I cani nell’arte. L’incredibile viaggio di Fido da Goya a Jeff Koons

I cani hanno sempre occupato un posto speciale nella vita di alcuni artisti.
Simbolo di fedeltà, protezione, compagnia – talvolta inquietudine e malinconia – attraverso i secoli numerosi artisti li hanno omaggiati nelle loro opere, rendendoli immortali.
I cani non sono solo animali domestici: sono compagni di vita, testimoni silenziosi delle gioie e dei dolori umani. Alcuni memorabili Fido hanno condiviso con gli artisti momenti di solitudine e d’ispirazione, diventando protagonisti di opere che ne catturano l’essenza profonda. Che siano simbolo di fedeltà o riflesso delle inquietudini dell’animo, la loro presenza nell’arte ha sempre parlato di noi, del nostro rapporto con la natura e delle nostre emozioni più intime.
I CANI NELL’ARTE: GOYA E IL CANE DELLA SOLITUDINE
Francisco Goya è celebre per la sua straordinaria capacità di rappresentare le inquietudini e le ombre della psiche umana. Una delle immagini più enigmatiche del suo repertorio è Il cane, un dettaglio delle Pitture nere realizzate tra il 1819 e il 1823 sulla parete della sua casa, la Quinta del Sordo.

Quest’opera mostra un cane con il muso sollevato verso l’alto, quasi sommerso da una massa indistinta di colore ocra. È un’opera unica e inaccessibile, la cui interpretazione è ancora aperta. Decriptare il messaggio nascosto dietro questo cane è complesso: c’è chi ci vede un simbolo di speranza e chi, invece, un’immagine di angoscia e abbandono.
Il cane di Goya sembra lottare contro un destino ineluttabile, diventando un potente simbolo dell’esistenza umana. Per qualcuno rappresenta un cane in una fossa, che sta facendo di tutto per uscire e mettersi in salvo, mentre per altri è un cane che osserva un punto verso l’infinito.
Il formato scelto è indiscutibilmente insolito, un taglio verticale molto lungo, quasi interamente occupato dal color sabbia e, solo nella parte più bassa, la testa del protagonista, il cane, di cui vediamo il muso (e soltanto dopo un’attenta osservazione).
I CANI NELL’ARTE: I CANI VITTORIANI
Nel XIX secolo, con l’affermarsi della pittura romantica e realista, i cani diventano soggetti sempre più ricorrenti e spesso raffigurati come fedeli compagni dell’uomo.
Un esempio è Il compagno fedele (1830) di Edwin Landseer, pittore britannico noto per le sue rappresentazioni di animali con una sensibilità quasi umana. Il cane ulula volgendo il muso all’infinito di un cielo cupo accanto al corpo di un soldato. Seduto sopra la sua spada, il cane è fedele, oltre la morte.

In questo periodo, i cani non erano solo simboli di lealtà, ma venivano anche utilizzati per enfatizzare il legame emotivo tra uomo e animale, come nelle opere di Gustave Courbet e James Tissot.
Un dipinto del periodo francese di Tissot, Young Lady in a Boat (1870), rappresenta una donna vestita con un abito alla moda, scortata da un carlino.

Questa razza, dato il suo esotismo, era un simbolo di ricchezza e un vero e proprio status symbol per la ricca borghesia dell’epoca. Lo sguardo della donna suggerisce che potrebbe essere la protagonista di un appuntamento romantico – tanto che il titolo alternativo dell’opera, Alla deriva, implica che potrebbe anche perdere la sua bussola morale… Chiaramente, il suo carlino tiene d’occhio tutta la situazione, con uno sguardo un po’ giudicante.
IL SIMBOLISMO E IL DECADENTISMO
Nel Simbolismo, i cani nell’arte spesso assumono un valore più metaforico. Arnold Böcklin, ad esempio, inserisce figure canine nelle sue opere per enfatizzare il senso di mistero e inquietudine. Anche nel Decadentismo di fine Ottocento il cane diventa un compagno malinconico o una presenza minacciosa, a seconda dell’interpretazione.
I CANI NELL’ARTE: DAL SURRELISMO ALLA POP ART
Nel XX secolo, il ruolo dei cani nell’arte si evolve ulteriormente. I surrealisti come Salvador Dalí e René Magritte utilizzano l’immagine del cane in modo onirico.
Magritte, in particolare, lo trasforma in una presenza enigmatica, giocando con il suo aspetto familiare e al contempo estraniante.
In Le Civilisateur ritrae il suo cane Jackie davanti ad un tempio, intenta a fissare lo spettatore con uno sguardo inclemente. Le Civilisateur ha un particolare tocco impressionista che Magritte inserì nelle sue opere del “periodo Renoir”.

