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Il fenomeno Onlyfans esiste?

Mai avrei pensato di entrare nel club di coloro i quali bucano i Super Santos ai ragazzi che subito dopo pranzo giocano sotto il proprio terrazzo, ma anche per me è arrivato il compimento di questa “fase di crescita” (suvvia, si scherza).

Il successivo tassello da spuntare è il giudizio bacchettone da nonna che critica la nipote per la minigonna.

Scherzi a parte, dall’alto dei miei 28 anni, quando mi giro attorno non ritrovo più la spensieratezza e la stravaganza dell’infanzia e dell’adolescenza: da bambina e poi successivamente da ragazza hanno avuto la meglio la frangia e la salopette con la camicia da boscaiolo (ed ero alla moda). Ciò che ora vedo altro non è che bisogno di essere accettati per forza dai canoni imposti dalla società; sui social e per strada vedo gruppi di ragazzi e ragazze che sembrano fatti con lo stampino: All Stars ai piedi, jeans strappati anche sulle chiappe, polo – o dovrei dire pezzi di polo essendo più top che altro – di ogni colore e prezzo.

Una continua corsa all’apparenza, all’apparenza di cosa poi? Non è ciò che si è dentro ad avere davvero importanza? Secoli di lotte e ancora ci preoccupiamo di ciò che gli altri pensano di noi. I media, gli (un)social network, i bombardamenti sociali, la poca cultura la fanno da sovrani. Tutto e subito è la nuova legge del mercato: al diavolo “l’attesa del piacere è essa stessa piacere”; più una cosa è accessibile, più è in voga. E nonostante il poco sentimentalismo, è questa la realtà nuda e cruda che viviamo da un ventennio a questa parte. E se da una parte del globo si prova a ritornare alle origini (vedi green communities e “comunità per la verginità” dai mali del secolo), dall’altra si è ben pensato di “vendere” il proprio corpo per guadagnare. Parlo proprio del social bianco e celeste (niente a che vedere con i colori del calcio Napoli) ormai da mesi sulla bocca di tutti: Onlyfans. Inizialmente nato per la mera condivisione dei propri contenuti, è ormai un canale dedicato alla pornografia (nell’agosto 2021, l’azienda ha annunciato che, da ottobre 2021, sarebbe stato proibito pubblicare sulla piattaforma contenuti pornografici – non è ben chiaro se abbiano delle fette o dei prosciutti interi sugli occhi). Consente ai suoi creators di pubblicare contenuti e di ricevere finanziamenti direttamente dai loro fan con un abbonamento mensile; attualmente presenta un numero totale di iscritti pari a 150milioni.

150milioni di persone che pagano per vedere uno spettacolino di marionette: vite studiate a tavolino che non fanno altro che innescare nello spettatore frustrazione e desiderio di “vivere una vita, o talvolta più vite, diverse dalla propria”. Eppure la democrazia lo permette: essa permette ad un pincopallino qualsiasi di dire o fare qualsiasi cosa gli venga in mente. E “chissene” se pur di guadagnare io vendo una foto del mio corpo senza veli, o se vivo la mia sessualità con il mio compagno/la mia compagna davanti ad uno schermo? Probabilmente quando Umberto Eco affermava che “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.” Ci aveva visto veramente lungo.

Che nostalgia quando ho aperto il mio primo profilo Facebook e finalmente si riusciva a comunicare con i parenti dall’altra parte del globo… “Tutto cambia. Nulla resta uguale.” eppure noi uomini proprio non riusciamo a trarre insegnamento dai nostri errori.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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