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From planet to plate. In che modo YEAST riflette su cibo e nutrizione

Per il terzo anno, dal Palazzo Marchesale del Tufo di Matino, fino al Convitto Palmieri di Lecce, il Salento ospita lo Yeast Photo Festival, un evento dedicato alla fotografia internazionale e al cibo, visitabile fino al 3 novembre.

La direzione artistica è di Edda Fahrenhorst e la direzione generale di Flavio&Frank e Veronica Nicolardi. Partendo dal tema scelto per il progetto, Food is identity (Il cibo è identità), l’edizione 2024 si concentra sul percorso che il prodotto compie, dalla terra al piatto: From planet to plate, fino alle nostre case.

From planet to plate

«Cosa avete mangiato oggi? A colazione, a pranzo, a cena, nel mezzo? E ieri? E dove avete preso gli ingredienti? Al mercato, al supermercato, al ristorante o nel vostro orto? Sono state cucinate pietanze al momento? Il cibo è stato trasformato? La terza edizione di Yeast Photo Festival si propone di porre delle domande. Si tratta del nostro cibo quotidiano e della sua provenienza. Siete consapevoli che per la vostra salsiccia deve essere prima ucciso un animale? Siete consapevoli che i veleni agricoli sono spesso utilizzati per garantire una crescita stabile di cereali e ortaggi? Sapete che da qualche parte nel mondo si combatte, armati fino ai denti, per l’acqua che fa crescere un avocado? Tutte queste situazioni non solo hanno un impatto sulla consapevolezza del nostro cibo, ma sollevano anche questioni sociali e ambientali».

Sono queste le parole di Edda Fahrenhorst, nel presentare Yeast, non solo un festival, ma una possibilità di incontro e dialogo con realtà anche molto distanti dalla nostra quotidianità, ma con cui, attraverso il cibo, spesso ci intrecciamo in maniera inconsapevole e drammatica.

Il festival

«Yeast Photo Festival nasce nel 2021 con l’obiettivo di indagare e promuovere un rinnovato rapporto uomo-ambiente attraverso il linguaggio della fotografia e delle arti visive. Il festival vuole essere un luogo di fermento e trasformazione culturale in cui proporre opere multimediali che raccontino il rispetto dell’ambiente e della biodiversità umana», spiega l’organizzazione, sottolineando quanto lo scopo del festival sia quello di porre domande, più che di proporre risposte, attraverso la fotografia, identificata come il mezzo migliore per immortalare, testimoniare e raccontare percorsi e vicende umane, comuni e dolorose.

From Planet to Plate si interroga sul rapporto dell’uomo con il cibo, incoraggiando ognuno di noi a riflettere su ciò che portiamo quotidianamente nelle nostre case e di cui spesso ignoriamo la provenienza. Il festival, con la sua terza edizione, torna a indagare il percorso del cibo, la sua filiera – coltivazione, allevamento, produzione, lavorazione e diffusione – e le conseguenze sul pianeta e sull’uomo. Tra queste, il cambiamento climatico, l’erosione del suolo e le intossicazioni da pesticidi e prodotti chimici.

I progetti in mostra

Quindici i progetti in mostra, alcuni dei quali esposti in Italia per la prima volta, tra «reportage, documentari, sperimentazioni e contaminazioni visive, storie di resistenza, per favorire una riflessione da molteplici punti di vista sul consumo consapevole del cibo».

Il racconto sull’impatto industriale della carne per l’ambiente e l’alimentazione nelle fotografie di Carolina Arantes (Holy Cow); un approfondimento sull’identità degli animali, oltre le “parti” di cui si compongono, firmato Florian W. Müller () e ipertrofia alimentare nella Collezione di Fotografia Vernacolare di Jean-Marie Donat Feast No More, dove animali – mucche e galline – sono protagonisti di confezioni dei prodotti ed enormi cartelloni pubblicitari, accompagnati da sorrisi e colori sgargianti.

