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Scoperta archeologica ad Aquileia: i resti dell’antica città riaffiorano dalle acque di Grado

Nelle acque al largo di Grado, in Friuli Venezia Giulia, una scoperta eccezionale ha portato alla luce resti archeologici dell’antica Aquileia.

Una delle città romane più importanti della storia. 

Grazie a moderne tecnologie e ricerche subacquee, gli archeologi dell’Università di Udine hanno individuato relitti di navi, altari funerari e strutture monumentali sommerse, gettando nuova luce sulla vita economica e culturale di Aquileia, snodo cruciale per i commerci dell’Impero Romano.

Un ritrovamento affascinante, lungo atteso,  certamente in grado di offrire uno scorcio nelle meraviglie che la città imperiale doveva sfoggiare al tempo del suo massimo splendore.

Le scoperte archeologiche subacquee nelle acque di Grado sono frutto di anni di ricerche mirate. Un lavoro lungo, spesso infruttuoso, che ha richiesto forza lavoro, pazienza e l’entrata in azione di innovazioni tecnologiche uniche. Ma la determinazione paga, eccome: dall’acqua emerge, splendida, l’antica Aquileia. Insieme ad essa, vite e saperi perduti, bellezze e una nuova luce sulla storia. Tra reperti più significativi ci sono diversi relitti di navi romane, in ottimo stato di conservazione grazie ai sedimenti che li hanno protetti per secoli. Questi relitti navali forniscono preziose informazioni sul traffico marittimo e sulle rotte commerciali che attraversavano il Mediterraneo antico. 

Le navi ritrovate, rinvenute, e ora in attentissimo lavoro di recupero e conservazione avevano un ruolo essenziale nel commercio del grande impero: trasportavano merci come anfore di olio, vino e vari generi alimentari. La scoperta conferma una teoria a lungo sostenuta da storici e archeologi: l’importanza di Aquileia come nodo commerciale tra il Mediterraneo e l’Europa centrale. Situata nell’entroterra, ma collegata al mare tramite un complesso sistema di canali e porti secondari, Aquileia era un crocevia di scambi commerciali. Il porto di Grado era un cruciale punto di snodo per le merci provenienti dall’Adriatico e destinate all’interno dell’Impero.

Non solo relitti nelle acque di Grado, gli archeologi hanno rinvenuto anche un’area funeraria romana con iscrizioni che potrebbero rivelare nuovi dettagli sulle pratiche religiose e luttuose dell’epoca romana. La storia riaffiora e trionfa grazie alle tecnologie avanzatissime impiegate nella missione archeologica incentrata sul mar Adriatico, scrigno di tesori ancora irraggiungibili e inesplorati. 

L’università di Udine, grazie a sonar e droni subacquei, intende procedere con la ricerca in loco, volendo portare alla luce la città sommersa nel mare. Grazie al sistema GNSS (Global Navigation Satellite System), i ricercatori hanno potuto registrare con esattezza la posizione dei reperti, creando una mappa tridimensionale del sito archeologico sommerso. Una vera rivoluzione, importantissima, che potrebbe portare al cambiamento dell’archeologia come la conosciamo. In futuro, ben oltre i ritrovamenti – già incredibili – di Grado, si potrebbe attuare una capillare mappatura dell’Adriatico alla ricerca del passato. 

Le scoperte fatte nelle acque di Grado, come spesso confermato dagli stessi ricercatori, sono appena l’inizio di una serie di progetti volti a preservare e valorizzare il patrimonio sommerso di Aquileia. Gli archeologi stanno già lavorando per comprendere meglio la funzione delle strutture ritrovate e per garantire la conservazione dei reperti, la cui cura è necessaria per la preservazione e la rilevazione delle informazioni più utili e affascinanti per gli studiosi. 

Si parla già, grazie alla meravigliosa scoperta, della nascita di museo sottomarino, con la possibilità di avvicinare il pubblico ai resti della antica Aquileia. Un po’ come fatto già in altri importanti siti archeologici italiani, come la bellissima Baia Sommersa a Bacoli, in Campania, il museo sommerso potrebbe diventare una attrattiva potente per il grande turismo locale: lo splendore delle acque e delle rovine in un connubio magico, da sogno. 

Sveva Di Palma

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Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.
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