L’italiana in bicicletta: un viaggio tra libertà e memoria
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Raccontando la storia di una giovane donna e del suo viaggio verso una nuova terra e una nuova vita Pina Maria Rinaldi nel suo L’italiana in bicicletta intreccia la memoria e il cambiamento esplorando la libertà, la resistenza e la ricerca di sé.
Questa storia è un omaggio alla determinazione femminile e alla scelta di seguire il proprio cuore.
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PINA MARIA RINALDI
Classe 1981, Pina Maria Rinaldi è nata in un piccolo borgo della Basilicata ed è cresciuta in Puglia. Si descrive come “Lucana di nascita, cilena d’adozione, pugliese per vocazione”. L’italiana in bicicletta è il suo romanzo d’ esordio: “Il giorno prima della mia firma con una piccola casa editrice di Bari, sono stata contattata da Giunti editore. (…) Ciò che ha colpito la casa editrice è il fatto sia un romanzo che racconta proprio una storia. Nella presentazione ho posto l’accento sul fatto che il romanzo mette una luce sul fenomeno dell’emigrazione italiana di inizio ‘900 un po’ diversa: in Cile a differenza di quanto accadeva in Argentina o in Brasile, in cui a emigrare erano moltitudini di poveri, gli italiani che si trasferirono in Cile erano spesso delle persone facoltose che andavano lì a investire”, questo è quanto dichiarato dall’autrice durante la sua intervista sul canale YouTube La parola all’autore.
L’ITALIANA IN BICICLETTA
Romanzo storico e di formazione, L’italiana in bicicletta è ambientato all’inizio del XX secolo. La protagonista, Serafina, è una giovane di Bari che il 14 aprile 1906 si imbarca sul transatlantico Regina Margherita diretto in Cile. Lì ad attenderla c’è il padre che vi si è trasferito stabilmente dopo che la madre di Serafina e sua moglie, a seguito di un incidente in bicicletta, è morta. Questo viaggio rappresenta per la giovane donna un distacco dalla sua terra natale e dall’atelier dell’amato zio Luigi; lungo la traversata e poi successivamente in Cile vedremo Serafina diventare una donna attraverso avventure e incontri significativi. Per lei, così come in passato lo era stato per la madre, la bicicletta diviene un’opportunità di libertà ed emancipazione.
“¡Deja que la vide te despeine!”
Un’esortazione vera e propria alla vita, all’indipendenza, al fluire degli eventi. L’uso della bicicletta diviene lo strumento per la rivoluzione personale di Serafina: fino ad allora la mobilità femminile era fortemente limitata in quanto le donne dipendevano dagli uomini per spostarsi, fosse un padre, un marito o un cocchiere. La bicicletta rappresenta il guanto di sfida della donna nei confronti di quella società che la voleva esclusivamente figlia, moglie e madre. Serafina rivoluziona sé stessa e le donne che le sono attorno, dimostrando loro di essere all’altezza di tutto: di poter essere scrittrici, amanti, donne appassionate e lavoratrici instancabili.
384 pagine
Giunti Editore
Antonietta Della Femina
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