Lo spirito del Natale in giro per il mondo: tradizioni a confronto
Mettiamo insieme un gruppo di persone e facciamo sperimentar loro qualcosa di profondamente emotivo, per esempio una città in festa, animata da luci e canti, nel periodo più intenso dell’anno: il Natale.
Una coltre magica coprirà la città ed un sentire innato di unione e condivisione attraverserà le strade: è ciò che chiamiamo “lo spirito del Natale”.
Viaggiando in giro per il mondo, lo spirito natalizio resta sempre uguale a sé stesso, ma cambia il contenuto della sua valigia di paese in paese, riempiendola dei suoni, i profumi e le tradizioni più varie. A volte ama viaggiare leggero, altre, quando il suo bagaglio è pieno quasi da scoppiare, sta andando in un paese in cui la parola d’ordine per le festività natalizie è: esagerare.
Dal fracasso americano…
Se vi sono venuti in mente proprio gli Stati Uniti, no, non vi state sbagliando. In America, si sa, è tutto grande il doppio, e la regola non cambia quando parliamo del Natale: enormi sono il rumore, il chiasso e, ovviamente, gli addobbi natalizi, tanto che si finisce per competere sulla casa che ha le decorazioni natalizie più abbondanti. A New York, soprattutto nel famoso quartiere di Dyker Heights, Brooklyn, sono infatti tipiche le passeggiate o i giri in auto per osservare quello che diventa un vero e proprio spettacolo di Natale all’aria aperta. Un tripudio di lucine scintillanti e ghirlande rivestono le abitazioni dal tetto al giardino, creando la scenografia perfetta per l’entrata in scena degli attori: statue gonfiabili di Babbo Natale, renne luminose, presepi… Insomma, è come entrare in un vero e proprio paese delle meraviglie.
Se poi proseguiamo fino al Rockefeller Center ci troveremo davanti uno degli eventi natalizi più iconici della Grande Mela: sullo sfondo del Rockefeller Center Ice Rink, la pista di pattinaggio sul ghiaccio più famosa di New York, si erge di fatto un maestoso albero decorato con migliaia di luci LED. Quest’anno, il gigantesco abete proviene dal Massachusetts, è rivestito da ben cinquantamila luci multicolori e sorregge, sulla cima, una scintillante stella di Swarovski composta da 3 milioni di cristalli. Abitanti e turisti lo ammirano in tutto il suo splendore e intanto, in sottofondo, il rumore dei pattini che sfrecciano sul ghiaccio, le voci, le risate, completano l’atmosfera suggestiva.
Una chiassosa frenesia che comincia ben prima del 25 dicembre: a partire dal Black Friday i negozi e i centri commerciali vengono infatti presi d’assalto alla ricerca del regalo perfetto per amici e parenti e restano affollatissimi fino alla sera del 24 dicembre. Solo nel giorno di Natale pare che gli americani si prendano una tregua da tutto il baccano. Ritirandosi in una dimensione più intima e familiare, ci si siede tutti a tavola, indossando i tipici pigiami coordinati per tutta la famiglia, per consumare il famoso tacchino ripieno di castagne con contorno di purè e fagiolini e l’immancabile salsa di mirtilli!
…Al fracasso di Napoli!
In quanto a frenesia e baccano, New York non è poi così distante dalla città di Napoli. Avete presente quando c’è talmente tanto chiasso che qualcuno lo paragona – in senso dispregiativo – al “mercato del pesce”? Ebbene, è tradizione che a Napoli, nella lunga e magica notte tra il 23 e il 24 dicembre, il famoso mercato del pesce di Porta Nolana si popoli di tantissime persone intente ad acquistare pescato fresco e di qualità: telline, vongole, baccalà, capitone e tutte le altre pietanze di mare che in questi giorni si esibiscono sulle tavole delle famiglie napoletane. In questo caso però, non c’è nulla da disprezzare: il mercato del pesce di Porta Nolana è il simbolo dello spirito partenopeo, con le voci, i profumi e i colori della tradizione. Il chiasso suona quasi melodioso: è storia, è naturale, è esattamente come deve essere.
Anche se la notte è stata lunga però, c’è poco tempo per riposare: la mattina della Vigilia di Natale i festeggiamenti cominciano infatti molto presto. Mentre i nostri amici della Grande Mela prendono d’assalto i centri commerciali, a Napoli tutte le vie principali sono inondate dall’aria di festa: tra le strade dei baretti di Chiaia, orde di ragazzi si scambiano auguri, brindisi e regali. Nel frattempo, al centro storico, tra via dei Tribunali e la famosa Spaccanapoli, a San Gregorio Armeno, cuore pulsante di Napoli, è possibile passeggiare tra i meravigliosi presepi e scambiare due chiacchiere coi maestri presepiali. Intenti a lavorare nelle loro botteghe, si possono osservare mentre realizzano a mano statuine e pastori, dalle figure tradizionali a quelle più originali, come i calciatori, i vip e gli immancabili politici.
Anche a Napoli quindi, la quiete arriva solo quando è ora di sedersi a tavola e dura per poche ore. Far visita ai parenti per scambiarsi gli auguri, concedersi aperitivi con gli amici, sono alcune delle numerose attività da svolgere durante il periodo natalizio, altrettanto numerosi sono i modi che la città si inventa ogni anno per far festa e divertirsi.
