Wimbledon, perché vestirsi di bianco?
Le persone che guardano le partite di tennis di Wimbledon sono ormai abituate a vedere tennisti e tenniste vestiti rigorosamente di bianco, salvo eccezioni: che sia durante le partite oppure nei momenti di relax tra le mura dell’antichissimo circolo, avere dei vestiti bianchi è ormai un obbligo.
Ma come mai c’è questo dress code così ferreo?
È una regola attiva fin dalla prima edizione del torneo, svoltasi nel 1877, quando a parteciparvi erano solo aristocratici e ricchi che vestivano solitamente di bianco in quanto erano gli unici che potevano permettersi di lavare i vestiti. Ma nel 1963 è diventata regola scritta, codificata nel catalogo presente anche nel sito ufficiale.
Però questa regola è stata leggermente modificata nel corso del tempo: inizialmente era scritto un semplice “prevalentemente bianco”, che nel 1995 è diventato “quasi tutto bianco”, fino ad arrivare nel 2014 quando l’Ordine Slam d’Inghilterra ha aggiunto che il bianco deve comprendere anche biancheria intima, suole delle scarpe, fasce e polsini.
Indossare indumenti bianchi con contorni colorati è vietato, a meno che la linea non sia grande massimo 1 cm. Stesso discorso per cappellini e loghi degli sponsor. Anche utilizzare un bianco “sporco” come color panna o crema è altamente vietato, al pari degli altri colori.
Ma, quindi, perché si è così rigidi?
In verità è molto più semplice di quanto sembra: innanzitutto, serve per differenziarsi dagli altri tornei, oltre al fatto che agli albori del torneo distingueva l’alta borghesia differenziandosi, così, dalle altre classi sociali. Un altro motivo è che le macchie di sudore non sono mai piaciute ai soci dell’All England Club – come dargli torto? – per cui veniva utilizzato il bianco sia per coprirle che per non attirare il sole.
Negli anni alcuni atleti hanno avuto dei problemi a riguardo: nel 2012 Roger Federer fu costretto a cambiare le proprie scarpe perché la suola era arancione, risultando troppo forte il distacco di colori. Ma non fu l’unico ad avere questo problema, perché prima ancora di lui era stato fatto notare la stessa cosa a Pat Cash, tennista australiano vincitore a Wimbledon nel 1987. Quando nel 2015 si ritirò dal torneo delle leggende, ai microfoni di Sky Uk definì la regola come “una cosa ridicola e arcaica”.
Irene Ippolito
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