Le 5 Chiese più particolari e misteriose d’Italia: l’irripetibile fascino dell’insolito
Nel cuore della nostra Italia, dove storia e cultura, come in un coloratissimo mosaico, si intrecciano e si arricchiscono a vicenda, esistono luoghi di culto che sfidano la convenzionalità delle imponenti cattedrali e, celandosi distanti dagli itinerari turistici maggiormente battuti, nascondono il loro volto al di là di un velo di mistero e meraviglia.
L’insolito, si sa, ci suggerisce spesso un fascino antico, nato dal paradosso di qualcosa che, sfuggendo alle regole mentali che ci prefiggiamo, si presenta come completamente diverso da ciò che ci aspetteremmo. È il caso di queste cinque Chiese italiane che, insolite e fuori dal comune, a tratti persino misteriose, meritano di essere raccontate e conosciute.
Basilica di San Francesco – Ravenna
Eretta tra il IX e il X secolo e nota per aver ospitato, nel 1321, le esequie del poeta Dante Alighieri, la Basilica di San Francesco in Ravenna presenta una particolarità più unica che rara: al di sotto del suo presbiterio, infatti, è collocata una piccola cripta che, trovandosi al di sotto del livello del mare, appare completamente sommersa, come se fosse una sorta di piscina in cui nuotano anche diversi pesci rossi. L’acqua, pur ricoprendo di una delicata trasparenza il pavimento, non impedisce di scorgerne i meravigliosi mosaici i quali, anzi, ne risultano valorizzati, grazie soprattutto ad un suggestivo effetto iridescente che colpisce le pareti e le volte della cripta.
Chiesetta di Piedigrotta – Pizzo
La Chiesetta di Piedigrotta, situata nei pressi di Pizzo, rappresenta forse uno di quei pochissimi esempi di edificio religioso unico al mondo. Secondo la leggenda, verso la fine del XVII secolo, un veliero che navigava nel vicino Golfo di Sant’Eufemia fu colpito da una violenta tempesta e naufragò contro gli scogli, andando in pezzi. I marinai, rimasti miracolosamente illesi, attribuirono la loro salvezza ad un voto che, durante l’imperversare della bufera, avrebbero pronunciato dinnanzi ad un quadro della Madonna, custodito nella cabina del loro capitano: gli uomini, qualora fossero sfuggiti alla morte, si sarebbero impegnati nell’erigere una cappella votiva a Lei dedicata, esattamente nel punto in cui avrebbero toccato terra sani e salvi. La tradizione vuole che il dipinto, a differenza del resto dell’imbarcazione, fosse giunto sul litorale perfettamente integro, come carezzato dolcemente dalle onde dello stesso mare che, pochi attimi prima, aveva seminato terrore e distruzione. I marinai tennero fede al voto e scavarono nel tufo una piccola cappelletta, in seguito ampliata dai pescatori e dagli abitanti locali. Ad oggi, la vista di questo luogo, perfettamente incastonato a pochi metri dalla Costa degli Dei, appare assolutamente sensazionale: stupendi gruppi scultorei in tufo abbelliscono l’interno della Chiesa, la quale si sviluppa all’interno di una vera e propria grotta; essendo esposta a Ponente, inoltre, ad impreziosire ulteriormente il sito sono i raggi del sole che, penetrando nella profondità delle caverne, mettono in risalto le straordinarie colorazioni dei sali minerali che ricoprono le pareti.
Chiesa di San Bernardino alle Ossa – Milano
Immaginate di entrare in una Chiesa nel pieno centro di Milano e di notare, oltre ai canonici dipinti e affreschi, delle decorazioni uniche fatte con teschi umani, vertebre, femori e ulne; probabilmente pensereste di essere capitati, per sbaglio, su un set di un film dell’orrore, eppure vi trovereste nell’imponente ossario della celebre Chiesa di San Bernardino alle Ossa. “Un nome un destino”, dicevano i latini. Di fatto, questo inquietante luogo di culto appare caratterizzato da pareti completamente ricoperte da migliaia di resti umani che, disposti nelle nicchie e sui cornicioni, adornando i pilastri e gli stipiti delle porte, conferiscono un senso macabro agli interni e costituiscono un efficace controcanto alla grazia delle decorazioni rococò. Le origini del complesso, risalente al XIII secolo, sono da collocarsi in relazione alla fondazione dell’Ospedale di San Barnaba in Brolo e del cimitero ad esso adiacente; secondo la tradizione, infatti, la capacità effettiva del cimitero si dimostrò presto inadeguata ad accogliere le esigenze del contiguo ospedale e, per ovviare a tale problema, venne costruita una camera destinata a conservare i resti in eccesso, al fianco della quale sorse poi una piccola chiesa. Ristrutturata e ampliata nel XVII secolo, si ritenne significativa l’idea di decorare una delle cappelle dell’edificio con le ossa provenienti dal cimitero, costituendo un notevole precedente per la Capela dos Ossos di Evora che il re Giovanni V del Portogallo, rimasto incantato dalla cattedrale milanese, fece costruire sul suo modello.
