L’Università del Salento compie 70 anni. Presente anche il Presidente della Repubblica
Si è tenuta due settimane fa venerdì 17 gennaio la celebrazione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università del Salento.
La cerimonia, avvenuta nel Centro Congressi del complesso Ecotekne, dove si trova il polo scientifico dell’Università, è stata l’occasione per festeggiare i settant’anni dalla fondazione dell’Ateneo salentino, alla presenza di un ospite d’eccezione: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il Capo dello Stato, atteso con fermento da tutti i partecipanti, ha seguito la celebrazione del settantesimo anniversario con interesse e, dopo gli interventi del Rettore Fabio Pollice, e la lectio magistralis tenuta da Massimo Brai, Direttore Generale “Treccani” e Presidente “Fondazione della Notte della Taranta”, ha espresso parole di orgoglio verso il sistema universitario e di speranza per un futuro di pace, dialogo e incontro.
L’intervento di Sergio Mattarella
Il Presidente, tornando indietro agli anni cinquanta, momento di nascita dell’Ateneo, «quando l’Italia era ancora segnata dalla devastazione della guerra», ha sottolineato quanto sia stato lungimirante decidere di investire sulla cultura, vista «come elemento di crescita sociale e motore di sviluppo del territorio». «Fu un momento di meridionalismo adulto e protagonista – ha continuato il Capo dello Stato – che ha lasciato un’eredità preziosa».
Si è espresso poi sul valore della formazione, per la realizzazione di una comunità davvero consapevole e aperta, di cui i singoli possano sentirsi parte attiva:
«Oggi come allora, l’università ha un ruolo fondamentale nel rispondere ai cambiamenti radicali del nostro tempo, dall’intelligenza artificiale alle nuove connessioni globali. Questo compito richiede di porre la persona al centro, promuovendo il dialogo, il rispetto reciproco e la ricerca di nuovi equilibri. Le università non sono solo luoghi di sapere, ma anche di riflessione, confronto e innovazione. Esse offrono gli strumenti per affrontare le grandi sfide del futuro, garantendo che la persona rimanga al centro di ogni progresso».
Alcuni estratti dell’intervento del Rettore Fabio Pollice
«Le Università non possono essere interpretate come dei luoghi in cui trovare solo risposte al “come fare le cose”, ma dei luoghi in cui si formulino domande “sul perché quelle cose vadano fatte”. In un momento in cui il cambiamento climatico e la crisi geopolitica ci obbligano a ripensare i fini stessi dell’umanità, risignificandone il futuro, questi luoghi assolvono un ruolo fondamentale e imprescindibile».
«Si manifesta oggi quanto già aveva sottolineato Heidegger verso la metà del secolo scorso, quando scriveva che: “ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo.
Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca”. E questo è ancor più vero oggi, in un tempo in cui il dominio della tecnica non si è solo rafforzato, ma si è anche concentrato nelle mani di pochi attori guidati da interessi meramente economici e non certo dal bene comune. Oggi il controllo della tecnologia è divenuto il vero strumento di potere e, per quanto riguarda la società, l’accesso alla tecnologia è divenuto ormai un fattore di discriminazione, in grado di accrescere i divari sociali ed economici o di crearne di nuovi, sia inter che intragenerazionali».
L’intervento completo si può leggere qui.
Alcuni estratti dell’intervento del Direttore Massimo Brai
«Gli studenti e le studentesse di oggi chiedono equità nell’accesso agli studi, chiedono pace ecosostenibilità ambientale, chiedono finalmente parità di genere e il rispetto dei diritti di ogni individuo all’interno delle nostre Università e poi nel mondo del lavoro, indipendentemente dalla provenienza, dal genere, dal credo, identità e orientamento sessuale».
«Oggi, come ho detto, viviamo in una situazione segnata dalla pervasività della tecnica, con la sua enorme potenzialità, ma anche con i limiti, tra cui il rischio di ridurre la conoscenza a un sistema utilitaristico, nel quale prevalgono le iper-specializzazioni e si rischia di perdere di vista il valore di quella comunità, di quella universalità del sapere e di quella capacità di dialogo, confronto e arricchimento reciproco anche nella dialettica intergenerazionale che, specialmente nel nostro Paese, è invece il migliore frutto dello sviluppo dell’istituzione accademica nella storia».
«Tommaso Codignola, nel bel libro La civiltà dell’eccesso, ha scritto: ‘troppe esperienze, troppi stimoli rischiano non di arricchire la nostra visione del mondo, la nostra mente e la nostra personalità, ma di condurci verso una visione superficiale, omologata, quando non caotica e disordinata, della realtà e di noi stessi’. Il valore della ricerca individuale e collettiva, la centralità delle università, come delle scuole, delle nostre biblioteche, dei musei, luoghi di memoria che conservano e promuovono ogni ambito del sapere, è un patrimonio che non può essere sostituito dalla fredda volatilità di una macchina».
Stefania Malerba
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Photocredits: profilo Instagram di unisalento.it