Almodovar, Leone d’oro a Venezia col film sull’eutanasia. “Dobbiamo esser liberi di morire”
Dopo esser stato premiato con il Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia, Pedro Almodovar ha rilasciato delle dichiarazioni in merito al film vincente.
Secondo lui, ognuno deve esser libero di morire tramite l’eutanasia.
Sono anni che se ne discute e alcuni Paesi hanno deciso di attuare delle leggi che consentano a ognuno di poter scegliere se morire o meno quando ci si trova in determinate condizioni fisiche. Ovviamente, la decisione estrema deve arrivare dopo una lunga degenza, contraddistinta da alti picchi di sofferenza insopportabili. Non sempre la medicina odierna riesce a portare le soluzioni per ogni malattia e pur se c’è chi affronta gli insopportabili e forti dolori lancinanti con la speranza che un giorno una cura possa emergere dalle brillanti menti esistenti al mondo, non sempre tutti hanno questa pazienza e tale forza d’animo da poter resistere così a lungo.
L’argomento è dibattuto da tempo in tutte le camere parlamentari del mondo e in Spagna, Paese da cui proviene il regista Pedro Almodovar, si è deciso di agire permettendo a ognuno di decidere in merito alla possibilità di attuare l’eutanasia o il suicidio assistito. In Italia, invece, la questione è ancora in divenire e queste due pratiche sono negate, anche se non del tutto. Pur se la legge italiana punisce come reati sia l’eutanasia attiva che il suicidio assistito, una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito nel 2019 che l’aiuto al suicidio non è affatto punibile nel caso in cui i pazienti, vittime di patologie sofferenti e irreversibili in maniera del tutto insopportabile, decidessero di farlo, ma solo se sono in grado di poter decidere liberamente e consapevolmente.
In Spagna, invece, si è arrivati a una decisione positiva in merito all’eutanasia volontaria e al suicidio assistito nel 2021. La legge spagnola stabilisce che possono essere richieste queste pratiche da parte di adulti che soffrono di malattie incurabili e gravi, oppure che causano delle condizioni debilitanti e croniche, le quali provocano una sofferenza del tutto insopportabile. Anche in questo caso, però, il paziente deve essere capace di intendere e volere nel momento in cui viene espressa la richiesta e, inoltre, deve anche saper esprimere le sue volontà più volte in un periodo di riflessione pari a 15 giorni. Dopodiché, tale richiesta dovrà essere prima valutata e poi approvata da parte di un comitato di esperti indipendenti.
“Penso che l’eutanasia sia una questione di umanità e non politica“
Instagram – @larepubblica
ha affermato Pedro Almodovar dopo aver vinto il Leone d’oro all’81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. The room next door del regista di Calzada de Calatrava, comune con circa 4 mila abitanti della comunità autonoma di Castilla-La Mancha, ha ricevuto il benestare dalle cinque giurie internazionali durante la Cerimonia di premiazione organizzata dalla Biennale di Venezia.
“Dobbiamo esser liberi di morire”, ha poi aggiunto durante la suddetta intervista. Questa affermazione deriva da un concetto di libertà che lui stesso rende predominante in ogni suo film, da come lascia intendere. “Noi esseri umani abbiamo la capacità di creare una legge, ma sono i politici che la debbono poi scrivere”, ha proseguito Almodovar, convinto che nel caso in cui una persona abbia dei dolori lancinanti e insopportabili deve avere la possibilità di scegliere se continuare a vivere oppure se spirare.
“Non c’è alcun tipo di credo che deve contrastare una volontà personale e individuale”
Ha infine affermato Almodovar, certo che le decisioni di un essere umano devono essere superiori a quelle che, invece, taluni gruppi religiosi o politici vogliono imporgli. In Europa sono solo 4 i Paesi (nei Paesi Bassi dal 2002, seguiti dal Belgio lo stesso anno, in Lussemburgo dal 2009 e in Spagna, di cui sopra) che permettono l’eutanasia e il suicidio assistito; mentre nel mondo, secondo il regista spagnolo, si è fatto ancora troppo poco per una problematica così importante. Oltre a essi, solamente altri 3 Paesi nel mondo consentono tali pratiche (la Colombia dal 2015, il Canada dal 2016 e la Nuova Zelanda dal 2020).
Il discorso è più complicato e più profondo di quanto alcune affermazioni, talvolta, possono far pensare. Di certo, non ci si può girare dall’altra parte dinanzi all’altissimo numero di richieste di eutanasia effettuate nei Paesi in cui la pratica è legalizzata e a oggi potrebbero superare anche le 25.000 – 30.000 unità all’anno. Solo nei Paesi Bassi, nel 2022, ne sono state accettate circa 8.700, mentre in Canada, sempre durante lo stesso anno, ne sono state accettate all’incirca 10.000. In Spagna, nel 2021 (anno in cui è stata regolamentata tale attività) ne sono state accettate circa 180. Numeri da capogiro e che fanno ben comprendere quante persone al mondo soffrano profondamente durante i loro periodi di degenza per una malattia irreversibile e incurabile.
Michelangelo Loriga
leggi anche: Eutanasia? Non ancora legale