Il mito di Icaro
Icaro era figlio di Dedalo e Naucrate, icona dei miti greci per la sua figura alata e la sua impresa troppo superiore rispetto alle capacità che si hanno in realtà dall’uscirne sconfitti.
Per capire il folle volo di Icaro, bisognerebbe comprendere il labirinto del Minotauro.
Una volta morto, Dedalo e Icaro ne sono imprigionati all’interno per una punizione: Dedalo aiuta Arianna e Teseo a scappare. Con alcune piume e della cera crea delle ali per lui e suo figlio, raccomandandogli di non volare troppo in alto né in basso, e una volta spiccato il volo le ali si tendono e Icaro viene preso dalla volontà di ambire più su. Le ali si sciolgono a causa della loro composizione in cera, e purtroppo Icaro precipita in mare.
Tanti artisti, filosofi e scrittori dedicano attenzione a questo mito, alla follia del volo e la caduta interrogandosi sulla natura dell’uomo e dei propri limiti, ovvero la pericolosità dell’essere curiosi e rimanerne vittima. Tuttavia la triste storia di Icaro racconta anche altro: la curiosità, l’eterna tensione dell’uomo a superare sé stesso, il desiderio di volare oltre la propria condizione. Icaro è l’uomo che oltrepassa i limiti inseguendo la conoscenza, è colui che pecca di presunzione ed è l’uomo alato che s’innalza verso l’aria e la terra lo limita, mentre il fuoco lo scotta e l’acqua l’uccide. Egli è un personaggio destinato alla fame di conoscere e di cui la vita si spegne presto.
Edoardo Iodice
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illustrazione di Edoardo Iodice