Furèsta: l’album de la Niña, un viaggio nelle radici dell’anima

Furèsta: femminismo, tradizione partenopea, tammorre suonate con i capelli, cavalli al galoppo, gazze che si appoggiano ai balconi, amore per i gatti, voglia di liberazione, misticismo, un racconto in difesa della propria città: tutto questo è “Furèsta”.
La Niña, nome d’arte di Carola Moccia, è una delle voci più promettenti della scena musicale italiana contemporanea.
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Con il suo stile inconfondibile, che fonde sonorità tradizionali e moderne, ha conquistato il pubblico con il suo approccio unico alla musica. Il suo ultimo lavoro, Furèsta, rappresenta un’evoluzione musicale e tematica che merita di essere esplorata nel dettaglio.
Furèsta è un album che si nutre della sua essenza più profonda, un richiamo alla terra e alla natura, ma anche un’esplorazione dei sentimenti e delle emozioni più intime. Il titolo stesso suggerisce un legame forte con la foresta, un luogo simbolico che racchiude mistero, spiritualità e connessione con la vita. La Niña riesce a trasmettere questa forza primordiale attraverso le sue composizioni. Forte in Furèsta è anche la connessione tra il femminismo e la natura, che diventa un simbolo di autonomia e di forza per la donna. La foresta, intesa come un rifugio selvaggio e primordiale, è il luogo ideale in cui le donne possono trovare un riflesso della loro potenza interiore. In Furèsta, la natura non è solo un ambiente esterno, ma una metafora del processo di autoconoscenza e di crescita.
La Niña ci invita a un viaggio profondo dentro le radici della sua musica e, soprattutto, dentro le radici del femminismo. La foresta è un luogo simbolico che richiama la libertà, la resilienza e il rifiuto di essere addomesticati, temi che si riflettono in ogni traccia dell’album. In questo lavoro, La Niña si fa portavoce di una narrativa femminile che si distacca dai ruoli tradizionali e dalle imposizioni sociali, proponendo una visione del mondo che celebra la forza e la vulnerabilità femminile in ugual misura. Le canzoni di Furèsta non parlano solo di esperienze personali, ma risuonano come un atto di resistenza contro le normatività imposte alla figura della donna nella società. L’artista abbraccia la sua identità femminile con orgoglio, raccontando storie di liberazione e di lotta contro l’oppressione, ma anche di introspezione e di crescita. La sua musica diventa un invito a non conformarsi alle aspettative altrui, un invito a riprendersi il proprio corpo, la propria voce e il proprio destino.
Le tracce di Furèsta non sono solo una collezione di canzoni, ma una narrazione che si dipana in un fluire continuo di suoni e parole. La Niña, che si è sempre distinta per la sua capacità di mescolare folk, elettronica e influenze della musica mediterranea, qui porta il suo sound a un livello più maturo, andando a scavare tra spartiti e opere del Trecento e del Quattrocento di moresche e villanelle, tra la Nuova Compagnia di Canto Popolare (Nccp) e Roberto De Simone, con un equilibrio perfetto tra melodia e sperimentazione.
Uno degli aspetti più affascinanti di Furèsta infatti, è la varietà sonora. In ogni brano, La Niña sembra esplorare nuovi orizzonti musicali, senza mai allontanarsi dalla sua identità. La sua voce, sensuale e potente, è il centro di tutto. Ad accompagnarla, però, ci sono cori e arrangiamenti raffinati che spaziano dall’elettronica minimale a intrecci più complessi di chitarre acustiche e sintetizzatori. Il risultato è un’atmosfera avvolgente con un forte impatto emotivo. L’album si distingue per una continua tensione tra elementi acustici e quelli più digitali, che creano un contrasto intrigante, in perfetta sintonia con il tema naturale e selvaggio che lo pervade. I testi sono poetici ed evocativi, pieni di immagini suggestive. Il suo stile di scrittura è elegante ma mai distante, capace di far sentire l’ascoltatore parte di un mondo che è tanto reale quanto immaginario. C’è una continua ricerca dell’armonia tra l’uomo e l’ambiente, una tensione tra il caos e l’ordine, il silenzio e il rumore.
La Niña sembra riflettere sul ciclo della vita e sulla necessità di riconnettersi con le proprie radici. Il testo di Chiena ‘e scippe, uno dei pezzi più emozionanti, esplora il desiderio di riscoprire il legame con la propria terra e con le proprie origini. Tremm’ affronta il tema attualissimo della solfatara, il bradisismo e le scosse dell’area flegrea, ma anche il Vesuvio che potrebbe eruttare da un momento all’altro. Furèsta stessa è una sorta di manifesto del ritorno alla natura, intesa non solo come ambiente fisico, ma anche come condizione mentale e spirituale.
Furèsta dunque, segna un passo avanti per La Niña, confermando la sua capacità di fondere diversi generi musicali con un’originalità che la rende unica. L’album si fa ascoltare con attenzione, rivelando nuovi dettagli ad ogni ascolto. È un lavoro che richiede tempo e dedizione, ma che ripaga ampiamente chi sa sintonizzarsi sulla sua frequenza.
Chi aspetta un duetto con Liberato? Io sì.
Lucia Russo
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