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Bronzi di Riace: un tesoro senza tempo, continui misteri

Due antiche statue greche in bronzo – risalenti al V secolo -, scoperte nel 1972 al largo delle coste di Riace, in Calabria; nonostante i loro 52 anni conservano ancora misteri sotto la loro eccezionale nudità.

I bronzi di Riace, due statue raffiguranti guerrieri nudi sono passati alla storia per il loro stato di conservazione eccezionale e per la straordinaria qualità artistica.

Attualmente esposte al Museo archeologico Nazionale di Reggio Calabria, rappresentano un simbolo importante del patrimonio culturale e artistico della penisola italica. Nonostante dalla loro scoperta siano trascorsi “alcuni anni” – nel 2022 si è celebrato il cinquantesimo anniversario – tutt’oggi attorno alla figura dei due guerrieri vi sono ancora misteri e realtà da scoprire. 

Le nuove tecnologie applicate allo studio dei due bronzi, tra cui l’uso di laser e tecniche di Imaging avanzato per analizzare dettagli, hanno portato alla luce alcune novità. Recentemente sono stati oggetto di un approfondito check up per valutare il loro stato di conservazione: lo studio condotto dai restauratori del museo archeologico Nazionale di Reggio Calabria, in collaborazione con l’Istituto centrale per il restauro e l’università di Genova, ha fatto emergere un ottimo stato e in parallelo si sono aperte varie strade su quella che può essere la loro origine. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che le statue rappresentino i personaggi di Gelone e Ierone, i due fratelli tiranni di Siracusa – e da qui l’idea che i due bronzi possano essere stati trafugati dalla loro terra natia.

MA CHI ERANO GELONE E IERONE? 

I due sono descritti nelle fonti antiche e sono citati da storici come Pindaro ed Erodoto. Entrambi sono ricordati per le loro doti politiche e militari: Gelone viene descritto come un condottiero militare capace e unificatore, le cui doti di moderazione e il suo impegno nel miglioramento delle istituzioni civiche lo hanno reso eterno; Ierone viene presentato come un uomo ambizioso ma generoso, le cui doti più celebrate sono il suo mecenatismo e le vittorie navali.

Ancora nulla di certo, solo ipotesi; seguiranno aggiornamenti.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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