Casa del Tiaso, nuova scoperta al Parco Archeologico di Pompei

Il Parco Archeologico di Pompei ci delizia con una nuova scoperta, a oltre un secolo dalla scoperta della celebre Villa dei Misteri, riportata alla luce nel 1909 e tra gli edifici più visitati degli scavi soprattutto per la serie di affreschi raffiguranti riti misterici.
Pompei ritorna a deliziarci con nuove magnifiche scoperte, questa volta con un altro affresco legato ai riti misterici di Dioniso.
Nel cuore della città antica, nell’insula 10 della Regio IX, all’interno di una grande sala per banchetti è emerso un fregio a dimensioni quasi reali, una megalografia – dal greco “dipinto grande”, quindi un ciclo di pitture a grandi figure – che gira attorno a tre lati dell’ambiente mentre il quarto era aperto sul giardino.
Il fregio mostra il corteo di Dioniso, dio del vino: baccanti raffigurate come danzatrici ma anche come cacciatrici, con alle loro spalle un capretto sgozzato sulle spalle o con una spada e le interiora di un animale nelle mani; giovani satiri che suonano il doppio flauto, dotati di orecchie appuntite, mentre un altro attua un sacrificio di vino in stile acrobatico, andando a versare dietro di sé un getto di vino da un corno potorio usato per bene in una coppa bassa chiamata patera.
Come figura centrale della composizione troviamo una donna con un vecchio sileno che impugna una torcia: sta ad indicare una inizianda, cioè una donna mortale che, tramite un rituale notturno, sta per essere introdotta nei misteri di Dioniso.
Molto curioso è che tutte le figure rappresentate nel fregio sono rappresentate su piedistalli, come se fossero delle statue, ma sembrano anche vive grazie ai movimenti, la carnagione e i vestiti che i soggetti hanno.
“Casa del Tiaso”, questo il nome dato al fregio dagli archeologi, con riferimento al corteo di Dioniso. Nell’antichità vi erano una serie di culti, tra cui quello di Dioniso, accessibili solo a chi effettuava un rituale di iniziazione, come suggerito nel fregio di Pompei. Solo gli iniziati potevano conoscere i segreti di questi culti e proprio per questo venivano chiamati “misterici”, e spesso erano collegati alla promessa di una nuova vita beata, terrena ma anche d’oltretomba.
La “casa del Tiaso” è attribuibile al II Stile della pittura pompeiana, risalente al I sec. a. C. Più precisamente, può essere datato agli anni 40-30 a.C., per cui al momento dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che coprì la città di Pompei, il fregio dionisiaco era già vecchio di circa un secolo.
Rispetto alla villa dei Misteri, nella nuova scoperta del Parco Archeologico di Pompei abbiamo un altro tema che si aggiunge all’immaginario dei rituali iniziatici di Dioniso: la caccia, che viene evocata dalle baccanti cacciatrici ma anche dagli animali vivi e morti, raffigurati sopra alle baccanti, dove vi sono un cerbiatto e un cinghiale appena sventrato, galli, vari uccelli, pesci e molluschi.
L’ambiente con il Tiaso dionisiaco può essere già visitato dal pubblico su prenotazione, dal lunedì al venerdì alle ore 11. Verranno composti due gruppi da 15 persone, accompagnati dal personale di cantiere che illustrerà ai visitatori i principali rinvenimenti e ambienti emersi e la metodologia di scavo.
Irene Ippolito
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