Anche Tinder fa un po’ paura. Le angosce di una donna nell’era del dating online
Negli ultimi anni è diventato uso comune utilizzare app di incontri e social network per conoscere nuove persone.
Però, per tante donne, questo tipo di interazione non è privo di ansie, pressioni sociali e paure profonde.
Parto con una doverosa premessa: ci sono persone che vivono male – o malissimo – l’essere single. Se per qualcuno, infatti, è una fase di crescita personale e di libertà, per altri può diventare una fonte di ansia profonda. La pressione sociale c’è ed è bella forte, dato che l’essere in una relazione romantica è spesso visto come un segno di successo personale. Fin dalla giovane età ci viene inculcato che trovare un partner è uno degli obiettivi principali della vita: film, serie TV e libri spesso mostrano la felicità attraverso la lente rosa dell’amore, relegando la solitudine a qualcosa da temere o superare.
Questa narrazione crea una pressione non indifferente. Molte persone, soprattutto giovani adulti, si sentono in qualche modo incomplete o inadeguate se non hanno al loro fianco un partner stabile. Il confronto con gli amici che sembrano aver trovato il “vero amore” può esacerbare questo senso di incompletezza. Insomma, tu sei felice per aver acquistato una nuova pianta o di aver scaricato la lavastoviglie prima di cena, mentre loro mettono al mondo il loro secondo figlio.
Essere single, in questo senso, può sembrare una devianza da una norma sociale, scatenando l’ansia di non essere “all’altezza” o di essere lasciati indietro. Come se tutti andassero avanti verso un progetto di vita di coppia che sembra rappresentare l’unica fonte di gioia, serenità e realizzazione personale.
L’ideale dell’amore romantico, spesso diffuso dalla cultura popolare, può essere un ulteriore fattore che alimenta l’ansia. La ricerca dell’anima gemella, di una persona che ci completi in modo perfetto, può essere un macigno per chi non ha una relazione che si adatti a questo standard. Sentirsi “incompleti” fino a quando non si trova il partner giusto può generare un’ansia costante, come se ogni momento passato da single fosse una prova del fallimento personale.
In realtà, l’idea che solo una relazione romantica possa portarci alla felicità è un mito. La felicità e il senso di completezza dovrebbero derivare prima di tutto da noi stessi e dalla capacità di essere in pace con chi siamo, indipendentemente dallo stato relazionale.
In questo contesto di incertezza e dolorosa singletudine, vengono in aiuto le app di dating online. Che però complicano ancora di più il quadro – già bello caotico di suo.
Infatti, dietro lo schermo di uno smartphone l’anonimato può nascondere una vera e propria minaccia, come un uomo violento o alla ricerca di sessualità senza consenso.
O, peggio ancora, un ragazzo come il 17enne che ha ucciso Maria Campai a mani nude. No, non è una paura illogica e irrazionale, ma radicata nel nostro contesto, in storie vere, in volti di tante donne che si sono imbattute in veri e propri mostri, che hanno gonfiato le cifre già allarmanti di una cultura che fatica a garantire la sicurezza delle donne. Sia online che offline.
Il contesto sociale non aiuta: la violenza di genere è un problema globale che si manifesta in milioni di forme, alcune più evidenti e altre più subdole e striscianti. È una realtà che permea la vita quotidiana della donna, influenzando il modo in cui si relaziona con gli uomini e, di conseguenza, con le persone che incontra online. Il cyberspazio, che dovrebbe offrire opportunità per conoscersi, può trasformarsi in un terreno insidioso.
Le app di incontri (come Tinder, Bumble, Happn e compagnia bella) permettono alle persone di connettersi con un semplice swipe, spesso con la promessa di trovare l’amore o, quantomeno, di conoscere persone nuove. Due chiacchere in chat, un paio di videochiamate e forse si esce a fare aperitivo insieme. Tuttavia, per le donne, gli spazi digitali possono essere più rischiosi di quanto non appaiano in superficie.
Uno dei principali problemi è l’anonimato e la facilità con cui si possono creare profili falsi: non è raro sentire storie di donne che sono state ingannate, minacciate o aggredite dopo aver accettato un appuntamento con qualcuno incontrato online.
Inoltre, l’atto di incontrare uno sconosciuto porta con sé una serie di rischi reali. Molti casi di stupri o aggressioni sessuali sono avvenuti dopo incontri organizzati online, dove la fiducia si era costruita attraverso conversazioni virtuali che, a conti fatti, celavano unicamente una realtà pericolosa.
La costante paura di diventare vittime di violenza ha un impatto devastante sulla psiche delle donne. Le conseguenze vanno dall’ansia cronica alla diffidenza generalizzata nei confronti degli uomini, fino alla rinuncia completa all’idea di frequentare nuove persone.
Per molte, le misure di sicurezza diventano parte della routine: scegliere luoghi pubblici per gli incontri, condividere la posizione con amici e parenti, o persino organizzare “piani di fuga” nel caso in cui l’incontro si trasformasse in un incubo. Questa paura limita la libertà delle donne, condizionando le loro scelte e i loro comportamenti. Anche un’esperienza positiva può essere offuscata dal dubbio e dalla preoccupazione che, in un futuro prossimo, l’altra persona potrebbe rivelarsi una minaccia.
In definitiva, le app di dating rappresentano tanto un’opportunità quanto una minaccia, a seconda di come vengono utilizzate. Da un lato, le piattaforme hanno aperto nuovi orizzonti sociali, permettendo a persone di tutto il mondo di connettersi e interagire in modi prima impensabili. Dall’altro, presentano delle insidie legate alla superficialità e ai rischi per la sicurezza.
Elisabetta Carbone
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