Caso Almasri: che cosa sta succedendo?

Il 19 gennaio, il generale Nijeem Osama Almasri, meglio conosciuto come Almasri, è stato accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia.
Arrestato a Torino, poco dopo è stato liberato e rimpatriato in Libia con un aereo di Stato italiano.
Cosa è successo? Facciamo il punto della situazione.
Il generale Almasri è il capo della polizia giudiziaria libica. Lavora insieme al Rada, apparato di deterrenza per il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, ed è il gestore della prigione di Mitiga, a Tripoli, luogo di detenzione di criminali e terroristi.
Perché la Corte dell’Aia ha emesso mandato contro questo “brav’uomo”?
Beh, il carcere è al centro di un enorme inchiesta che riguarda torture, abusi e violenze alle persone detenute, i quali non sono solo criminali, ma anche donne e bambini.
Il generale Almasri è stato accusato personalmente di tali crimini, di guerra e contro l’umanità, dal 2011, nel suddetto carcere.
Tornando alla vicenda, il 6 gennaio, il capo della polizia giudiziaria della Libia arriva a Londra, dopo una settimana vola a Bruxelles e giunge in Germania. Il 16 gennaio viene fermato dalla polizia per dei controlli, arrivando poi a Torino.
Dopo due giorni, la Corte Penale Internazionale dell’Aia, invia un mandato d’arresto su Almasri, per crimini di guerra e contro l’umanità avvenuti nella prigione di Mitiga. Secondo documento, sarebbero state uccise 34 persone e commessa violenza su un minore.
Il 19 gennaio, il generale viene fermato in Italia, per poi essere rilasciato solo due giorni dopo, a causa di “errori procedurali”. In sostanza, il Ministro della Giustizia, Nordio, affermò di non aver ricevuto i documenti da parte della Corte dell’Aia. Lo stesso giorno del rilascio, Almasri è stato accompagnato da un aereo di Stato italiano in Libia, accolto trionfante dai suoi sostenitori.
Ovviamente, la Corte Penale Internazionale si è fatta subito sentire, mentre, il 23 gennaio, il Ministro dell’Interno, Piantedosi, è intervenuto sulla vicenda, dichiarando che il rimpatrio è avvenuto per “urgenti ragioni di sicurezza”. Anche Giorgia Meloni ha esposto il suo pensiero, affermando che il provvedimento di cattura è stato emanato durante il viaggio del generale, quando aveva già effettuato diverse soste in giro per l’Europa.
Questa decisione, però, non è passata inosservata, infatti, il Presidente del Consiglio ha ricevuto un avviso di garanzia da parte del procuratore della Repubblica, Francesco Lovoi, per favoreggiamento e peculato riguardo la vicenda. Tale documento è stato inviato anche ai Ministri Nordio e Piantedosi.
Il 31 gennaio entra in scena anche l’ Unione Europea, affermando che i mandati di arresto della Corte Penale Internazionale devono necessariamente essere rispettati. Dall’inizio di febbraio è stato chiesto esplicitamente al Presidente Giorgia Meloni e ai due Minustri di dichiarare ciò che è avvenuto.
Il 5 febbraio, Nordio e Piantedosi hanno effettuato attacchi molto duri alla Corte dell’Aja e nei confronti dei magistrati italiani. Si sono aperti numerosi dibattiti in Camera e Senato e proteste dell’opposizione. L’Eurocamera ha, infine, fissato per l’11 febbraio, a Strasburgo, una conferenza proprio relativa alla protezione della giustizia internazionale, e l’opposizione italiana porterà il caso del generale Almasri.
Perché l’Italia sia andata addirittura contro la Corte dell’Aja non è ancora stato chiarito, ma possiamo arrivarci insieme. Il generale è una figura fondamentale in Libia, trattenendo accordi scomodi sulla situazione migratoria e degli sbarchi in Europa. Decisione politica o semplice “incomprensione”? A voi le conclusioni.
Martina Maiorano
Leggi anche: Pogrom: come un termine può seminare odio