Silence please, femminicidio in corso

Femminicidio: 17 donne uccise nei primi mesi del 2025, i numeri e le storie dietro le statistiche.
Motivo dell’accesso
Paziente trovata priva di coscienza presso X. Presenti ferite da arma da taglio multiple. Richiesto intervento immediato del 118. Presunta aggressione a scopo omicida da parte del partner convivente, attualmente fermato dalle forze dell’ordine.
Condizioni all’arrivo
Stato incosciente, GCS 3
Nessuna attività respiratoria spontanea
Assenza di polso periferico e centrale
Pupille midriatiche non reagenti
Ferite da arma da taglio multiple a livello toracico e addominale
Perdita massiva di sangue – ipotensione irreversibile
Esito: Assenza di risposta.
Ora del decesso: …
(Un esempio realistico di un verbale di decesso o scheda di pronto soccorso con esito infausto, utile anche per indagini giudiziarie e medico-legali)
Probabilmente si era alzata presto quella mattina, come sempre. Aveva preparato il caffè, controllato i social, infilato le scarpe per andare al lavoro o all’università. Una routine semplice. Di quelle che non si notano, finché non vengono spezzate. Quella sarebbe stata la sua ultima giornata. A fermarla non sarebbe stato un destino qualunque, ma una mano conosciuta, un volto che un tempo forse le aveva detto “ti amo”. C’erano sere in cui il suo cuore si accendeva come le luci tremolanti di una città vista dall’alto – promesse, sogni, abbracci. Lei forse lo amava ancora o lo aveva amato, e in lui nutriva quella fiducia, talvolta un po’ ingenua, che crede nell’amore come rifugio.
Forse ancora non sapeva che chi dice di amarti può diventare tempesta, che un tentativo di riavvicinamento può essere letale, che una carezza può trasformarsi in un colpo. Che l’amore, la passione, un innamoramento passeggero, fugace può diventare una prigione, la più silenziosa.
Questa non è solo la cronaca di una morte. È il racconto dell’ennesima donna strappata alla vita per il solo fatto di essere donna, per aver detto di “no”. È un nome, l’ennesimo, che si aggiunge a una lista che non dovrebbe esistere.
Questa è la storia di una donna. Questa è la storia di Sara Campanella e di Ilaria Sula, due giovani donne il cui grido è divenuto un sussurro spezzato. Ma potrebbe essere la storia, quella di tante donne il cui corpo è stato violato e trucidato. 113 sono le donne che nel 2024 in Italia sono state uccise; 17 solo nel primo trimestre del 2025. Eppure si parla di un calo del 35% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano stati 26 i femminicidi.
Ma quand’è successo che ci siamo abituati a morire? Quand’è successo che abbiamo cominciato a fare statistiche sugli omicidi?

Mia nonna è sopravvissuta a tante di quelle mazzate che solo Iddio sa, eppure lei ce l’ha sempre fatta; un po’ per codardia, un po’ per “fortuna”, eppure mia nonna aveva costole inclinate, intestino perforato, una depressione che l’ha costretta a rispondere – a chiunque gli chiedesse dove fosse il marito – “è morto”. Forse le faceva semplicemente meno male immaginare, sperare, fosse morto l’uomo che le aveva donato la vita e che poi, l’aveva masticata e sputata come un chewing gum.
Mia nonna era una combattente vera, una donna che fino al giorno prima di morire ha riso e mi ha stretto la mano; è stata una donna che ha creduto fino alla fine dei suoi giorni che l’amore debba solo guarire e mai far ammalare o morire. Mia nonna, proprio come me, si sarebbe inorridita ad ascoltare le storie di queste due giovani donne che in meno di 24 ore si sono ritrovate a spegnere le ultime speranze supplicando di non morire.
Chi è Sara Campanella?
Ne parlerò al presente, come ho sempre fatto, perché la fine del corpo non sancisce la fine dell’anima e dello spirito – Sara Campanella è una studentessa universitaria di 22 anni, originaria di Misilmeri, in provincia di Palermo. Frequenta il terzo anno della Facoltà di Tecniche di Laboratorio Biomedico presso l’Università di Messina e svolge il tirocinio al Policlinico di Messina. Il 31 marzo scorso è stata brutalmente aggredita e uccisa con una coltellata al collo. L’aggressore è Stefano Argentino, un compagno di università, che l’ha perseguitato per circa due anni con attenzioni indesiderate.
Durante i funerali è stata ricordata una frase che la giovane aveva scritto sui suoi profili social: “Mi amo troppo per stare con chiunque”. Sara non sa che un uomo, un suo quasi coetaneo, dopo l’ennesimo rifiuto, le ha tolto la vita. Sara non è la vittima numero X, Sara è la vittima, Sara è l’ennesima donna che è morta per mano di un uomo. Poteva essere chiunque e invece a ucciderla è stato un volto “amico”, un uomo che avrebbe potuto decidere di raccogliere un fiore di campo e accarezzarle il viso. Chiunque, dal latino quicunque, che significa “qualunque”; chiunque avrebbe potuto uccidere Sara, chiunque di noi sarebbe potuta essere Sara.
Chi è Ilaria Sula?
Ilaria Sula, coetanea di Sara Campanella, è una studentessa universitaria di 22 anni, iscritta al terzo anno della Facoltà di Statistica presso l’Università La Sapienza di Roma. La sua scomparsa è stata denunciata il 25 marzo 2025 nel quartiere Furio Camillo di Roma. Il 2 aprile 2025, il suo corpo senza vita è stato ritrovato chiuso in una valigia in una scarpata nel comune di Poli.
“È stato un raptus, ho perso la testa, non volevo ucciderla”, così il suo ex fidanzato, Mark Antony Samson, 23 anni, studente di Architettura all’Università La Sapienza, ha confessato il crimine durante l’interrogatorio. Attualmente anche la madre del giovane è indagata per concorso in occultamento di cadavere, avendo ammesso di aver aiutato il figlio a pulire la scena del crimine.
Ilaria e Sara non sono solo vittime di un femminicidio. La loro morte è lo specchio del fallimento culturale, educativo e istituzionale del nostro stato. I loro nomi, legati alla giovinezza, allo studio, ai sogni, ci arrivano addosso come una ferita collettiva. Per l’ennesima volta ci si chiede cosa si sarebbe potuto fare. Ma la vera domanda è: cosa stiamo facendo ora, ogni giorno, per cambiare davvero le cose? Nascondere la polvere sotto il tappeto, lasciando in superficie Fabrizio Corona e qualche pseudo fuffa, evidenzia quanto l’Italia non abbia realmente compreso quanto importante siano interventi più incisivi e sistematici per affrontare efficacemente il problema della violenza di genere fin dalla giovane età.
Percorsi educativi extracurricolari, un piano di formazione e monitoraggio, l’introduzione dell’educazione sentimentale e sessuale come materia curricolare obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado? Per il momento solo parole e promesse disattese. Per Ilaria, per Sara, per le nostre sorelle…
Per approfondire:
Antonietta Della Femina
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