Il terzo sesso: chi sono gli Hijra?
Negli ultimi tempi si parla sempre più di diritti della comunità LGBTQ+.
Argomento scottante che i governi, compreso quello attuale in Italia, cercano di evitare. Anche la Chiesa si esprime poco a riguardo, dimenticando che ogni persona deve essere trattata con rispetto seguendo principi di uguaglianza.
Molto lontano dal nostro paese, in un territorio che proprio non ti aspetti, esiste addirittura una comunità transessuale musulmana.
Sto parlando degli Hijra, gruppi che vivono in India e Bangladesh.
Il termine viene utilizzato in Asia per riferirsi a persone transessuali e la loro storia è antichissima, nota in tempi passati.
Vivono in comunità organizzate guidate dai guru, dei veri e propri maestri spirituali che impartiscono lezioni ai seguaci. Gli Hijra accolgono giovani respinti dalle famiglie per il solo motivo di essere omosessuali, infatti la radice semantica del nome significa “lasciare la propria tribù”.
In Bangladesh è nata la comunità più antica del mondo degli Hijra. Storicamente erano considerati divinità, appartenendo ad una casta sacra di sacerdoti e ballerini. Durante il colonialismo britannico iniziarono le discriminazioni nei confronti dei transessuali e così la comunità dovette ritirarsi in zone fuori città.
Ma come vengono visti dalla popolazione oggi?
Come detto in precedenza, questi gruppi hanno vissuto per anni ai margini della società, godendo di uno status bassissimo. Trattati con disprezzo, fanno molta fatica a trovare lavoro e, spesso, sono soggetti a violenze ed abusi anche dallo stato stesso.
Affrontano ogni giorno una discriminazione estrema da parte dell’intero paese, in realtà, però, gli Hijra hanno una storia millenaria poiché vengono menzionati come terzo sesso nel Kāma Sūtra, antico testo indiano che tratta della sessualità. In alcune pagine si può leggere degli eunuchi, considerati omosessuali o travestiti.
Andando avanti negli anni la situazione per queste comunità è peggiorata notevolmente, tanto che sono costretti a combattere ogni giorno per i propri diritti e soprattutto per professare liberamente il loro credo religioso.
La maggior parte degli Hijra, infatti, sono musulmani e non ci sono moschee che accettano il loro ingresso. In Bangladesh, però, la comunità ha costruito una propria moschea per pregare insieme al di là delle discriminazioni.
In India, però, dal 2014 c’è una novità. Lo Stato riconosce questa comunità come terzo sesso, godendo dei diritti civili e politici identificandosi in un’altra categoria. E, finalmente, dal 2018 la Corte Suprema ha annullato la legge contro le sanzioni nei confronti degli omosessuali.
Insomma, qualcosa si sta muovendo in paesi considerati dagli europei “sottosviluppati”, peccato che in molti territori sviluppati la situazione non sembra migliorare.
Ognuno deve sentirsi libero di essere come preferisce, amare chi vuole ed arrivare alla felicità. Ogni persona deve godere dei propri diritti in tutto il mondo, il giorno in cui accadrà ciò potremmo smettere di lottare.
Martina Maiorano
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