Il Quarto Stato
Il capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo del 1901 fu ispirato da uno sciopero di lavoratori.
L’opera celebra l’affermazione di una nuova classe sociale, quella del proletariato appunto, che ha trovato la forza di rivendicare il rispetto dei propri diritti.
«L’avanzarsi animato di un gruppo di lavoratori verso la sorgente luminosa simboleggiante nella mia mente tutta la grande famiglia dei figli del lavoro»: così Pelizza da Volpedo definì il soggetto del suo capolavoro, Il quarto stato. Una folla di braccianti avanza compatta verso lo spettatore, dal buio dello sfondo alla luce in primo piano, cioè «il sole dell’avvenire» che li guida nella loro pacifica protesta.
Al centro della composizione si stacca un gruppo di tre persone formato da un uomo maturo, seguito da uno più anziano e da una giovane donna con un bimbo in braccio. L’uomo al centro del quadro è il fulcro dell’intera scena: la sua posizione privilegiata e la luce che lo colpisce in pieno lo fanno apparire come il capo della protesta.
Gli atteggiamenti degli scioperanti, mostrati per lo più in veduta frontale mentre discutono fra loro, sono caratterizzati con molta precisione. Le figure maschili sono rese statuarie dalla fermezza del modellato; la donna, che con il suo atteggiamento sembra voler incoraggiare i propri compagni, è talmente bella da richiamare l’antica statuaria greca.
La realizzazione di questo quadro tenne Pellizza occupato per più di dieci anni, con bozzetti, studi, disegni, versioni che non riuscivano mai a soddisfarlo del tutto. La tecnica divisionista, a sottili pennellate accostate una all’altra, fu applicata in quest’opera in modo magistrale. Ma l’insuccesso del quadro fu talmente bruciante per l’autore che questi decise di chiudere con la sua fase sociale per tornare alla pittura di paesaggio. Non avrebbe mai immaginato che Il quarto stato sarebbe diventato, nel secondo Novecento, uno dei quadri ottocenteschi italiani più conosciuti e ammirati, al punto da diventare una vera e propria icona.
L’artista
Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) è stato uno dei più importanti pittori divisionisti in Italia. Dopo un esordio come pittore verista, infatti, aderì al Divisionismo italiano adottandone sistematicamente la tecnica pittorica. Sensibilizzato dal pensiero di Engels e dalle letture del marxista italiano Antonio Labriola (1843-1904), sentì l’esigenza di approfondire nei suoi quadri le tematiche sociali; scrisse infatti a un amico: «Sento che ora non è più l’epoca di fare dell’arte per l’arte, ma dell’arte per l’umanità». Egli era infatti convinto che nella società moderna al pittore spettasse un importante compito di educatore, capace di sensibilizzare attraverso l’arte la popolazione alle problematiche sociali.
Lucia Russo
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