La storia di Castel Sant’Angelo

Castel Sant’Angelo, oggi trasformato in museo, è tra gli edifici di epoca romana caratterizzato da una storia particolare, avendo mutato molteplici funzioni in circa duemila anni di storia e riuscendo a non soccombere allo scorrere del tempo.
Fatto edificare per volere dell’imperatore Adriano, circa nel 123 d.C, fu concluso nel 139 d.C, un anno dopo la sua morte, con la funzione di imponente e ricco mausoleo, per sé e i membri della sua famiglia.
Ebbe la funzione di sepolcro per molti anni, ospitando i resti, oltre che del suo fondatore, anche della moglie di lui e degli imperatori successivi, come Antonino Pio, Marco Aurelio, Geta e Caracalla morto nel 217 d.C e forse anche di alcuni dopo di lui, cessa di ospitare le spoglie mortali degli imperatori e familiari circa nel 403 d.C, quando per ragioni di difesa della città fu inserito, per volere di Onorio, tra le mura difensive fatte costruire nel 271 d.C dall’imperatore Aureliano.
Con l’indebolimento dell’Impero romano d’Occidente e la sua caduta nel 476 d.C, costanti furono i pericoli delle incursioni da parte dei barbari ed il mausoleo divenne quindi per le sua ubicazione strategica e per le sue possenti mura un forte per difendere la città.
Il mausoleo fu edificato in una zona di Roma periferica, dove sorgevano molte sepolture, chiamata ager Vaticanus, lungo il corso del Tevere sul lato destro ed è collegato tramite un ponte, chiamato Pons Aelius, che ne consente l’accesso dal lato sinistro della città, fatto costruire appositamente da Adriano.
Presenta una struttura particolare e di grande impatto visivo, costituita da una base quadrangolare su cui poggia un primo blocco circolare sormontato a sua volta da un’altra sezione circolare più piccola, il tutto coronato da una quadriga in bronzo, condotta dall’imperatore Adriano e dal dio Helios.
La struttura era ornata di statue, fregi e bassorilievi, ricoperta interamente in marmo lunense, alcune di queste statue sono state ritrovate ma gravemente danneggiate, solo il Fauno Barberini è stato rinvenuto intatto. Oggi l’aspetto che possiamo ammirare della struttura è molto diverso rispetto al progetto originale concepito da Adriano.
Il nome originale, Adrianeum o Templum Adriani, fu poi sostituito in Castellum quando il complesso fu utilizzato a scopi militari, e solo nel Medioevo il nome cambiò in Castel Sant’Angelo poiché il papa Gregorio Magno nel 590, durante una processione fatta per fermare la pestilenza che colpiva Roma, ebbe la visione dell’arcangelo Michele apparso sul castello.
Le alterne vicende che questa struttura ha subito, ne hanno notevolmente variato l’aspetto interno e in parte anche esterno, ma l’hanno preservata dalla distruzione che incombe sui monumenti a causa dello scorrere del tempo, la rifunzionalizzazione costante della struttura ha fatto sì che ancora oggi sia pressoché intatta ed infatti è stata adibita a museo.
Il mausoleo dopo la decisione di Onorio che lo adattò a fortino, durante il Medioevo fu conteso dalle più importanti famiglie romane, come gli Orsini e in seguito attrasse l’attenzione dei papi che ne colsero il potenziale, in particolare con papa Niccolò III, e assolse molte funzioni tra cui quelle di tesoreria e archivio. Fu anche collegato con il Vaticano tramite un passaggio, chiamato il passetto e fu una roccaforte nel quale rifugiarsi in caso di pericolo, come avvenne con il papa Clemente VII, il quale si rifugiò lì per sette mesi, resistendo all’assedio da parte dei Lanzichenecchi.
I papi usarono Castel Sant’Angelo fino all’Unità d’Italia, modificandolo molte volte e spesso risiedendo al suo interno, chiamando artisti celebri per decorare le sale da loro utilizzate per vivere e ricevere, ma fu trasformato anche in prigione, in cui tra i molti che lì furono rinchiusi, ci fu anche l’artista Benvenuto Cellini, il quale riuscì anche ad evadere per poi essere arrestato nuovamente.
Dopo l’Unità d’Italia Castel Sant’Angelo entrò a far parte del patrimonio dello stato e fu dichiarato museo nel 1925.
Beatrice Gargiulo
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