Razzismo a scuola: “troppi stranieri”, i genitori ritirano 12 bambini
Nell’istituto comprensivo Aspri di Fondi si verifica l’ennesimo episodio razzista.
Secondo i genitori, la presenza di bambini stranieri ostacola l’apprendimento dei propri figli.
Stando alle ricostruzioni de la Repubblica le famiglie non hanno accettato il fatto che quella classe fosse formata prevalentemente da indiani, pakistani e albanesi.
«Mio figlio in questa classe non ci resta, con tutti questi stranieri che non parlano neppure italiano finirà per non imparare niente»
Ecco una delle motivazioni affermate dalle famiglie.
Quest’atteggiamento viene colto dalle famiglie indiane come discriminatorio. Di conseguenza, sotto la guida del presidente della comunità indiana del Lazio Gurmuk Singh, stanno valutando di ritirare anche i loro bambini dall’Aspri.
Gurmuk Singh riporta e denuncia quanto accaduto al Tgr:
“Hanno fatto 3 classi, A, B, C: una ha tutti indiani, una tutti albanesi, una tutti italiani. Ma questa è integrazione?”.
In merito al caso, leggiamo anche l’intervento dell’Anpi di Fondi:
“A Fondi, all’Istituto Comprensivo Aspri, classi separate per alunne ed alunni di origine straniera, contro ogni principio di integrazione. La scuola deve includere e non discriminare, la scuola interculturale non è un ostacolo ma una ricchezza dove si impara a costruire comunità”.
Difatti, questa situazione indica disparità e squilibrio nel processo di integrazione che, invece, dovrebbe portare avanti la scuola. Perciò, dall’ufficio scolastico regionale arrivano rassicurazioni: garantiscono che quanto prima ci sarà un’equa distribuzione degli studenti.
È un’ingiustizia che colpisce tanti cittadini indiani e pakistani della città di Fondi, dove c’è chi vi abita da 20 anni. È inaccettabile subire tali umiliazioni, soprattutto nei confronti di bambini che (al di là dell’origine) possono essere una risorsa per il futuro di questa città.
Ciò che ha colpito la città di Fondi non è né il primo né sarà l’ultimo – purtroppo – caso di razzismo che si verificherà in un’istituzione pubblica.
Il razzismo è un fenomeno impegnativo da combattere che non consiste soltanto nell’offendere direttamente il “diverso” di fronte a noi.
Razzista è colui che va anche a nuocere la dignità del “diverso” con atteggiamenti che trasmettono: rabbia, disprezzo e insensibilità.
Per l’appunto, ritenere che fosse giusto separare gli alunni in base alla loro origine e/o nazionalità in modo da non “intaccare” l’apprendimento degli studenti italiani è sprezzante e controproducente per contrastare il razzismo.
È giusto che nella società e negli enti pubblici – specie quelli che garantiscono formazione – siano promossi programmi educativi che mirano ad includere culture e tradizioni diverse dalle nostre.
L’inclusione è fondamentale per creare ambienti favorevoli dove non si respirano pregiudizi ma spirito di condivisione e adattamento per il prossimo.
Ricordiamo il “sogno” di Martin Luter King, tratto da “I have a dream”, per riflettere su quanto siamo ancora lontani dalla sua realizzazione:
«Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!»
Alessandra Lima
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