Il tema degli animali umanizzati entrò a tutti gli effetti nel sul immaginario dal 1944: il busto di cavallo in Le météore, il maiale che si volta verso lo spettatore nei vicoli di un cimitero in La bonne fortune, o il gufo che fuma la pipa di Le somnambule.
Con l’arrivo della Pop Art e dell’arte contemporanea, il cane diventa un soggetto ancora più variegato.
Andy Warhol, ad esempio, realizza una serie di serigrafie dedicate al suo amato bassotto, Archie, elevandolo a icona pop al pari delle celebrità che ritraeva.

Dopo una vita trascorsa in compagnia di gatti, Warhol divenne un essere unico con il suo bassotto Archie, come testimoniato in molti scatti d’autore. Dopo di lui, Andy e il suo compagno Jed, decisero di prendere un altro bassotto, Amos. Avendo un carattere diverso e meno “mondano”, Amos era più adatto alla vita domestica, ma anche lui si rivelò un compagno di vita fondamentale negli ultimi anni dell’artista, che morì nel 1987, a soli cinquantotto anni.
I CANI NELL’ARTE: I CANI CHE GIOCANO A POKER DI COOLIDGE
Tra i quadri che ritraggono cani non posso non citare l’iconica serie di dipinti dell’artista Cassius Coolidge, sedici quadri i cui protagonisti sono dei cani seduti attorno ad un tavolo, intenti a giocare a poker.

L’autore (che è anche un fumettista molto noto) ha ritratto i cani in un contesto e con un atteggiamento che li umanizza alla perfezione, rendendoli in tutto e per tutto simili agli umani. Il fascino di questi quadri risiede nella capacità di coniugare l’umorismo con un’acuta osservazione della natura umana. Nonostante i protagonisti siano amabili cani, l’immagine racconta molto dell’uomo, dei suoi vizi, insicurezze e momenti di spavalderia. Inoltre, il quadro si inserisce in un contesto storico in cui il gioco d’azzardo era controverso negli Stati Uniti.
La serie di dipinti con protagonisti i cani ha reso Coolidge famoso, ed è stata commissionata all’artista dall’agenzia pubblicitaria Brown & Bigelow per la realizzazione di un calendario di un’azienda di sigari.
I CANI NELL’ARTE: JEFF KOONS E IL CANE COME OGGETTO DI CULTO
Uno degli artisti contemporanei che ha dato maggiore visibilità all’immagine del cane è Jeff Koons. Con la sua celebre scultura Balloon Dog, Koons trasforma il cane in un simbolo di gioco, consumismo e nostalgia. Realizzata in acciaio inossidabile lucido e dalle dimensioni monumentali, questa opera si rifà alle sculture con palloncini modellati dagli artisti circensi, enfatizzando la cultura dell’intrattenimento e la superficialità dell’arte di massa.

I CANI NELL’ARTE: UN VIAGGIO SENZA FINE
Non è di sicuro una lista esaustiva e la mia scelta è stata arbitraria. Ma dai dipinti cupi di Goya alle scintillanti sculture di Koons, i cani hanno davvero attraversato la storia dell’arte con ruoli e significati sempre diversi.
Simbolo di fedeltà, compagni di viaggio, ma anche icone di inquietudine o della cultura pop, il cane continua ad essere una presenza importante nelle arti visive, testimoniando il legame profondo e in continua evoluzione tra l’uomo e il suo migliore amico.
Elisabetta Carbone
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Immagine copertina: Canva DreamLab
Fonte immagini quadri: da wikipedia, prive di copyright