Le Olimpiadi di Parigi 2024: inclusività e questione di genere – Il Caso Imane Khelif
Imane Khelif, la pugile algerina di talento, è stata al centro di attacchi mediatici che hanno messo in dubbio la sua identità di genere.
Nata donna, Khelif ha dovuto affrontare una serie di critiche e polemiche alquanto inutili e sicuramente dannose per la sua persona.
Imane Khelif è stata al centro dell’attenzione mediatica a causa di test che hanno rivelato la presenza di un cromosoma Y, sollevando dubbi sulla sua idoneità a competere nelle categorie femminili. Nonostante ciò, i suoi livelli di testosterone erano conformi a quelli di una donna, permettendole di partecipare alle Olimpiadi. Tuttavia, questa rivelazione ha scatenato una serie di polemiche e attacchi sui social media, dove alcuni l’hanno erroneamente definita un’atleta trans, alimentando ulteriormente la confusione.
Il problema attuale è che molte persone parlano senza conoscere a fondo le questioni, e nemmeno provano ad informarsi utilizzando gli strumenti di conoscenza come internet e i social media nel modo giusto. Al contrario, questi strumenti vengono spesso utilizzati in modo improprio, causando danni significativi alle persone coinvolte, come nel caso di Khelif. La disinformazione e i preconcetti portano a forme di bullismo e discriminazione che sono profondamente dannose.
Le questioni di genere non sono una novità del nostro tempo. La storia è ricca di testimonianze che mostrano come le persone con identità di genere non conformi e intersessuali siano sempre esistite, sebbene la percezione e il trattamento di queste persone abbiano variato significativamente a seconda delle epoche e delle culture. Dunque non si tratta di una “moda” inventata negli anni 2000.
Si è spesso parlato di gara non alla pari. Cerchiamo di entrare nello specifico della questione.
La Sindrome di Morris e l’Intersessualità
Imane Khelif nasce con caratteristiche sessuali che l’hanno fatta identificare come donna alla nascita. Crescendo, ha sviluppato caratteristiche sessuali femminili, ma i test hanno rivelato che possiede un cromosoma Y. Questo può essere associato a una condizione nota come Sindrome di Morris, o Sindrome di Insensibilità agli Androgeni (AIS). In questa sindrome, le persone con un patrimonio genetico XY sono fenotipicamente femminili a causa di una mutazione genetica che rende i recettori per gli androgeni non funzionanti. Di conseguenza, nonostante la presenza del cromosoma Y, queste persone sviluppano caratteristiche fisiche femminili.
Durante lo sviluppo intrauterino, tutti gli esseri umani partono come femmine. Solo successivamente, alcuni geni sul cromosoma Y si attivano, portando allo sviluppo di caratteristiche sessuali maschili. Nel caso di Khelif, questa attivazione non ha portato allo sviluppo di caratteristiche maschili a causa della mutazione nei recettori degli androgeni, il che significa che ha sviluppato caratteristiche sessuali femminili. Dunque la polemica che circola ormai da settimane dell’atleta in gara con l’italiana Angela Carini, non dovrebbe proprio esistere, giacché Imane è una donna e gareggia come tale nella categoria giusta.
Il Ruolo dei Social Media
I social media, potremmo usarli come potenti strumenti di informazione, ma spesso vengono usati in modo superficiale e dannoso. La disinformazione e la mancanza di comprensione possono portare a bullismo e attacchi personali. Questo è stato il caso di Khelif, che ha subito attacchi ingiustificati sulla sua identità di genere. È essenziale che le persone utilizzino i social media in modo responsabile, cercando di informarsi e comprendere le complesse questioni di genere prima di esprimere giudizi.
Intersessualità e Sport: Un Dialogo Necessario
Le discussioni sulla partecipazione di atleti intersessuali e transgender alle competizioni sportive sono complesse e spesso polarizzanti. Quel che dobbiamo prima di tutto ribadire e ricordare è che l’intersessualità non è una malattia o un disturbo, ma una variazione naturale dello sviluppo umano. Le persone intersessuali, come Khelif, affrontano sfide significative non solo nel campo sportivo ma anche nella società in generale.
Il caso di Imane Khelif ci ricorda che le questioni di genere non sono una novità del nostro tempo, ma una realtà complessa e antica che merita comprensione e rispetto. Non certo, come già detto in precedenza una nuova moda. Promuovere una maggiore comprensione e accettazione della diversità di genere non è solo una questione di giustizia sociale contemporanea, ma anche un riconoscimento delle profonde radici storiche che caratterizzano la nostra umanità. Imane Khelif e altri atleti rappresentano la lotta per l’uguaglianza e il rispetto, un tema che continuerà a modellare il futuro dello sport.
Le radici storiche dell’intersessualità
Nella Grecia antica, ad esempio, il concetto di ermafroditismo era ben noto. La mitologia greca racconta la storia di Ermafrodito, il figlio di Ermes e Afrodite, che univa in sé caratteristiche di entrambi i sessi. Questo mito riflette una consapevolezza e, in qualche misura, un’accettazione dell’esistenza di individui che non rientravano nei rigidi binari del maschile e femminile.
Anche nella Roma antica, sebbene la società fosse fortemente patriarcale e focalizzata sulla distinzione dei ruoli di genere, vi erano casi documentati di individui intersessuali. Gli scrittori romani, come Plinio il Vecchio, descrivevano la nascita di bambini con caratteristiche intersessuali, anche se spesso queste nascite erano viste attraverso una lente superstiziosa o come segni di cattivi presagi.
Durante il Medioevo, la percezione delle persone intersessuali venne influenzata dalle credenze religiose e dalla medicina dell’epoca. La Chiesa, come sempre, aveva un forte controllo sulla società e sulle sue norme morali. Le persone intersessuali erano spesso considerate anomalie da correggere, e il loro trattamento variava da una relativa tolleranza a interventi chirurgici rudimentali e crudeli.
Pensare che con l’avvento della medicina moderna nel XIX e XX secolo, l’intersessualità iniziò a essere vista come una condizione medica da “normalizzare” attraverso interventi chirurgici e ormonali, è davvero spaventoso. Questo approccio ha portato a una serie di controversie etiche, poiché molte persone intersessuali sono state sottoposte a trattamenti invasivi senza il loro consenso.
Cosa possiamo fare noi oggi?
Nel XXI secolo, la questione dell’intersessualità ha guadagnato maggiore visibilità e ha cominciato a essere trattata con più rispetto e comprensione. Organizzazioni per i diritti umani e gruppi di advocacy hanno lavorato per sensibilizzare il pubblico e proteggere i diritti delle persone intersessuali. Le discussioni contemporanee sull’intersessualità sfidano la visione binaria del genere, promuovendo una maggiore accettazione della diversità umana.
Le persone intersessuali e con identità di genere non conformi sono sempre esistite, e la lotta per i loro diritti è un capitolo continuo nella storia della ricerca di uguaglianza e dignità umana.
Quando dunque finiremo di usare la bocca e le tastiere senza un minimo di criterio? Quando eviteremo di causare danni alle persone? Quand’è che finiranno questi atteggiamenti di odio e di intolleranza ingiustificata?
Il riconoscimento e il rispetto della diversità di genere sono fondamentali per costruire una società inclusiva e giusta. È essenziale l’utilizzo di strumenti di conoscenza come internet e i social media in modo responsabile, promuovendo un dialogo informato e rispettoso. Solo così si potrà pensare di costruire una società più equa e inclusiva, dove ogni atleti può competere con orgoglio e dignità.
Arianna D’Angelo
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