Il volto umano della crisi a Gaza: il tuo
Mia sorella mi sorride, allora io mi alzo dalla sedia, le vado vicino, siedo il culo sul materasso, è soffice. Poso la testa sulla sua spalla destra e rimaniamo così, in silenzio.
A Gaza uccidono le bombe. A Gaza uccidono la fame e la sete. A Gaza, la vita è una costante lotta per la sopravvivenza.
La Striscia di Gaza è una piccola regione del Medio Oriente che da anni è al centro di un conflitto enorme.
Le continue violenze, gli assedi e le distruzioni hanno portato la popolazione a vivere in condizioni umanitarie drammatiche.
Gli attacchi aerei e i bombardamenti hanno causato la distruzione di case, scuole, ospedali e infrastrutture.
Molte persone hanno perso la vita o sono rimaste ferite. Molte persone sono sempre in attesa di un grido d’aiuto.
Si può morire due volte? La risposta è no, ovviamente, ma è ciò che accade a Gaza.
Qui manca tutto, cibo, acqua, elettricità e medicine per gli ospedali, rifugi sicuri.
“Qui non esistono posti sicuri. Qui le violenze non si limitano.”
Qui ci sono stati dei giorni felici, giorni a sognare, a incollare le fotografie.
“Qui oltre il mare c’è il niente.”
Siamo tutti responsabili se non riusciamo a fermare il male e consentiamo il disprezzo della vita. Siamo tutti responsabili dello scandalo della guerra. Tutti.
La gente vive per anni e anni, ma in realtà, è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata.
Allora, lì, è felice. Lo vedi. Lo senti. E il resto del tempo, è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. E, quando aspetti o ricordi, non sei né triste né felice.
Sembri triste, in realtà, stai solo aspettando, stai solo ricordando. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana. Tu sei lontana.
Vedessi com’è bello il cielo questa sera. A guardarlo adesso non sembra vero che sia lo stesso.
Mi dici che “Ogni istante è prezioso” e tu sei tra quelli. E ora lo sai. Sai come fanno i bambini a ridere ancora dove la guerra rompe le case e il sole. Te lo ricordi? Ora sei tu che potresti spiegarmelo bene e non come la TV, ma con le tue parole.
Spiegarmi perché tutti parlano di pace e più ne parlano più la pace non arriva mai. E poi, potresti pensare ai sapori di qua, quando è sera. Io sono qui. I fuochi qui sono spenti.
Dentro la città dai muri d’oro, io lo so che mi leggi. Lo so che sogni ancora la normalità.
Io qui, mentre condivido la tua voce, chiedo al mondo di non guardare altrove.
Chiedo compassione, solidarietà e azione.
Chiedo di non lasciare che Gaza diventi rumore bianco.
Chiedo a quel cuore di smeraldo di non fermarsi.
E chiedo a te. Devi tornare, fai come i gatti, stai giù.
Francesca Scotto di Carlo
Vedi anche: L’anatomia del genocidio
ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCA SCOTTO DI CARLO