La storia di Simonetta, per ricordarla oltre via Poma
È il 7 agosto del 1990 e Roma, come ogni agosto degli anni ‘90, è vuota.
Le strade sono deserte, i negozi chiusi, l’aria che si respira è calda e immobile. Prati, un quartiere molto ricco di Roma Nord, non fa eccezione.
È qui che lavora, due volte a settimana, Simonetta Cesaroni.
Simonetta Cesaroni nel 1990 ha ventuno anni e vive una vita semplice, ma piena. È nata e cresciuta
nel quartiere Tuscolano, in una famiglia modesta. Suo padre Claudio fa il ferrotranviere, sua madre
la casalinga. Non hanno grandi disponibilità economiche, ma sono una famiglia serena.
Simonetta, poi, è una ragazza in gamba. Diplomata in lingue straniere, parla correntemente inglese e
francese e ha ottenuto un attestato come analista contabile. È così che ha trovato lavoro, prima in
una profumeria a Capannelle, e poi come contabile per una piccola società concessionaria di servizi,
la Reli S.A.S, gestita da Salvatore Volponi e il suo socio Ermanno Bizzocchi. Lì, Simonetta è l’unica
impiegata e si occupa di inserire dati contabili al computer, una competenza che non era affatto
comune per l’epoca.
È brava nel suo lavoro, efficiente e professionale, ha la fiducia dei suoi superiori. Gli uffici della Reli S.A.S, in cui Simonetta lavora il lunedì, il mercoledì e il venerdì, si trovano vicino casa sua, in via Maggi. A via Poma 2, invece, Simonetta lavora da appena tre settimane. Si tratta di un incarico supplementare presso la sede dell’AIG, l’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù, incarico che ha accettato per duecentomila lire al mese extra.
Simonetta, poi, è una grandissima amante del pattinaggio artistico, una passione che coltiva fin da
quando era bambina e aveva partecipato anche a numerose gare. Da quando ha iniziato a lavorare
non può più dedicarci tanto tempo come prima, ma continua a pattinare ogni volta che può. Ama
divertirsi, andare a ballare in discoteca con i suoi amici o incontrarli al bar Portici di Borgata
Morena.
Simonetta è una ragazza solare, estroversa e sempre pronta a far sentire gli altri a proprio agio. Ma
oltre all’entusiasmo e alla gioia di vivere, è una persona responsabile e prudente, con i piedi ben
piantati per terra. I suoi genitori la descrivono come una ragazza con la testa sulle spalle, attenta e
affidabile, tutte qualità che la rendono speciale.
Come molte ragazze, a vent’anni, Simonetta ha una relazione tormentata con un ragazzo della sua
età, fatta di tira e molla, di sogni infranti e futili speranze troppo ben radicate. Lui non vuole
impegnarsi, vorrebbe una relazione leggera e libera, lei vorrebbe sentirsi amata. Simonetta non è
un’ingenua e per quanto speri con tutta sé stessa che Raniero cambi idea, in cuor suo sa che
dovrebbe lasciarlo, ma non riesce. E così si sfoga, con le amiche, con sua sorella e con sua madre,
perché Simonetta è una ragazza che sa aprirsi agli altri, una ragazza spontanea, incapace di
nascondere le proprie emozioni e sempre chiara su ciò che desidera davvero.
È lei Simonetta, la ragazza che il 7 agosto del 1990, negli uffici di via Poma, è stata uccisa. Oggi
sono passati 34 anni da quel giorno e ancora non abbiamo avuto risposte a nessuna domanda. Come
molti casi di cronaca italiana, anche quello di Simonetta è stato al centro di polemiche e dibattiti,
dove tante ipotesi sono state vagliate, anche quelle più fantasiose. Tutte le persone che sono state indagate, alla fine sono state giudicate innocenti. Ma sulle ipotesi e sulle speculazioni è già stato
detto e scritto tanto.
Oggi, nel ricordare Simonetta, vogliamo celebrare la sua breve vita, vissuta con gioia,
determinazione e a cuore spalancato. Simonetta Cesaroni è una donna che non deve essere
dimenticata. E se non è stata fatta giustizia, perché a chi le ha strappato la vita non siamo ancora
riusciti a dare un nome, dobbiamo continuare a tenere vivo il suo ricordo, affinché la sua storia non
venga inghiottita dall’oblio e affinché il valore della sua vita non sia definito solo dalla tragedia che
l’ha colpita.
Nadia Rosato
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