Elena Cecchettin risponde a Valditara: cosa ha fatto in quest’anno il governo?
A cospetto della fondazione dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin, presentata alla Camera dei Deputati il 18 novembre, quanto sostenuto dal Ministro Valditara è stato fonte di forti polemiche.
Il ministro Valditara ha affermato che: l’incremento della violenza di genere è “legato anche a forme di marginalità” derivanti “da una immigrazione illegale”.
Con quest’affermazione ci ritroviamo di fronte ad un atto irrispettoso. Parliamo dello sfruttamento di un problema sociale: quello della violenza, movente di una società patriarcale.
Considerare “l’atto migratorio” come una delle cause dell’aumento dei casi di violenza è un modo per far emergere l’indole di pensiero razzista e mostrare dissenso verso un tema – il patriarcato – che tutt’oggi esiste, registrando un elevato numero di vittime.
Il 18 novembre, Gino Cecchettin affiancato dalle autorità e dai giornalisti presenta la fondazione dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin alla camera dei Deputati. La fondazione baserà il proprio lavoro su progetti di formazione per l’educazione all’affettività e aiuterà le ragazze nel loro percorso di studi. Una serie di progetti mossi dall’amore che lega loro a Giulia e dal bisogno di dire “basta” ad un sistema intriso di possesso, egoismo e cattiveria, un vortice buio che continua ad inghiottire tante donne. La volontà è quella di rendere l’amore e il rispetto il centro della propria esistenza, proprio come la vita di Giulia era “intrisa d’amore”.
Il ministro Valditara, non essendo in loco, attraverso un video-intervento ha “manifestato” la sua presenza scuotendo gli animi e lasciando che la perplessità si stendesse su gran parte della camera.
Ha affermato che “la lotta al patriarcato è ideologia”, aggiungendo che l’aumento delle violenze contro le donne è causato dalla “devianza” delle persone migranti.
Per contro, le statistiche smentiscono le sue affermazioni: oltre l’80% dei femminicidi in Italia è commesso da italiani, come ammesso dal segretario di +Europa Riccardo Magi. A contrastarlo aspramente altri deputati, come: Laura Boldrini che dice “Un intervento imbarazzante. Per non parlare di quanto sia stato grave non citare mai né Giulia Cecchettin, né l’impegno contro il patriarcato del padre Gino”.
La sorella di Giulia, Elena Cecchettin ha deciso di rispondere al ministro Valditara:
Oltre al depliant proposto (che già qua non commentiamo) cos’ha fatto in quest’anno il governo? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere le forze e a creare qualcosa di buono per il futuro? Dico solo che forse, invece che fare della propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco e “per bene”, si ascoltasse e non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro Paese ogni anno.
Con le sue parole pungenti, Elena Cecchettin è portavoce di una dinamica sociale viva e calda. Giulia è stata vittima di un ragazzo italiano e proveniente da una buona famiglia. Omettere questo per fare spazio ad una considerazione razzista equivale a ledere pubblicamente la memoria di Giulia Cecchettin, che regge le fondamenta di un progetto coltivato e nato da una tragedia che ha sconvolto l’intera popolazione.
Un progetto di cui non sembra che Valditara abbia compreso l’importanza: economia, programmi scolastici, prevenzione, formazione, ridefinizione dei ruoli familiari e sociali sono soltanto una parte di quello che la fondazione tratterà.
Di fronte all’amore e alla sete di giustizia che può guidare un padre ferito e alla volontà di rivalutare un sistema tossico, il ministro Valditara risponde incolpando l’immigrazione clandestina. Ci ritroviamo a vivere in un paese con a capo un governo in cui il “Ministro della cultura” preferisce dare riscontri superficiali, indice di deresponsabilizzazione.
In fin dei conti, la deresponsabilizzazione traccia la linea su cui gravitano le nostre istituzioni riguardo alla violenza sulle donne.
Alessandra Lima
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