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Artemisia Gentileschi a Napoli: il grande ritorno della pittrice del Barocco

Percorrendo lo splendido giardino maiolicato del chiostro di Santa Chiara a Napoli si accede alla mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi, una delle più importanti pittrici del Barocco italiano, influenzata dal caravaggismo e una delle prime artiste donne a ottenere riconoscimenti in un mondo dominato dagli uomini.

La mostra inaugurata il 19 luglio 2024 è stata prorogata fino al 30 marzo 2025: “Artemisia Gentileschi: un grande ritorno a Napoli dopo 400 anni”, una donna la cui determinazione, bellezza e forza ha superato i secoli e gli oceani.

Napoli celebra l’artista che nella città partenopea visse e lavorò per oltre 20 anni: dal 1630 al 1654 infatti Napoli fu la sua casa e il suo laboratorio creativo, così come testimoniato da alcune opere realizzate in città come Giuditta che decapita Oloferne, oggi custodita al Museo di Capodimonte.
La stessa Maddalena, in esposizione a Santa Chiara, fu realizzata proprio durante il suo periodo partenopeo.

ARTEMISIA GENTILESCHI E NAPOLI
Artemisia Gentileschi nacque a Roma l’8 luglio 1593: il padre fu il noto pittore Orazio Gentileschi. In un’epoca in cui le donne erano raramente riconosciute come artisti, Artemisia si contraddistinse sempre per uno spiccato talento per la pittura. Il suo stile, molto attento al realismo e alla minuzia dei dettagli, la condusse a realizzare molto spesso rappresentazioni potenti e drammatiche di figure femminili, perlopiù tratte dalla Bibbia.

Quella a Napoli rappresentò una fase fondamentale della carriera di Artemisia dopo le esperienze di Roma, Firenze e Venezia. Qui poté esprimere il suo talento grazie a importanti incarichi, anche per collezionisti privati.

Napoli fu la città dove la pittrice concluse la sua carriera, ma fu anche il centro della sua maturità artistica grazie anche al contatto con importanti artisti locali, come Massimo Stanzione, e alla forte influenza del realismo e del teatro.

MADDALENA
Maria Maddalena, la donna avvolta nel mistero: sospesa tra storia e leggenda, tra peccato e santità, è la donna il cui nome evoca immagini di devozione assoluta, di lacrime e di redenzione.

“Appartenevo a tutti gli uomini, e a nessuno. Prostituta, mi chiamavano, e donna posseduta da sette demoni. Ero maledetta, ed ero invidiata. Ma quando i suoi occhi d’aurora guardarono i miei occhi, tutte le stelle della mia notte si dileguarono, e io divenni Miriam, solo Miriam, una donna ormai perduta alla terra che avevo conosciuto, e che si era ritrovata in un mondo diverso”.

Da Maria Maddalena di Khalil Gibran

Artemisia Gentileschi dipinse diverse opere con questo soggetto, ma una ha fatto la storia: la Maddalena, una donna rappresentata attraverso la sua resurrezione dagli inferi della miseria. Una giovane donna dai lunghi capelli sciolti con lo sguardo rivolto verso l’alto e l’espressione malinconica; la pelle, la stoffa del suo vestito e i capelli, dipinti con un uso drammatico della luce e delle ombre, rendono l’atmosfera carica di vibrazione.

La sua devozione va oltre la semplice credenza: Maria Maddalena è lontana dai dogmi, dagli schemi iconografici; con profonda umiltà abbraccia il suo passato ed è proiettata verso un destino fiero e di grazia.

Il candore della sua pelle è puro, come puri sono i suoi seni avvolti da una stoffa bianca e gialla. Maria Maddalena è il simbolo della libertà di una donna, che non curante del mondo intero, ha deciso di mostrarsi nella sua essenza di essere umano fatto a immagine e somiglianza di Dio.

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

• Luogo: Complesso Monumentale di Santa Chiara, Via Santa Chiara 49/c, Napoli

• Orari:

Lunedì – Sabato: 9:30 – 17:00

Domenica: 10:00 – 14:00

• Biglietti: L’ingresso è incluso nel biglietto del Complesso Monumentale di Santa Chiara

Antonietta Della Femina

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Foto di Antonietta Della Femina

Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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