Protestare pacificamente ora è reato penale
Avete capito bene. Non sto parlando della Cina, né della Russia o di un qualsiasi Paese dove dissenso rima con carcere o “misteriosa sparizione”. Adesso stiamo parlando dell’Italia.
È recentemente stata approvata la legge n.1660, altresì detta Ddl sicurezza, proposta dalla Lega e da tempo fonte di preoccupazione.
La norma infatti prevede gravi restrizioni dei diritti fondamentali, quali per esempio il diritto alla protesta pacifica e alla riservatezza (tutelati dal Diritto dell’Unione Europea e internazionale). Preoccupano soprattutto l’articolo 1, che porterebbe a classificare come “azioni terroristiche” le proteste pacifiche; ma allo stesso modo l’articolo 11 concernente i blocchi stradali, previsto ad hoc per le proteste da parte degli attivisti climatici che avevano creato disagi sulle autostrade bloccando il traffico. L’articolo in questione prevede pene detentive che vanno da sei mesi a due anni per chi protesta pacificamente. Quello che era un semplice illecito amministrativo è divenuto quindi un illecito penale.
Pene severe quali la reclusione da 6 mesi a 3 anni e multe fino a 12000 euro sono invece previste invece dall’articolo 16 per chiunque imbratti o deturpi i beni mobili ed immobili.
Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone in merito alla legge commenta:
«Questa è una norma pericolosa perché criminalizza il dissenso. È una norma pensata specificatamente contro un target: i giovani eco-attivisti. E, in questo senso, ancora più pericolosa. Perché in realtà tutte le forme di protesta, che di solito vengono dalle minoranze, in una democrazia solida, compiuta e matura, dovrebbero essere protette. Perché sono l’essenza della democrazia»
Trattamenti disumani sono riservati anche a coloro che oseranno rivoltarsi in modo pacifico nelle carceri: «se qualcuno si opporrà in maniera pacifica agli ordini impartiti nel carcere o nei centri di accoglienza o in un CPR, ad esempio rifiutandosi di entrare in una cella sovraffollata, potrà subire una pena che può arrivare fino a 8 anni di reclusione» commenta Antigone.
Il disegno di legge originale della Lega giungeva persino a concedere alle forze dell’ordine di girare armate anche quando non in servizio anche con una propria arma.
La Lega aveva inoltre proposto il carcere per gli organizzatori delle manifestazioni.
Due possibili scenari fortunatamente non concretizzatisi.
Perché tutto questo è preoccupante? Poiché rappresenta una forte restrizione dei diritti e delle libertà dell’individuo ed il non voler ammettere che si stia parlando di una deriva autoritaria e voler negare l’evidenza. Il disegno di legge originale di un partito politico che fino a poco tempo fa era particolarmente popolare intendeva recludere per il solo fatto di aver organizzato una manifestazione, ignorando completamente l’importanza del dissenso in una sana democrazia.
La normalizzazione di misure che fino a poco tempo fa si sarebbero ritenute inaccettabili è da ritenersi ancora più preoccupante.
Appigliarsi al fatto che “le proteste creano disagi e rallentamenti a tutti i cittadini e non certo ai politici” è altrettanto stupido: gli scioperi e le manifestazioni nascono con l’idea di creare disagio e di sfruttare quest’ultimo come strumento per portare l’attenzione di un governo su un tema. Un cittadino che non riconosce l’importanza del dissenso e che individua il problema nel disagio creato da chi protesta e non da un governo sordo alle richieste del popolo e della Commissione Europea, è un cittadino che non crede nella democrazia.
Pezzo per pezzo stiamo venendo privati di quei diritti che tanto duramente negli anni ci siamo guadagnati e non ce ne preoccupiamo minimamente.
E così il cittadino moderno sta nel Bel Paese come la rana nel brodo: nuota nell’acqua sempre più calda abbandonandosi al tepore senza preoccuparsi troppo, adattandosi alla temperatura crescente pur di non muoversi dalla sua comfort-zone. Quando l’acqua bollirà sarà già troppo tardi.
Sofia Seghesio
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