Marian Diamond e la neuroplasticità
Marian Cleeves Diamond (1926-2017) era una neuroscienziata americana.
Professoressa di anatomia alla Berkeley (University of California), è ricordata soprattutto per le sue scoperte rivoluzionarie sulla neuroplasticità.
Biografia / Prima educazione
Marian Diamond è nata a Glendale, in California, come sesta ed ultima figlia di Montague Cleeves (fisico) e Rosa Marian Wamphle (insegnante di latino). Con i fratelli ha frequentato la Clark Junior High e poi la Glendale High School, per poi iniziare gli studi universitari al Glendale Community College. Successivamente si è trasferita alla Berkeley (University of California) dove ha anche ottenuto una letter per il suo impegno nel tennis.
Nel 1948 Marian si è laureata alla Berkeley e ha trascorso l’estate nell’ambiente stimolante dell’Università di Oslo.
È stata la prima donna (“first female student”) a concludere gli studi universitari nel dipartimento di anatomia. La scienziata ha poi iniziato ad insegnare, passione che coltiverà anche dopo essere andata ufficialmente in pensione, mentre continuava gli studi per il dottorato, il quale è stato concluso con una tesi sull’anatomia umana intitolata “Functional Interrelationships of the Hypothalamus and the Neurohypophysis”, pubblicata nel 1953.
Carriera accademica e scientifica
Marian Diamond è stata la prima donna ad ottenere il ruolo di “science instructor” alla Cornell University per insegnare biologia umana e anatomia comparativa dal 1953 al 1958. Dal ’53 al ’54 ha anche lavorato come assistente di ricerca all’Università di Harvard. Nel 1960 è ritornata alla Berkeley (University of California) come insegnante, dove poi è diventata Professore Emerito.
È stata parte di un grande progetto di ricerca sulla plasticità nella corteccia cerebrale dei mammiferi, condotto con il chimico Edward Bennett e gli psicologi David Krech e Mark Rosenzweig.
Gli studi sul cervello di Albert Einstein
Nel 1984, Marian Diamond riesce ad ottenere quattro “pezzi” del cervello di Albert Einstein da Thomas Stoltz Harvey.
Thomas Harvey era il patologo presente all’ospedale di Princeton al momento della morte di Einstein nel 1955. È stato lui a condurre l’autopsia durante la quale ha rimosso il cervello, di cui poi ha preso personalmente possesso.
Marian Diamond, dopo anni di studio e accompagnata dalla sua squadra di ricercatori, ha scoperto che nell’area 39 dell’emisfero sinistro del cervello di Einstein l’incremento del numero di cellule gliali per neurone era statisticamente maggiore rispetto ai cervelli di controllo. QUI per approfondimenti.
Studi sulla neuroplasticità
Marian Diamond è stata la prima scienziata ad ottenere risultati circa la neuroplasticità anatomica nel 1960. La convinzione del tempo era che la natura del cervello fosse determinata unicamente dalla genetica e che fosse quindi immutabile, statica.
Diamond arriva ad una scoperta straordinaria: le componenti strutturali della corteccia cerebrale possono essere alterate da ambienti arricchiti o impoveriti a qualsiasi età (dall’età prenatale a quella estremamente anziana).
Ha scoperto che vi sono delle differenze tra maschio e femmina in relazione all’organizzazione della struttura cerebrale, ed anche che il pensiero positivo può influire sul sistemo immunitario: in un progetto di ricerca ha scoperto che la corteccia cerebrale frontale dorsolaterale è bilateralmente carente nel topo immunocompromesso e che questa condizione può essere invertita con trapianti timici. Negli esseri umani, la stimolazione cognitiva aumenta i linfociti T CD4 positivi in circolazione, supportando l’idea che l’immunità possa essere modulata volontariamente.
L’Effetto Matilda
Sebbene Marian Diamond abbia (fortunatamente e giustamente) ricevuto i meriti per la sua genialità, il suo impegno e le sue scoperte, in parte è stata anche lei una vittima dell’effetto Matilda.
In particolare, è accaduto nel 1964, quando era imminente la pubblicazione di un suo importante articolo.
Poco prima della pubblicazione, Marian scopre che i nomi dei co-autori dell’articolo erano stati messi in primo piano e prima del suo, che invece era stato aggiunto tra parentesi.
Il forte senso di ingiustizia l’ha spinta a protestare, poiché il fenomeno descritto nell’articolo era il risultato anche del suo lavoro e finalmente, quando l’articolo è stato pubblicato, il suo nome non era più tra parentesi ma in primo piano accanto ai nomi dei suoi colleghi. Dove avrebbe dovuto essere dal principio.
Conclusioni
Questa è una delle storie più belle e positive di questa rubrica, perché a Marian è stato riconosciuto quasi tutto quello che le spettava. Il suo lavoro è stato essenziale per una approfondita analisi e comprensione del cervello umano. Qui alcuni dei premi che ha ricevuto:
- National Gold Medalist and Award for California Professor of the Year. Given by the Council for Advancement & Support of Education (Washington D.C.)
- California Biomedical Research Association Distinguished Service Award.
- Alumna of the Year. Awarded by the California Alumni Association.
- Presence in the San Francisco Chronicle Hall of Fame.
- University Medal. University of Zulia (Maracaibo, Venezuela).
- Brazilian Gold Medal of Honor.
- Benjamin Ide Wheeler Service Award.
- The Distinguished Senior Woman Scholar in America. Awarded by the American Association of University Women (1997).
- Clark Kerr Award. Given for her Distinguished Leadership in Higher Education (2012).[24]
- International House Alumni Faculty Award (2016).
- Paola S. Timiras Memorial Award for Aging Research. Awarded by the Center for Research and Education in Aging (CREA) 2016.
La carriera accademica e scientifica di Marian Diamond è stata onorata e ricordata anche in un documentario intitolato “My Love Affair with the Brain: The Life and Science of Dr. Marian Diamond” (2017).
I produttori Catherine Ryan e Gary Weimberg di Luna Productions hanno accompagnato con le loro telecamere Marian durante i suoi ultimi cinque anni di ricerca e di insegnamento. Con la voce narrante della neuroscienziata e attrice Mayim Bialik, il documentario riesce a trasmettere la curiosità e la passione che Marian Diamond ha sempre avuto per la scienza e per il cervello umano, oltre che al grande amore che nutriva verso l’insegnamento.
Marcella Cacciapuoti
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