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Quando ogni secondo conta: un’analisi del film “Dieci minuti” di Maria Sole Tognazzi

Tutti prima o poi nella vita dobbiamo fare i conti con l’abbandono, che sia di un familiare, di un compagno di vita o di un amico. Quella dell’abbandono non è mai un’esperienza facile da vivere: le cicatrici fanno male anche a distanza di anni e molto spesso ciò che più ci fa male è il sentimento di fallimento come persona.

Ed è proprio questa sofferenza che è stata messa in scena nel film “Dieci minuti” diretto da Maria Sole Tognazzi e liberamente ispirato al romanzo omonimo di Chiara Gamberale.

Il film è lo spaccato di vita di una donna dai tratti fragili e profondi. Bianca è una redattrice presso alcune testate e il suo più grande sogno è quello di poter scrivere un suo libro, una serie di racconti; ciò che la frena è il costante senso di inadeguatezza che caratterizza ogni fase della sua vita. Continua imperterrita la sua discesa fino a quando una sera il marito decide di comunicarle di voler abbandonare la loro casa: Bianca sembra non essersi accorta di nulla, nonostante l’ormai conclamato allontanamento sentimentale e sessuale con il marito. I suoi timori si acuiranno con un tentato suicidio al seguito del quale sarà presa in cura da una psichiatra psicoterapeuta di indirizzo cognitivo-comportamentale, la dottoressa Giovanna Brabanti.

La dottoressa, all’apparenza molto burbera, le darà un compito ben preciso: Bianca ogni settimana dovrà dedicare dieci minuti a fare qualcosa che non ha mai fatto. Del sesso occasionale, il furto di un soprabito in un negozio di lusso, un giro in moto: tutto affinché Bianca possa riprendere il contatto con la realtà e spinga sé stessa a uscire dalla comfort zone e dalla sua vita fatta di inadeguatezza. Il percorso la ricondurrà in Sicilia, sua terra madre, dove finalmente troverà le risposte che ha sempre cercato e si spoglierà delle paure e delle menzogne per nuotare finalmente libera.

Ciò che caratterizza questo film è la delicatezza: la delicatezza nei volti sofferenti, la delicatezza nella stessa incapacità di amarsi, la delicatezza della fragilità dell’anima e dei suoi dolori. Bianca è fragilmente forte, è una combattente che arriva allo stremo delle sue forze.

Bianca è la sola vera protagonista del suo mondo, il sole attorno il quale ruotano i familiari e il marito. È egoisticamente sola. La delicatezza dei volti amici che ruotano attorno alla sua figura mostra quanto dolore c’è non solo dentro al “paziente”, ma anche attorno a chi lo ama: è incautamente sottovalutato il dolore di chi vede e vive una persona amata autodistruggersi. E la vera conquista di Bianca sarà proprio questa: ritornare a vedere, ritornare a vedere oltre il proprio dolore, ritornare a sentire l’odore della libertà e della spensieratezza, ritornare a respirare a pieni polmoni e sentirsi galleggiare anche in un mare di smog.

DOVE GUARDARE DIECI MINUTI

INFORMAZIONI CINEMATOGRAFICHE

  • Data di uscita: 25 gennaio 2024 (Italia)
  • Regista: Maria Sole Tognazzi
  • Casa di produzione: Indiana Production
  • Distribuzione in italiano: Vision Distribution
  • Lingua originale: italiano
  • Musiche: Andrea Farri
  • Cast: Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Margherita Buy, Alessandro Tedeschi, Anna Ferruzzo, Marcello Mazzarella, Barbara Chichiarelli, Matteo Cecchi, Alessandro Carbonara, Francesca Solombrino

«Quando siamo piccoli abbiamo un esercito di persone immaginarie nella testa, sono i nemici della battaglia, sono le figlie di mamme e figlia, sono la venditrice di “quante ne vuole signora?”, sono i mostri volanti e le fate dispettose, facciamoglielo morta, facciamo che tu scendevi da un elicottero, facciamo. L’immaginazione soppianta la realtà, poi crescendo altre persone prendono il posto di questi esseri immaginari: il gruppo degli amici del mare, la compagna di banco, gli amori, ma spesso non sono meno immaginari. Sentiamo il bisogno di reinventare il mondo e man mano che l’adolescenza esplode di dare dei corpi alle nostre immaginazioni. Ci deludiamo, siamo sopraffatti dalle delusioni quando le persone non sono come le abbiamo immaginate. Io non sono così, tu non mi vedi, io esisto solo nella tua testa. In realtà non sappiamo chi sono queste persone, perché non le abbiamo mai viste, non le abbiamo mai ascoltate, esistevano davvero solo nella nostra testa e capiamo che abbiamo vissuto su due strade, una strada immaginaria dove fiorivano vicende felici e una strada reale e desolata dove abbiamo conosciuto il dolore e siamo passati oltre. Ma ci è impossibile uscire da quella cella dalle pareti buie che è la nostra testa, dall’immaginazione che abbiamo degli altri e quindi, di tutto il nostro mondo».  

Monologo tratto dal film Dieci minuti

Antonietta Della Femina

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Immagine di copertina tratta dal film

Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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