Il kalsarikännit in Finlandia
Ma siamo sicuri che Babbo Natale sia d’accordo con tutta questa vita mondana? Pare proprio di no. In Finlandia infatti, nel paese in cui abita ufficialmente Babbo Natale, il periodo natalizio si festeggia all’insegna della pace e del relax! Tanto per cominciare, i finlandesi addobbano l’albero di Natale il 23 dicembre, prendendosela quindi con tutta calma e festeggiano soprattutto il 24, cominciando con una ricca colazione a base di riisipuuro, il porridge di riso accompagnato dal kiisseli, una crema di frutti di bosco.
Dopo di che, sapete cosa fanno gli abitanti del paese di Babbo Natale, mentre aspettano il grande giorno? Una bella sauna. Avete capito bene, in Finlandia ci si prepara al Natale dedicandosi alla famiglia, facendo visita ai cari defunti al cimitero, poi si decora il pan di zenzero da appendere ad un ramo dell’albero di Natale, si brinda con un bel boccale di birra (la bevanda più amata dai finlandesi e protagonista dei giorni di festa), e poi tutti a rilassarsi in una bella sauna riscaldata a legna.
E non è finita qui. La Finlandia, da casa di Babbo Natale che si rispetti, è suggestiva e natalizia senza nessuno sforzo: basta aggiungere le luminarie e poi l’aurora boreale, la neve e le caratteristiche lanterne di ghiaccio nei giardini faranno il resto. Così, per godersi al meglio l’incantevole panorama, molti sono soliti affittare cottage e villette in mezzo ai boschi. A voi viene in mente qualcosa di più rilassante di stare in mezzo alla natura sotto un tetto di sfumature colorate?
Insomma, in Finlandia non è importante cosa si fa durante le feste, tutto ciò che importa è preservare quello stato di grazia e pace che i finlandesi chiamano kalsarikännit. La traduzione? Bere qualcosa in casa (probabilmente birra) con l’abbigliamento più comodo (il pigiama), senza alcuna intenzione di uscire!
Ucraina e Palestina: il Natale in guerra non ha tradizioni
Non tutti però possono semplicemente scegliere di trascorrere il Natale – o qualsiasi altro giorno – in pace: se spostiamo lo sguardo dalla nostra evidente fortuna siamo in grado di vedere tutte le persone che la pace la desiderano tanto, ma non la possono avere. Sono tutte quelle dei paesi in guerra, in cui il Natale non ha più le fattezze della tradizione, ma assume, piuttosto, un volto nuovo, inedito. Di un nuovo brutto, che non è di innovazione ma di regressione. Un nuovo strano, che porta con sé tradizioni diverse. Consuetudini, per meglio dire, che si spera non raggiungano mai la permanenza e la solenne stabilità delle tradizioni. Se così fosse, non avrebbero nulla del sapore dolce e familiare dell’abitudine. Sarebbero amare, di un amaro che col tempo si fa sempre più pungente.
Se non ci fosse la guerra, in Ucraina, la sera della Vigilia sarebbe tradizione preparare dodici piatti, in onore dei dodici apostoli. Il Natale sarebbe preceduto da un lungo digiuno di quaranta giorni e per questo motivo, tutti i piatti dovrebbero essere privi di carne.
Sarebbe un digiuno desiderato, non obbligato dalla fame.
Se non ci fosse la guerra, i bambini e le bambine si sposterebbero di casa in casa a intonare i canti natalizi e recitare le scene della nascita di Gesù, augurando tanta prosperità al padrone di casa.
I bambini e le bambine sarebbero ancora vivi e augurare prosperità non sembrerebbe un sogno o una barzelletta.
Oggi invece l’Ucraina si dirige verso il suo terzo Natale in guerra e sono i soldati al fronte ad essere ripresi mentre intonano canzoni natalizie, da Have Yourself a Merry Little Christmas di Frank Sinatra a Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon. Lo fanno cambiando il testo, cantando “I won’t be home for Christmas” (Non sarò a casa per Natale) e “Happy Xmas (war is not over)” (Buon Natale, la guerra non è ancora finita). Persino l’albero di Natale in guerra è diverso: perde le foglie e si riveste di reti mimetiche, non è più simbolo celebrativo ma simbolo di resistenza e cambia il nome in “albero dell’invincibilità”.
Se non ci fosse la guerra, in Palestina, a Betlemme, anche la piazza della Mangiatoia, davanti alla Chiesa della Natività, ospiterebbe un enorme albero di Natale. Gli addobbi arricchirebbero tutti i negozi, i locali, gli hotel e i ristoranti pronti ad accogliere i turisti. Ci sarebbe un intero programma di concerti, cortei e spettacoli natalizi in onore dell’ingresso a Betlemme del Patriarca latino (cattolico) che a mezzanotte officerebbe la tradizionale messa di Natale.
Betlemme non sarebbe vuota di decorazioni, luci e turisti. Sarebbe necessario un maxi-schermo nella piazza per consentire a quanti non sono riusciti a entrare di seguire le celebrazioni e non ci sarebbero tutte le serrande dei negozi abbassate. Invece ci sono, e c’è poco altro. Solo il Presepe con la Sacra Famiglia adagiata sullo sfondo di una Gaza bombardata come simbolo di sofferenza.
Sono le inedite caratteristiche che assume il Natale in guerra. Un Natale di ossimori, dove il lutto si combina con la festa. Un Natale di ossimori invisibili: di elemosina senza cenoni, di luci di Natale senza corrente elettrica, di disperazione senza speranza.
Di disperazione e di speranza.
Settembrini Simona
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IN COPERTINA ILLUSTRAZIONE DI MARIELE IMPUTATO