Abbazia di San Galgano – Chiusdino
Divenuto celebre grazie all’appellativo di Abbazia coperta di cielo, il complesso in rovina di San Galgano, immerso nella campagna senese, rappresenta uno dei luoghi più affascinanti ed evocativi dell’intera Toscana. A renderlo unico, ancora una volta, la sua storia. L’Abbazia, infatti, venne costruita e consacrata nel XIII secolo dai monaci cistercensi e, anche in virtù della sua ricchezza, divenne ben presto un importante centro economico, oltre che meta di numerosi pellegrinaggi. L’inesorabile declino del sito iniziò nel secolo successivo quando, a seguito della carestia del 1328, della peste del 1348 e degli innumerevoli saccheggi condotti dalle compagnie di ventura, la comunità monastica si ridusse drasticamente, fino a contare, alla fine del XIV secolo, soltanto otto persone. In seguito, in vista della costruzione di Palazzo San Galgano, i monaci decisero di trasferirsi definitivamente in città, abbandonando per sempre il monastero. Risulta, da una relazione del 1576, che abitasse presso l’Abbazia un solo monaco che neanche portava l’abito da frate, che nulla restava delle splendide vetrate colorate e che le condizioni delle volte e delle navate, ormai crollate in più punti, continuavano a peggiorare, mentre, in un’altra relazione datata 1662, addirittura si legge: “La chiesa non può essere tenuta in peggior grado di quello che si trova e vi piove da tutte le parti”. Lungo il Settecento, l’Abbazia perse quanto restava delle volte e, infine, nel 1786 crollò su sé stesso il maestoso campanile, inaugurando una nuova fase della storia del monastero che, ormai sconsacrato, ospitò addirittura una fattoria. Ad oggi, l’immensa struttura gotica dell’Abbazia di San Galgano, priva di tetto e ricoperta di cielo, domina ancora il paesaggio toscano, richiamando a sé migliaia di turisti che, attratti dal perfetto connubio di arte e natura, non possono che restare a bocca aperta di fronte a questo luogo magico e incontaminato.
Santuario della Beata Vergine delle Grazie – Curtatone
Il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, a Curtatone, pur rappresentando un fulgido esempio di gotico lombardo, non si trova in questa lista per questo motivo. Ricordandoci, infatti, che è sempre sbagliato giudicare un libro dalla copertina, il Santuario si presenta con una facciata tutto sommato piuttosto classica, mentre ad apparirci del tutto insoliti risultano alcuni particolari che caratterizzano gli interni. Alzando gli occhi sul soffitto splendidamente decorato, ad esempio, noterai un grosso coccodrillo imbalsamato che scruta il visitatore con fare sinistro; esso rappresenterebbe, secondo l’antica simbologia cristiana, una personificazione del diavolo e del peccato, tenuto incatenato in alto con lo scopo di rendere innocuo il male e, al contempo, esporre un monito per i fedeli contro l’umana predisposizione all’errore. I particolari inconsueti e fuori dal comune, tuttavia, non sono certamente finiti qui: numerose figure in cartapesta, estremamente realistiche, decorano le pareti dell’unica navata gotica, mentre suscitano la tua attenzione quella di un uomo impiccato e quella ritraente un condannato a morte in attesa dell’inesorabile ghigliottina. Incredibili, se non spaventosi, poi, la miriade di bubboni di peste, occhi, seni e arti dipinti lungo tutto l’edificio, con lo scopo di presentare richieste di miracoli, oppure di ringraziare Dio per grazia ricevuta. Impossibile non notare la stravaganza di questo luogo in cui cristianesimo e paganesimo sembrano costituire un unico, straniante, contesto dissonante e, forse proprio questo, così affascinante.
E così, dopo aver attraversato il velo di mistero che avvolge queste cinque chiese straordinarie, ci rendiamo conto che l’insolito non è mai solo un capriccio dell’immaginazione, ma un invito a esplorare le pieghe più profonde del nostro inconscio. Camminando tra le loro navate, infatti, siamo stati in grado di avvertire l’eco di preghiere lontane e il fruscio di leggende dimenticate, immerse nel fascino di un tempo che sembra essersi fermato. Le pareti di pietra, cariche di simbolismo, raccontano di speranze, paure e riti, mentre, in questo abbraccio tra sacro e profano, ci siamo trovati a contemplare non solo la bellezza di queste opere, ma anche il mistero dell’animo umano, intriso di domande a cui, forse, non sarà mai veramente necessario rispondere.
Antonio Palumbo
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