Anche in età romana si indossava il bikini
Il bikini ha origini antiche, ed anche in età romana era utilizzato.
Lo testimoniano i meravigliosi mosaici della famosa Villa del Casale a Piazza Armerina in Sicilia.
Villa di rappresentanza, la cui identificazione del proprietario è ancora oggi molto discussa e numerose sono le ipotesi avanzate nel corso del tempo dagli studiosi, è stata inserita nel 1997 nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Nel IV secolo la Sicilia vive un periodo di prosperità, era il fulcro degli scambi commerciali tra Roma e le province romane dell’Africa settentrionale, uno snodo commerciale di notevole importanza ed infatti in questo periodo numerose sono le ville di personaggi altolocati che sorgono sull’isola.
Gli scavi sono cominciati nel 1950 e si ipotizza che questa abitazione possa appartenere al IV secolo.
È un edificio sontuoso, formato da un gran numero di ambienti, chiaramente di proprietà di un ricco ed illustre personaggio dell’epoca.
La struttura si articola attorno ad un peristilio quadrangolare al cui centro sono stati ritrovati i resti di una fontana, attorno ad esso si articolano numerosi ambienti, che erano destinati sia ad un uso privato sia ad un uso pubblico, come dimostra il notevole complesso termale.
Ciò che rende rinomata questa villa di rappresentanza sono i mosaici elaborati e sontuosi, ritrovati in buono stato di conservazione, che trattano i temi più disparati e la cui tematica è in accordo con il ruolo che aveva la stanza che li ospitava.
Ed è sul lato sud del peristilio quadrangolare che si trovano i celebri mosaici di cui andremo a parlare, i mosaici delle atlete in bikini.
Il mosaico organizzato su due registri, ci restituisce la scena di una competizione sportiva tra otto atlete, intente in varie pratiche sportive come il gioco della palla, il lancio del disco e la corsa.
Le giovani donne rappresentate, indossano una fascia per coprire il seno ed un’altra nella parte sottostante, esattamente come il nostro moderno bikini che indossiamo in spiaggia.
I fulgidi corpi delle atlete non rispecchiano i classici ideali di perfezione che siamo abituati a vedere nelle opere della classicità, ma sono rappresentati in modo molto veritiero.
Le donne di quest’opera, gioiello frutto dei migliori artisti dell’epoca, partecipano fiere ed indipendenti, al pari degli uomini in una gara sportiva.
Il mosaico quindi è di straordinaria potenza innovativa, non solo per l’indumento indossato, quanto piuttosto per l’idea di libertà e di parità che restituisce.
Beatrice Gargiulo
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