“Tocca a noi”, come sempre, per sempre
Tocca a noi non è una semplice esortazione, bensì il modo più chiaro di diffondere l’urgenza del cambiamento
Il 25 settembre 2024, una marea di piazze italiane saranno impegnate in sit-in riguardanti tematiche necessarie alla scuola del 2024: educazione affettiva e sessuale
“Non possiamo e non vogliamo restare indifferenti alla deriva illiberale e antidemocratica dell’Italia al tempo del Governo Meloni. Sentiamo il dovere e l’urgenza di reagire ed opporci con fermezza all’approvazione della risoluzione Sasso (Lega) che vieta l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, tacciandola di essere espressione di una fantomatica ed inesistente ’”ideologia gender”.
Sono le parole condivise sia da Tocca a noi che da Arcigay, tramite le quali si promuove la protesta del 25 nella quale saranno coinvolte tutte le forze della scuola che vorranno partecipare, le associazione e collettive, nonché chi sostiene il cambiamento naturale di un Paese come il nostro: tanto stupendo quanto risucchiato da una mentalità anacronista, piena di mediocrità.
Aosta, Avellino, Bergamo, Bisceglie, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Catania, Cosenza, Cremona, Cuneo, Firenze, Frosinone, Genova, Grosseto, L’Aquila, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Milano, Modena, Padova, Palermo, Pavia, Pesaro, Pisa, Pistoia, Pomigliano d’Arco, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Rovereto, Rovigo sono le città coinvolte, per scoprire le piazze ti lasciamo il link instagram.
La scuola è, attualmente, quel luogo dove le persone che sono passate dimenticano ciò che è stato e pretendono di sentenziare su ciò che è: I professori così, i giovani colà, i voti, le ferie, le assenze e bla bla bla.
La verità è un’altra: sulla scuola tutti e tutte si sentono in diritto di proferire parola unicamente perché ne hanno fatto parte, ma nessuno fra chi parla ha un’idea concreta di cosa voglia dire lavorare e studiare a scuola oggi. Certe volte anche colleghe e colleghi docenti non ne hanno, perché sfiduciati o troppo in là con l’età, stanchi per ciò che si è dovuto imparare e verso ciò a cui ci si deve abituare. La scuola, però, è forse il luogo più importante che la nostra vita segue. Ci accompagna e nel nostro cammino sono di più i docenti che lavorano per mandare avanti un sistema stanco che quelli che si abbattono.
Il fatto è che… chi è bravo, appassionato, competente e nonostante la stanchezza ingiudicabile, è presente, non fa notizia. Mi andrebbe di dedicare del tempo a tutto ciò, invitando chi di voi desidera a scendere in piazza a parlare concretamente di argomenti che nel nostro assetto scolatico, sono ormai fondamentali, ma che ancora sono considerati quasi sovversivi.
Tocca a noi parlare di educazione emotiva e sessualità, tramite esperti del settore e docenti formati che non devono aver timore di subire conseguenze per aver discusso tematiche attuali.
Scegliamo di parlare di educazione emotiva, di senso di sé, scegliamo, piuttosto che fare ore e ore e ore di trite e ritrite chiacchiere con vari corpi per la sicurezza dello Stato (basterebbe bilanciare gli inviti), di parlare alle alunne e agli alunni di sesso, perché nelle loro case, l’argomento non è trattato bene o non è assolutamente trattato. Spieghiamo loro il rispetto per chi sono e verso il prossimo, sotto ogni punto di vista e quando tentano di esprimersi, perché i nostri alunni tentano continuamente di farlo, accogliamoli consapevolmente.
Dal Manifesto “Tocca a noi”:
“La Risoluzione del deputato leghista Rossano Sasso, membro della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha l’obiettivo di ostacolare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole in merito a tematiche come l’identità di genere e l’orientamento sessuale, questioni che nella realtà di ogni giorno e nella vita delle ragazze, e dəӡ ragazzӡ sono estremamente sentite, e dunque meritevoli di approfondimento e divulgazione.
Con la volontà di generare paura nei confronti di una fantomatica e inesistente “Ideologia Gender”, la risoluzione elimina la necessità di portare nelle classi l’educazione all’affettività e alla sessualità, tornate al centro del dibattito politico dopo il terribile femminicidio di Giulia Cecchettin.”
Ho insegnato in vari istituti, e non ho mai avuto una classe in cui non fossero presenti persone esclusivamente eterosessuali e su questo voglio porre un enorme accento perché sento già qualcuno, dalle retrovie, esprimersi con frasi tipo: “ai tempi nostri tutto questo non esisteva”, “oggi ci sono troppe cose e i ragazzi seguono le mode”.
Ecco, l’accento è molto semplice: in un clima di iper repressione, quanti di noi hanno avuto la libertà concreta di poter essere se stessi?
Ai tempi vostri, forse, essere se stessi era meno facile, per questo è stato così facile non vedere.
Tocca a noi nel presente
Quando entro in un’aula, chiedo sempre ai membri della mia classe come vogliano essere chiamate o chiamati. Qualcuno si è fatto avanti, qualche volta, esplodono battute ironiche che spesso svelano o un disagio o incomprensione e visto che io sono la scuola, in quel momento, sono tenuta a rispondere a quell’esigenza di spiegazione. Senso critico e libertà di scelta, comprendere rendere liberi di scegliere da che parte stare.
Tocca a noi nel passato
Ho fatto esercitare le mie classi con il testo argomentativo ( ndr. link all’articolo sulle tipologie testuali) inserendo come traccia “educazione sessuale nelle scuole superiori sì o no”. Le due fazioni della classe rappresentavano tesi e antitesi, la cosa più divertente è stata vedere come l’antitesi facesse fatica a dare seri e validi motivi per non svolgere attività di educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Ma la cosa più esilarante, sagace e provocatoria l’ho ottenuta dalla mia vecchia seconda BU (che saluto con affetto).
Antitesi: “educazione sessuale no alle scuole superiori perché l’educazione sessuale deve partire dalle scuole elementari” e ancora “Prof. abbiamo studiato in scienze umane Freud e la sessualità nei bambini”.
Loro sono pronti, hanno urgenze, necessità e noi?
Tocca a noi, nel futuro
L’inclusività è un tema blasonato, tutti i giorni, in qualche corso senza senso, online e di una X università telematica, un fantomatico docente parla di inclusività inerente all’estrazione sociale, alla disabilità. Nessuno, mai, si azzarda a parlare di sessualità, di vita vera e violenze che sono visibili anche nelle nostre aule. Ragazze che non partecipano alle gite perché i fidanzati non vogliono, ragazzi che non possono indossare ciò che vogliono altrimenti vengono marchiati a vita.
Tocca a noi nel futuro, partendo da ora, subito, in questo preciso momento.
Ci vediamo in piazza.
Post Scriptum dell’autrice
Quando scrivo di un tema sociale, amo rifarmi alle esperienze che ho vissuto per rendere tangibile ciò che sto dicendo. Esorto chiunque legga questi contenuti e abbia una conoscenza diretta, ad esporsi per completare l’atto divulgativo e renderlo il più ampio possibile.
Benedetta De Nicola