Usanze e tradizioni culinarie, convenzioni della ristorazione ceca e rapporto con il cibo nelle fotografie di di Kateřina Sýsová (Kukbuk); ricordi di infanzia e giochi di luci e tinte in quelle di Sarah Boutin (Merci Pour Ton Agréable Visite, Les Jolies Fleurs Et Les Délicieuses Fraises) e, in forme differenti, della pugliese Alessia Rollo (Don’t Play with Food). L’importanza di condividere il momento dei pasti e di riconoscerne il valore nella vita di tutti i giorni, nelle immagini di Alexander Yegorov (Welcome to Yesterday).

Le conseguenze del cambiamento climatico in Sicilia, in Tropicalia, di Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, e l’innalzamento delle acque e le conseguenze della crisi climatica in Francia, nel progetto di Henrike Stahl, L’arc sera parmi les nuages. Poi il racconto di Nynke Brandsma, in Mijn Duifje (my dove / my lovely). A pact between a man and a bakery, una storia di scoperta e di ricerca e la narrazione di Nicoló Lanfranchi, l’incontro con il popolo Asháninka del villaggio di Apiwtxa, in Brasile, raccolto in scatti emozionanti in The Forest Knows.

Al Palazzo Marchesale di Matino, Pablo Ernesto Piovano (The Human Cost) racconta in bianco e nero la devastazione dovuta allo sfruttamento nelle piantagioni in Argentina e gli effetti sulla pelle di uomini, donne e bambini; mentre, in Green Shades, Axel Javier Sulzbacher descrive l’esplorazione dello stato messicano di Michoacán, le cui foreste vengono disboscate e incendiate illegalmente per far spazio alle piantagioni di avocado.

Ancora, un’indagine sui processi di produzione e distribuzione del cibo che coinvolge Kenya, Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cina e Paesi Bassi, in Food for Thoughts di Kadir van Lohuizen e Wahadi Seif Kousmate, in cui l’artista porta in scena le oasi, identificate come luogo di pace e armonia ideale che si perde in un deserto di aridità e incuranza.

L’appuntamento

Tre edizioni, un solo grande tema, un intero festival dedicato a cibo e nutrizione, vita, dolore e sofferenza, ambiente, umanità, miseria e scelta, cinque comuni della provincia di Lecce e oltre sette luoghi da visitare e in cui riflettere. Tutto è Yeast: una manifestazione fotografica, una denuncia silenziosa, una rappresentazione della condizione precaria del mondo e dell’uomo, più di una domanda a cui provare a rispondere.

Stefania Malerba

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Fonte immagini:

Copertina: Dalla serie Welcome to Yesterday © Alexander Yegorov. From the series Welcome to Yesterday © Alexander Yegorov

Immagine 1: Kuře na paprice. Il pollo alla paprika è un piatto originario dell’Ungheria. Era popolare in tutto l’Impero austriaco, anche nelle terre ceche, dove è ancora oggi una portata molto diffusa. Dalla serie Kukbuk © Kateřina Sýsová

Immagine 2: © FEAST NO MORE Ipertrofia alimentare nella Collezione di Fotografia Vernacolare di Jean-Marie Donat

Immagine 3: © Henrike Stahl per la residenza INSTANTS, Château Palmer e Leica, 2023

Immagine 4: L’uomo mette i piccioni in dei calzini per portarli a casa sua. Nei calzini i piccioni non si muovono e sono ancora vivi. Dalla serie Mijn Duifje © Nynke Brandsma

Immagine 5: © FEAST NO MORE Ipertrofia alimentare nella Collezione di Fotografia Vernacolare di Jean-Marie Donat

Stefania Malerba

Sono Stefania e ho poche altre certezze. Mi piace l’aria che si respira al mare, il vento sulla faccia, perdermi in strade conosciute e cambiare spesso idea. Nel tempo libero imbratto fogli di carta, con parole e macchie variopinte, e guardo molto il cielo.
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