrete le vostre vacanze in Calabria, forse vorrete fare un salto a Sant’Agata del Bianco, grazioso comune in provincia di Reggio Calabria in cui Tempo e Arte si incontrano. Tra i suoi vicoli ricchi di storia e letteratura, suggestivamente incastonati in una collina affacciata sul mare, si trova infatti il Museo delle Cose Perdute, un luogo che mira a regalare e condividere emozioni con i suoi visitatori.
L’idea di creare un tale museo è venuta ad Antonio Scarfone, artista locale che fin da ragazzo ha scandito la sua vita con la passione per gli oggetti e la loro raccolta. Non si tratta di accumulare cianfrusaglie per il mero gusto di farlo, ma di custodire la memoria di quelle cose che col tempo hanno perso funzione e utilità e restituire loro l’importanza, seppure per la durata di una visita. Si percepisce forte il desiderio di dare nuova vita agli oggetti dimenticati, riaccendendo la scintilla del ricordo nella mente dei visitatori, e il sogno impossibile di fermare lo scorrere del tempo, di assaporare l’effimera sensazione di staticità che si avverte tenendo tra le mani una cosa appartenuta a un periodo lontano. Da quadri vecchi di cinquant’anni a spugne e coralli vecchi di migliaia di anni, il Museo delle Cose Perdute è un coacervo di oggetti che per la Società consumistica di oggi non hanno alcun valore monetario, ma che hanno un prezzo inestimabile per chi ama connettersi al passato.
Sistemati in un piccolo edificio in pietra in modo del tutto casuale, senza alcuna catalogazione, gli oggetti sono disposti caoticamente per stimolare i visitatori alla ricerca e alla riscoperta di un “mondo” che ormai non ci appartiene più nel quotidiano.
Lo stupore di chi visita il museo scalda il cuore: tra gli utensili che qualcuno ha buttato e Scarfone ha ripulito ed esposto si cela un’emozione antica, quella del riconnettersi con le proprie radici, del toccare con mano qualcosa che un tempo i nostri nonni, bisnonni e così via, utilizzavano tutti i giorni.
Conservati con cura, gli oggetti non sono più “robaccia” ma promemoria di un passato più semplice e genuino, uno stop al tempo che continua a correre lasciandoci indietro, e in qualche modo Arte poiché espressione dell’ingegno dell’Uomo che dalla notte dei tempi s’impegna per esprimere idee e lasciare la sua traccia nel mondo.
Un’Arte che continua ad essere espressa nel Giardino del Pensiero, allestito dallo stesso Scarfone nella piccola area verde situata accanto al museo, dove sculture, fotografie e altre opere vengono esposte a beneficio dei visitatori e degli abitanti di Sant’Agata del Bianco, fulcro di bellezza, Poesia e Storia.
Claudia Moschetti