La voce della sabbia: una scultura per commemorare l’orsa Kj1
Non solo a Trento, ma anche a Sassari, si ricorda l’orsa Kj1, abbattuta perché ritenuta pericolosa a seguito di alcune aggressioni.
IL CASO
Lo scorso 30 luglio l’orsa Kj1 è stata abbattuta su disposizione del decreto firmato dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti: l’esemplare è stata ritenuta colpevole di aggressioni a ben 7 uomini, l’ultima avvenuta il 16 luglio ai danni di un escursionista francese.
Un’orsa quindi estremamente pericolosa, classificata “ad alto rischio” secondo la scala del Pacobace, il documento di riferimento per la gestione dell’Orso bruno (Ursus arctos) per le Regioni e le Provincie autonome delle Alpi centro-orientali.
L’ennesimo abbattimento, l’ennesimo orso ucciso – nonostante il limite della leggina provinciale imposto di abbattimento di 8 orsi l’anno e il “no” del tribunale amministrativo regionale -.
“Una squadra del Corpo forestale trentino è entrata in azione nei boschi sopra Padaro di Arco, dove l’animale era stato localizzato attraverso il radiocollare”: solo un animale, e non più un essere vivente.
L’orsa, ormai perennemente geo localizzata, indossava un radiocollare che le era stato messo lo scorso 23 luglio a seguito dall’ultima interazione con un essere umano a Naroncolo (Dro).
L’abbattimento avvenuto in tempi record ha destato forte risentimento, anche nella scena politica; la stessa Michela Vittoria Brambilla, deputato e presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente ai microfoni di Skytg24 è apparsa provata e arrabbiata: “Fugatti ha mandato i suoi sicari a uccidere mamma orsa. Di notte ha firmato il decreto di abbattimento: quando il tribunale amministrativo non può intervenire!”, ha commentato senza troppi giri di parole.
Il suo, quello di Kj1, era un “home range” di ben 11.000 ettari, per ben 14 comuni, con 25 km di sentieri e 100 accessi pedonali possibili: questi i dati; altrettanti sarebbero potuti essere gli attacchi, ma “la soppressione dei singoli orsi non è la soluzione del problema“, così dichiara in una nota il ministro all’ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
LA SABBIA GRIDA PER RICORDARE
“Non fidarti delle apparenze: non è il cervo che attraversa la strada, è la strada che attraversa il bosco.”
Una frase che per caso ho ritrovato girovagando sul web; un’ antifona dritta, mirata.
Il caso, e con esso anche i precedenti, hanno risvegliato l’indignazione e lo scoraggiamento per una scelta specista: l’arte stessa ha sentito il bisogno di urlare, di uscire fuori e farsi vedere.
Dapprima Ozmo – pseudonimo di Gionata Gesù -, uno street artist, ha reso omaggio all’orsa Kj1: nel sottopasso ferroviario di via Anna Maestri (che porta da via Perini al quartiere delle Albere) a Trento è comparsa una stampa digitale – una affiche quadrata di 1,80 cm – che ritrae un’orsa seduta in mezzo a un bosco: un’aureola sulla testa e il cartello tra le zampe dove si legge ”Siamo bestie”.
Poi Nicola Urru, artista sardo, ha realizzato lo scorso 17 agosto sulla spiaggia di Platamona a Sassari una scultura di sabbia che ritrae un uomo e un orso, entrambi addormentati e uniti in un abbraccio. Una scultura di 10 metri che ritrae la convivenza millenaria tra natura e uomo. “Forse è giunto il momento di abbandonare il rapporto malato che abbiamo con l’orso e il resto della foresta… in fondo si tratta di decidere come vogliamo che sia la montagna: parco giochi da cittadini, giardino addomesticato, o l’ultimo baluardo di vita autentica nella quale non è possibile controllare tutto… fulmini, alluvioni e valanghe.”, scrive Urru su un post sui suoi canali social.
Antonietta Della Femina
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Photo credits: profilo instagram Ozmo – Nicola Urru