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La Cascata delle Marmore: la storia, tra ingegno romano e meraviglia naturale


La cascata delle Marmore è molto più di uno spettacolo naturalistico.

La sua storia ha radici ben più profonde di quelle che i più conoscono: costruita durante l’Impero Romano per risolvere alcuni problemi legati alle paludi, è l’esempio lampante della conoscenza ingegneristica romana e del connubio tra uomo e natura.


Chi lo avrebbe mai detto? Io anche ignoravo la storia delle cascate più famose d’Italia. Emblema dell’Umbria e dell’Italia intera la Cascata delle Marmore, che deve il suo nome ai depositi di sali di calcio presenti sulle rocce, è artificiale. Creata – la cui costruzione fu ordinata dal console Mario Curio Dentato – nel 271 a.C. per deviare le acque del fiume Velino con l’obiettivo di evitare che le paludi sull’Altopiano reatino causassero l’insorgere di malattie e pestilenza, ha un’altezza complessiva di 165 metri, il che la rende una delle cascate più alte d’Europa, con il primo salto che presenta una caduta di circa 83 metri. La storia di questa cascata ha vissuto nei secoli alti e bassi, difatti durante il medioevo e nei secoli successivi fu oggetto di controversie tra gli abitanti di Rieti e Terni e non fu sempre ben mantenuta; la sua riscoperta è avvenuta a partire dal 1500 quando l’architetto Antonio da Sangallo Il giovane lavorò al miglioramento del sistema idraulico, tant’è che nel XIX secolo è divenuta meta turistica importante, celebrato dai viaggiatori del Grand Tour.


Attualmente il flusso d’acqua della cascata è regolato da una centrale idroelettrica, il che implica l’attivazione solo in orari prestabiliti, durante i quali l’acqua viene rilasciata in grande quantità creando un impatto visivo straordinario.


“Il fragore delle acque! Dal precipizio vertiginoso
il Velino frantuma la ruvida roccia;
la caduta delle acque! Rapida come la luce
la massa schiumosa scuote l’abisso”.

Da Childe Harold’s Pilgrimage di Lord Byron


CURIOSITÀ SULLA CASCATA DELLE MARMORE

Alla Cascata delle Marmore è legata la leggenda di Nera e Velino, due giovani amanti osteggiati dagli dèi. Nera era una bellissima ninfa, figlia del dio Appennino; Velino era un giovane pastore forte e coraggioso. Ben presto si unirono spinti da un amore profondo, ma la loro relazione non era approvata dagli dèi che ritenevano immorale che una creatura divina si unisse a un mortale. Giunone decise di separare i due innamorati e trasformò Nera in un fiume; quando Velino venne a sapere ciò che era accaduto alla sua amata fu preso dalla disperazione e non potendo vivere senza di lei si arrampicò su una roccia e si gettò nel vuoto, deciso a riunirsi con la sua amata. Gli dèi colpiti da questo gesto d’amore trasformarono anche Velino in un corso d’acqua, in quello stesso corso d’acqua che precipita giù creando la Cascata delle Marmore. Da allora, le acque del Velino si uniscono a quelle del Nera, in un abbraccio eterno.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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