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Stealthing, lo stupro invisibile

Il consenso e il rispetto sono temi centrali nel dibattito pubblico, eppure esistono ancora comportamenti che li mettono a dura prova.

Tra questi, lo stealthing – la pratica di rimuovere il preservativo durante un rapporto sessuale, senza il consenso del partner – è una delle forme più subdole di violazione dell’autonomia sessuale, con un impatto devastante sulla vittima.

Uno strappo nella rete sociale che permette di scorgere le dinamiche di potere, fiducia e rispetto, troppo spesso ignorate.  

Stella frequenta Giorgio da un po’ e tra loro c’è una forte passione. Una sera stanno per fare sesso: Stella insiste perché Giorgio indossi il preservativo, anche se lui è riluttante. Dopo aver concluso l’amplesso, Stella si accorge che il preservativo non c’è più: Giorgio se lo è sfilato di proposito, di nascosto. 

Quella che sembra una bravata è invece un sopruso, e ha anche un nome proprio: lo stealthing (traducibile come “atto furtivo” o “inganno sleale”), la pratica di sfilarsi il preservativo senza il consenso del partner

Il fenomeno sta vivendo una rapida diffusione, tanto che ha attirato l’attenzione dell’Università di Yale. Alla base di questo comportamento ci sarebbero dei tentativi di offesa e di umiliazione delle vittime: gli autori, uomini particolarmente misogini e ostili nei confronti delle donne, compiono questo comportamento per esporre deliberatamente le donne al rischio di ricorrere a gravidanze indesiderate e a malattie trasmissibili sessualmente.

A volte, invece, l’obiettivo è unicamente quello di creare sofferenza nelle vittime di stealthing. Emerge in modo allarmante dai numerosi forum in cui i molestatori si scambiano in modo crudo e dettagliato consigli per praticarlo in modo efficace. Discorsi basati su ignoranza, disinteresse e analfabetismo affettivo nei confronti del partner sessuale, ingannato e considerato indegno di rispetto. 

Questo comportamento è in effetti spesso radicato in atteggiamenti misogini e nella convinzione di avere il diritto di controllare l’esperienza sessuale altrui. Alcuni perpetratori giustificano l’atto come un’affermazione di potere e di virilità, dimostrando una completa mancanza di empatia e rispetto per il partner.

Ma, dall’altro lato, c’è la vittima, che si trova a dover affrontare una doppia sfida: l’elaborazione personale dell’evento e la difficoltà di ricevere riconoscimento e supporto da parte della società. Lo stealthing, infatti, viene talvolta minimizzato o frainteso, il che può portarle a non denunciare o a sentirsi isolate.

Le vittime sono donne confuse. Spesso nelle loro narrazioni si sentono frasi come “Non sono sicura che questo sia stupro, ma…”, anche se sono consapevoli che la rimozione del preservativo senza il loro consenso è una violenza e un’aggressione contro la salute e la dignità

Alla base di tutti i casi di stealthing c’è un abuso di potere: una violazione del patto fiduciario compiuto all’inizio dell’amplesso, che rende le vittime impotenti, offese e invalidate nella loro facoltà di scelta. 

Per questo lo stealthing è a pieno titolo un’aberrazione della sessualità, una forma di vergognosa violenza sessuale diversa da quelle a cui siamo abituati a leggere tra le pagine di cronaca nera. Anche se mancano caratteristiche come il maltrattamento, le botte, le urla e la violenza fisica, è a tutti gli effetti una forma di stupro che intacca il benessere psicofisico delle persone. È la lesione alla dignità femminile, ancora una volta sotto attacco nell’impossibilità di decidere per la propria sfera sessuale

Lo stealthing è molto più di una semplice trasgressione di un accordo tra partner: rappresenta una violazione profonda della fiducia e dell’autonomia sessuale della vittima, che può percepire l’evento come un tradimento che mina la percezione di sicurezza e rispetto all’interno delle relazioni intime.

L’intimità, che dovrebbe essere uno spazio di reciproco rispetto, diventa invece il terreno per un abuso di potere. La consapevolezza di non aver avuto il controllo su una parte fondamentale dell’interazione può essere devastante.

I rischi poi sono tanti: gravidanze indesiderate con la conseguente decisione di un eventuale aborto o, in caso contrario, la crescita di un bambino non desiderato attivamente e in piena libertà di scelta; ma anche numerose malattie sessualmente trasmissibili, il senso di colpa e il trauma che la vittima di abuso porterà con sé come ricordo indelebile di una violenza sessuale. 

Lo stealthing non è solo un atto sessuale irresponsabile: è una violazione della dignità e dell’autonomia della persona. Le sue implicazioni psicologiche possono essere profonde e durature, rendendo essenziale un approccio che combini prevenzione, educazione e supporto. In una società che promuove il rispetto reciproco e il consenso, non ci deve essere più spazio per comportamenti che ignorano il diritto fondamentale di ciascuno a vivere la propria sessualità in modo sicuro e consensuale.

Elisabetta Carbone
Leggi anche: Cultura dello stupro: non più proteggere, ma educare


Elisabetta Carbone

Sono Elisabetta Carbone, classe ’93, milanese di nascita ma cittadina del mondo. Mi sono diplomata al conservatorio per scoprire che volevo laurearmi in storia. Mi sono laureata in storia per scoprire che volevo laurearmi in psicologia. Dopodiché ho scoperto la sessuologia, ma questa è tutta un’altra storia. Non faccio un passo senza Teo al mio fianco, la mia anima gemella a 4 zampe. Docente, ambientalista, riciclatrice seriale, vegetariana.
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