Parigi mon amour
“Approdate nella mia anima e ci troverete Parigi”.
Montmartre, agosto 2018.
Quest’estate, dopo la mia laurea triennale, sono stata nella capitale francese. Nella città che ho sempre desiderato visitare, fino a perdermi nel suo splendore. Per qualcuno è smielata e troppo romantica, ma probabilmente non è stata percepita la vera essenza di Parigi, ciò che abita nel cuore della città: l’amore per la cultura, per la vita, non solo quello degli innamorati, ampiamente stereotipato.
Parigi è stata l’ultima meta del mio interrail in Spagna e Francia; insomma, la ciliegina sulla torta, ragion per cui, ho deciso di dedicare parole isolate e nobili alla Signorina Paris.
Il mio viaggio ha avuto inizio un mattino presto, quasi all’alba. Carica con il mio zaino comprato da Decathlon (fedele compagno di viaggio), ho preso il treno dalla stazione di Barcellona invasa dall’adrenalina per tutto quello che avrei visto, toccato e annusato a Parigi.
Dopo un lungo viaggio la destinazione era lì davanti ai miei occhi, questa volta non la stavo sognando. “Era ora”, pensavo… «À nous deux, Paris!» avrebbe detto Eugène de Rastignac nel romanzo Papa Goriot.
Dovevo conquistarla, farla mia.
Per cinque giorni ho alloggiato in un hotel nei pressi di Place de la République, una piazza simbolo della città. Di giorno calma e tranquilla, ma di sera è il luogo perfetto per l’incontro fra popoli e fra culture.
Non posso mai dimenticare lo slittamento di emozioni provate in quel posto: da un lato, vi era un gruppo di latinoamericani, di spagnoli, francesi che ballavano la salsa, e dall’altra parte, forse più nascosti, c’erano quelli che ballavano il tango, il valzer. Mi sentivo in due mondi e in due spazi temporali diametralmente opposti, circondata, al contempo, da skaters, i quali sembravano spiccare quasi il volo.
Questa città ha qualcosa di magico, di surreale, qualcosa che ti emoziona ogni giorno, in qualsiasi zona parigina tu voglia andare. Questa città gode di una bellezza inaudita, raffinata, elegante, a tratti troppo stupefacente da lasciarti senza fiato.
Parigi è cultura, arte, poesia, una donna che danza; Parigi è una passeggiata lungo la Senna in compagnia di una bottiglia di vin rosé e delle luci dei lampioni un po’ démodé, posizionati lungo i ponti che sovrastano il fiume, conferendo a quel posto l’idea di trovarsi a teatro, davanti a un’opera che guarderesti milioni di volte, senza stancarti mai.
Parigi è passione, trasgressione, un film di Woody Allen. Parigi ha la capacità di farti innamorare, di farti sentire le farfalle nello stomaco, anche se sei solo, anche se non hai nulla. Se sei a Parigi, ti senti vivo, senti il sangue pulsare davvero nelle vene, sorridi, piangi, mentre il cuore ti batte forte: tachicardia, questa è la parola giusta. Oggi ha il suo fascino irresistibile, ma chissà nel 1920 quanti ha fatto innamorare e sognare a occhi aperti, fra scrittori, artisti e ballerine.
Ogni mattina mi svegliavo con la voglia di conoscere tutto di lei, per quanto potesse essere possibile. Ho visitato il Louvre, il museo d’Orsay, mi sono letteralmente persa fra le sculture, i dipinti, i magnifici soffitti. Fra una visita e l’altra ho provato non so quanti dolci parigini!
Non solo il loro sapore, ma il loro profumo che sovrastava quello dello smog. Ho provato la cucina tipica del posto come les escargots, davvero buonissime. Sono stata lungo il canale San Martin, costeggiato da tanti ragazzi intenti a chiacchierare e sorseggiare un po’ di vino. Tranquilli, non mi sono sentita Amélie Puolain.
Ho scoperto la Parigi vestita di bianco, pura, dell’Île de la Cité, una delle due isole fluviali della Senna (l’altra è l’Île Saint-Louis), centro di Parigi, dove la città medievale fu rifondata. Il Boulevard du Palais taglia l’isola a metà e funge anche da linea di confine tra il I arrondissement, al quale appartiene la parte occidentale, e il IV arrondissement. L’Île de la Cité ospita la Cattedrale di Notre-Dame sede dell’arcivescovo della città e il complesso del Palais de la Cité (già residenza reale e oggi palazzo di giustizia) con la favolosa Sainte-Chapelle e la prefettura.
L’isola è collegata tramite nove ponti a entrambe le rive della Senna nonché alla vicina Île Saint-Louis; il ponte più antico ancora esistente è, a dispetto del suo nome, il Pont Neuf, che è situato all’estremità occidentale dell’isola.
Ma la signorina Parigi ha un’altra personalità, quella più trasgressiva, rossa e alternativa: Pigalle attorno a Place Pigalle, che prende il nome dallo scultore Jean-Baptiste Pigalle. La zona turisticamente è conosciuta per essere il quartiere dei negozi di articoli erotici, ma negli ultimi anni è in atto una trasformazione (non del tutto) che sta rendendo il quartiere sempre più alla moda, con negozi biologici, ricercate specialità alimentari e ateliers.
I sexy shop sono concentrati in Place Pigalle e nel viale principale. La reputazione licenziosa del quartiere portò, durante la Seconda Guerra Mondiale, al soprannome Pig Alley (“Vicolo dei maiali”, in inglese) da parte dei soldati alleati che vi si recavano in cerca di divertimento. A Pigalle si trovano anche alcune importanti sale da spettacolo: il Divan Du Monde e il famosissimo Moulin Rouge. Inoltre, nella piazza si trova il capolinea del Montmartrobus, una linea turistica al servizio della zona di Montmartre. Quest’ultima è immersa nell’arte grazie agli artisti di strada, veramente strepitosi. Per non parlare della suggestione provata nel più grande cimitero di Parigi: quello di Père-Lachaise, in cui sono sepolti, o sono stati sepolti, spesso trasferiti dalle tombe iniziali, molti personaggi famosi e scrittori francesi. Giunti al termine, questa città merita di essere scoperta ancora un po’, anzi, vissuta di più. Ci andrò una seconda volta, chissà.
Merci beaucoup, ma chérie.
Marianna Allocca