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Amusia, quando percepire la musica è un problema

La musica è da sempre uno strumento importante per molteplici fattori: può aiutare in momenti di difficoltà, fare da colonna sonora per i momenti più importanti della nostra vita, veicolare dei messaggi.

Nel corso dei secoli è cambiato il modo di far musica e con esso anche il modo in cui viene percepita, dando vita a mondi nuovi da scoprire.

Ma ci sono alcune persone che non riescono a decifrarla, come se fosse una lingua proveniente da un altro pianeta, come se nulla di ciò che ascoltano abbia un senso, un significato.

L’amusia, dal greco antico a-musìa, cioè “mancanza di armonia”, è un disturbo neurologico che compromette la percezione, la produzione e, in alcuni casi, l’apprezzamento della musica. Si tratta di una condizione relativamente rara che colpisce circa il 4% della popolazione e può essere di origine cerebrale o legata a disfunzioni degli organi uditivi (amusia cocleare). 

L’amusia può essere congenita, presente sin dalla nascita e spesso ereditaria, oppure acquisita, a seguito di danni cerebrali come ictus o traumi cranici, che danneggiano le aree del cervello coinvolte nell’elaborazione musicale, come il lobo temporale. 

Le persone affette possono avere difficoltà nel riconoscere le melodie, distinguere le variazioni di tono o seguire un ritmo, pur mantenendo intatte le altre capacità cognitive e linguistiche, percependo così la musica come un insieme di suoni disorganizzati e privi di significato emotivo

Ovviamente l’amusia non ha nulla a che fare con difficoltà nell’intonazione: una persona “stonata” non riesce a emettere note in maniera corretta per mancanza di tecnica, ma è in grado di riconoscere le melodie, a differenza di una persona amusica.

Per quanto concerne le cause, gli studi scientifici hanno dimostrato che l’amusia è legata a specifiche anomalie nelle connessioni neurali tra la corteccia uditiva e altre aree cerebrali responsabili della percezione musicale. Per identificare questa condizione vengono utilizzati test diagnostici, come l’Edmonton Amusia Test, che valuta la capacità di distinguere suoni, melodie e ritmi.

Nonostante le difficoltà nel percepire la musica, molte persone con amusia conducono una vita normale e sviluppano strategie per compensare il disturbo. La ricerca continua a offrire importanti spunti sulla neurobiologia della musica e sulla complessa interazione tra percezione uditiva e funzioni cognitive.

Irene Ippolito

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Iris Ippolito

Sono Irene “Iris” Ippolito, classe 2002 nata e cresciuta a Napoli. Tra un libro ed un altro, ho scoperto di voler lavorare nel mondo dello spettacolo e della scrittura. La mia passione per lo spettacolo è nata grazie anche al laboratorio teatrale ScugnizzArt, che mi ha accompagnato alla scoperta di me stessa per ben 3 anni. Lo sport è quel mondo che mi ha dato la spinta di mettermi in gioco nella scrittura, diventando il mio migliore amico.
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