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La città delle donne 

La rivalsa immaginata da una scrittrice nel 400

Siamo nel 1405…è già tanto che una donna scriva, figuriamoci poi scrivere di valore ed emancipazione femminile!

Eppure qualcuno lo fa, si chiama Christine de Pizan ed è una delle prime scrittrici donne del medioevo. 

Ovviamente non è una contadina, si trova in una condizione di agiatezza e di straordinaria libertà per l’epoca : è la moglie di uno dei funzionari del re di Francia e da piccola ha avuto la possibilità di ottenere la migliore educazione possibile al pari dei fratelli maschi. Un insieme di fortune notevole in un’epoca in cui alla donna era attribuita la considerazione intellettuale di un comodo e servizievole poggiapiedi.

Questa donna ha dunque la possibilità di scrivere e decide di farlo in maniera scomoda. Tra le varie opere pubblicate una delle più significative è la Città delle dame (La Cité des dames), che parla dell’importanza e del valore intellettuale e morale delle stars femminili del medioevo (quindi sante, regine o simili e personaggi di fantasia). 

Lo scandalo non stava nel parlare di figure femminili, ma nella maniera di parlarne: nei testi precedenti la donna veniva raccontata o come santa o come maligna, diabolica e tentatrice. 

Qui invece la storia cambia, vediamo come e perché.

Il Riassuntino

La scrittrice, in un momento di sconforto, si interroga sulla ragione dell’astio e del disprezzo nei confronti delle donne, arrivando credere che questi sentimenti possano essere validi e motivati (sempre per il principio per cui a sentir ripetere una cosa si finisce per crederci). 

Fortunatamente giungono in suo aiuto tre allegorie Ragione, Diritto e Conoscenza, pronte a costruire con lei la città delle dame, donne in grado con il loro intelletto di combattere i pregiudizi maschili e la mentalità misogina.

Proprio in questa prima parte Christine pone una domanda intelligentissima, che metterebbe in crisi anche i più colti tra gli uomini dell’epoca: come è mai possibile che un essere così perfetto come Dio abbia potuto creare una cosa così terribile come la donna? Dio ci ha fatto “a sua immagine e somiglianza” , le risponde Ragione, una somiglianza dell’animo, comune a uomini e donne, il che rende impossibile la svalutazione della donna semplicemente sulla base di ragioni “fisiologiche” o di intelletto.

“Elle fut créée à l’image de Dieu. Mais certains hommes sont sots de penser que, lorsqu’ils entendent que Dieu créa l’homme en son image, cela fait référence au corps matériel. Ce n’est pas le cas, car Dieu n’a encore jamais pris forme humaine. Cela fait référence à l’âme, l’esprit intellectuel qui survit à jamais, tout comme Dieu. Dieu créa l’âme, et introduit des âmes similaires en tout point, toutes deux bonnes et nobles, dans les corps masculin et féminin…”

(“È stata creata a immagine di Dio. Ma alcuni uomini sono sciocchi nel pensare che quando sentono dire che Dio ha creato l’uomo a sua immagine, questo si riferisca al corpo materiale. Non è così, perché Dio non ha ancora assunto forma umana. Questo si riferisce all’anima, allo spirito intellettuale che sopravvive per sempre, proprio come Dio. Dio creò l’anima e introdusse nei corpi maschile e femminile anime simili in tutto, buone e nobili…”) 

Con la Ragione costruisce le mura della città:

  • rifiuta la naturale “malvagità delle donne” (frutto di falsi miti medievali)
  • sottolinea il coraggio, la lealtà, l’intelletto delle donne
  • adduce delle prove: citando molti testi biblici.  In merito alla virtuosità, Christine propone di dare un occhio all’entourage di apostoli di Cristo, che malgrado siano solo 12 annoverano il traditore per eccellenza.
  • Cita figure conosciute: Saffo, Medea, Circe, Amazzoni, Minerva, Iside, Lavinia

Ragione spiega inoltre perché le donne abbiano meno conoscenza degli uomini illustrando secoli e secoli prima l’influenza del contesto sociale nella determinazione dell’individuo:

“Sais-tu pourquoi les femmes possèdent-elles moins de connaissances ? Sans le moindre doute, c’est parce qu’elles ne sont pas impliquées dans de nombreuses occupations, mais restent à la maison, où elles ont assez avec la gestion des affaires domestiques”

(“Sapete perché le donne hanno meno conoscenze? Senza il minimo dubbio è perché non svolgono molte occupazioni, ma restano a casa, dove si occupano abbastanza della gestione degli affari interni”)

Con il Diritto costruisce le case e i palazzi: donando nuovamente esempi di dame conosciute e delle virtù da loro possedute.

Con la Giustizia parla di Santi (un must nel medioevo): adorati che siano uomini o donne per le loro grandi azioni e prove di fede. 

Perché quest’opera è importante? 

Christine de Pizan non le manda a dire: si oppone fermamente ai luoghi comuni e alle pseudo-teorie dei suoi colleghi uomini, prendendo una posizione in merito alla questione che di certo non ti rendeva la vita facile. 

Ad esempio:

«Mi irrita e mi rende triste che gli uomini dicano che le donne vogliono essere stuprate e che a loro non dispiace essere violentate anche quando si ribellano e urlano».

Inoltre l’autrice crea una vera e propria contro-narrazione, ridefinendo i contorni di alcune figure conosciute dell’epoca. Non è certo la prima a parlare delle Amazzoni, di Circe o di altre personalità (l’ispirazione che ebbe da Boccaccio è evidente) ma per la prima volta lo fa in modo non negativo o positivo: invece di fare luce su caratteri come quello di “cattiva madre”, “moglie infedele” o “diabolica tentatrice” ci si concentra sulle virtù di cui mai nessuno parla ma che queste donne possedevano. 

Medea, ad esempio, viene elogiata per le sue conoscenze erboristiche e le sue capacità di controllo sugli elementi naturali, mentre viene omessa l’uccisione dei figli di cui si è resa colpevole.

Christine è furba e gioca ad armi pari. Cerca, analogamente a quei testi che volevano essere pseudo-scientifici, di dimostrare la parità delle donne sulla base di esempi famosi e di appigli religiosi. Nell’odierna società disincantata le sue ragioni ci appaiono stupide ma ricordiamoci che la controparte maschile si giustificava con Adamo ed Eva.

In ultimo, non per importanza, è un libro che opera per costruzione, unendo donne di qualunque credo e cultura che con le loro capacità tengono salde le mura di una nuova realtà dove riconoscersi come esseri intelligenti e capaci al pari degli uomini. 

Da notare come la controparte maschile non venga sminuita in favore di un universo di sole donne e la città delle dame costituisca il semplice riconoscimento della parità intellettuale.

Sofia Seghesio

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Sofia Seghesio

Classe 2001. Non sono assolutamente in grado di definirmi. Pessima partenza per un* scritt*, lo so. So di me che sono curiosa ma a volte superficiale ed è proprio scrivere che mi aiuta ad andare in fondo alle questioni per capirle veramente. Nutro un interesse magnetico verso le persone: per quello che fanno e pensano. Per questo non posso fare a meno di interagirci, che sia attraverso un libro, un film, una chiacchierata. Spero dunque di potervi portare con me all’interno di qualche fantastica storia o che possa avere l’onore di raccontare la tua.
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